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ATTUALITA'

NUOVI CASI DI BULLISMO, COME SCONFIGGERLO

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COMBATTERE IL CYBERBULLISMO, LA STORIA DI BRANDY VELA

«Ti voglio tanto bene, ricorda solo questo, mi dispiace per tutto». Un messaggio, il primo allarme. Jacqueline si precipita a casa, in camera della sorella Brandy Vela, 18 anni, texana. I genitori la raggiungono e tentano di dissuaderla dalle proprie intenzioni. La ragazza ha la schiena contro il muro e la pistola contro il petto. Spara. Pone così fine alle continue manifestazioni di bullismo che da anni riceveva a scuola e sui social a causa del suo sovrappeso. Nell’ultimo periodo erano degenerate, a tal punto da rovinarle definitivamente la vita.
I compagni di scuola – frequentava la Texas Indipendent School – l’avevano portata all’esasperazione, creando falsi profili Facebook dove insultarla e utilizzando l’identità della ragazza in un sito d’incontri, promettendo prestazioni sessuali gratuite con il numero di telefono in allegato. Inutili le denunce per bullismo sporte all’istituto in cui studiava benché i profili fossero stati creati tramite un’applicazione. Il dipartimento di polizia del Texas continua ad investigare alla ricerca dei cyberbulli.
Vista l’ascesa di episodi come quello di Brandy, Google ha accettato di collaborare con due studiosi svedesi – Wille Dahlbo e Linus Unnebäck – con l’obbiettivo di creare un servizio che permetta di «ripulire la nostra presenza online». Accedendo a Deseat.me con il proprio indirizzo gmail e la propria password, viene stilata una lista contenente tutti i social network e i siti di newsletter in cui abbiamo un account. Viene quindi offerta l’opzione di cancellare definitivamente i propri profili dal web, compresi i contenuti, o di mantenerli cliccando su “keep”.

Anche Facebook si sta muovendo in questo senso. Con lo sviluppo dell’Intelligenza Artificiale – matrice della realtà artificiale e dei siti come Music.Net e Google Play Music che riscrivono senza l’aiuto umano pezzi di Bach, Beatles o Duke Ellington – nei prossimi anni si riuscirà sempre più a controllare i contenuti del sito. Joaquin Candela, il direttore del settore apprendimento automatico della compagnia, ha rivelato che Facebook è in “fase di ricerca” allo scopo di usare l’IA per rilevare in automatico contenuti inappropriati e elementi violenti presenti nei contenuti video.

Alice  Cocurullo

ANCORA BULLISMO, MAESTRA MALTRATTA BAMBINO “DIVERSO”

«Non hai un infarto» e ancora «non puoi comportarti come vuoi» sono frasi pronunciate contro un alunno da un’insegnante in una scuola elementare di Cesenatico. La maestra 44enne, seccata dalle problematiche dello studente, offendeva e umiliava il piccolo da ormai dal 2014 – allora aveva 9 anni – fino ad arrivare ai fatti accertati e denunciati in questi primi giorni di dicembre.

I carabinieri indagavano da mesi sulla donna. Alcune conclusioni sono alquanto sconvolgenti. La donna si divertiva ad offendere il bambino, affetto da disturbi fisiopatologici, che la donna non sopportava. La maestra lo escludeva inoltre dalla classe facendo leva sulla sua diversità, apostrofandolo e minacciandolo con frasi come: «Asino, se non segui le mie lezioni, chiamo i carabinieri affinché arrestino tuo padre e tua madre!». Altri episodi poco gradevoli legati all’alunno sono emersi di recente: la 44enne avrebbe rinchiuso il ragazzo in uno spogliatoio per circa un’ora allo scopo di provocargli un trauma e di mortificarlo di fronte alla classe. Nonostante l’insegnante sia stata denunciata per abuso dei mezzi di educazione e disciplina, è tutt’ora è in libertà.

È davvero sufficiente solo una laurea per essere definito “maestro”? È tollerabile un atteggiamento del genere? Mi chiedo se si verificheranno ancora comportamenti di questo tipo e se si prenderanno provvedimenti a riguardo. Una soluzione potrebbe essere l’uso delle telecamere – solo in determinate situazioni – qualora si sospettino episodi di violenza all’interno di una classe. O ancora si potrebbero assumere dei sorveglianti che presenzino le lezioni una o due volte a settimana. Certamente questo non deve essere di disturbo e contro la privacy.

I casi di maestre violente ed offensive, sia nelle scuole materne che elementari, sono aumentati. La scuola sia per un bambino sia per un adolescente dovrebbe essere considerata come una seconda casa e tali episodi rischiano di provocare in loro traumi o sentimenti quali rancore e odio con conseguenze imprevedibili. Essere insegnante non vuol dire solo sapere un argomento ed avere un diploma o una laurea, ma significa pure sapersi rapportare cogli alunni, premiando e, talvolta, sgridando la propria classe, allo scopo prima di tutto di educare i propri ragazzi.

Angéline Trugli De Benedettis

CONSEGUENZE DEL BULLISMO: BULLO, VITTIMA E SPETTATORE

È difficile analizzare e capire le azioni di una persona, il perché fa una determinata cosa ad una precisa persona, soprattutto se si è il suo bersaglio. C’è una bella differenza, però, fra individuare una causa e inventare scuse. I motivi per cui un ragazzo diventa un bullo non giustificano il suo comportamento scorretto, ma forse aiutano a capirlo.

Cosa spinge un ragazzo a fare il “bullo”?

In molti casi, il bullo ha avuto dei genitori che l’hanno trascurato, non prestandogli attenzione, o che non gli hanno dato il buon esempio. Molte volte, i ragazzi pensano che il modo migliore per ottenere ciò che si vuole siano gli insulti e le minacce, perché è così che è stato insegnato loro. In queste circostanze, il ragazzo non considera le sue azioni come prepotenze, ma anzi come un comportamento normale.

Quali sono le conseguenze del bullismo?

Per le vittime di bullismo il disagio si manifesta attraverso sintomi fisici – mal di pancia e mal di testa – e psicologici – incubi e attacchi d’ansia. Un grosso campanello d’allarme, soprattutto nei più piccoli, è la riluttanza nell’andare a scuola. A lungo andare, le vittime mostrano anche una svalutazione di sé e delle proprie capacità, e ciò comporta una difficoltà nel relazionarsi con gli altri. In alcuni casi si manifestano veri e propri problemi psicologici, quali attacchi d’ansia, panico e stati depressivi.
Anche i bulli risentono delle loro azioni: hanno un abbassamento generale dei voti e manifestano incapacità nel seguire le regole. Ciò comporta difficili relazioni con genitori ed insegnanti. Anche chi assiste ad atti di bullismo subisce delle conseguenze. La situazione che si è venuta a creare lo spaventa parecchio e questo ostacola la sua capacità di apprendimento.

Che ruolo hanno i media?

Un esempio, si può trovare anche nello sport. Fino a pochi anni fa, quasi tutti i giovani impazzivano per il wrestling che veniva trasmesso in televisione. Mostrare un combattimento senza regole è uno dei tanti messaggi negativi che i ragazzi ricevono. Il comportamento violento nasconde un messaggio che i genitori devono essere in grado di leggere. Il ragazzo aggressivo non è meno problematico di quello che subisce la violenza.

Alice Bafico

 

COMBATTIAMO IL SILENZIO, SCONFIGGIAMO IL BULLISMO

Se pensi che tutto ciò sia troppo lontano dalla tua realtà, guardati attorno, più attentamente. Numerosi episodi di bullismo avvengono ogni giorno davanti ai nostri occhi. Molti di noi assistono in silenzio, ignorando, spostando lo sguardo verso un’altra direzione, altri si ritrovano nei panni della vittima o del carnefice, talvolta nella totale inconsapevolezza di esserlo.
Se ti chiedi: come posso fermare un fenomeno come il bullismo?
Sappi che è inarrestabile, è un fenomeno invisibile, se guardato con occhi disattenti. Saranno l’ignoranza e l’inconsapevolezza ad alimentarlo, portando solo dolore.
La mancanza di rispetto, la disattenzione nei confronti degli altri non faranno altro che inquinare la nostra comunità.
Ciò che si può fare è imparare a guardare oltre, a guardare dentro di noi, a guardare dentro gli altri, non soffermandoci all’apparenza.
Ricordiamoci che siamo tutti diversi l’uno dall’altro e siamo tutti umani: non c’è motivo per nessuno di sentirsi superiore od inferiore a qualcuno.
Smettiamo di alimentare odio e discriminazioni, e facciamo giustizia nel nostro piccolo, nella vita quotidiana.

Linda Di Sansebastiano

 

 

Genitori, psicologi, insegnanti e personale ministeriale hanno istituito la campagna “Generazioni Connesse”. In caso fossi vittima di atti di bullismo e/o cyberbullismo, non esitare a chiamare il numero verde a tua disposizione 800 66 96 96.
Altrimenti, puoi inviare una mail al Telefono Azzurro letuedomande@azzurro.it o entrare nel sito http://www.azzurro.it/sostegno per telefonare o chattare con degli operatori pronti ad aiutarti.
Come avrai potuto vedere in TV, è nata anche la campagna spot del Moige contro il cyberbullismo (visionabile sul sito www.moige.it e www.rai.it. La loro Task Force è reperibile al numero verde 800 93 70 70.

Se invece sei interessato a sapere di più circa argomenti di attualità, spettacolo, scuola e altro, visita la nostra Homepage su https://sharing.school/.

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ATTUALITA'

MALASANITÀ/Il dramma del neonato morto al Pertini

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L’otto gennaio di quest’anno, al ospedale Pertini di Roma un neonato è morto soffocato quando la madre che lo stava allattando si addormenta.

Successivamente la procura ha aperto un fascicolo: “omicidio colposo”.

Intanto però la notizia si diffonde, e il padre del neonato racconta al Messaggero di come la donna fosse sfinita e priva di energie dopo ben 17 ore di travaglio.

La moglie aveva più volte chiesto ai responsabili del reparto di portare il neonato al nido del ospedale per poter riposare, anche solo per qualche ora.

Ma il permesso le era sempre stato negato.

Nei giorni successivi il fatto ha scatenato un accesso dibattito riguardante le procedure post-parto degli ospedali.

Infatti, negli ospedali solitamente è previsto il cosiddetto “rooming-in”, ovvero il neonato subito dopo il parto, viene tenuto nella stessa stanza della madre anziché in una camera in comune con altri neonati.

A questa pratica però, dovrebbe essere sempre proposta un alternativa cioè la gestione dei neonati da parte del Asilo del ospedale, fino al termine della permanenza.

Questa seconda opportunità non viene sempre tenuta in considerazione, e centinaia di donne nei giorni scorsi hanno raccontato la loro esperienza denunciando che la possibilità di usufruire del nido ospedaliero sia stata loro  negata.

Le domande che ci si pongono in questi casi sono molteplici: Cosa sarebbe accaduto se questa donna avesse potuto riposare per qualche ora? O anche solo sé qualcuno avesse avuto cura si sorvegliarla e assisterla? La pratica di rooming-in vale per qualsiasi situazione? È  davvero la scelta più adeguata?

Il drammatico evento che ha portato  il decesso del neonato di Roma dovrebbe stimolare le coscienze e una azione diretta delle istituzioni per tutelare maggiormente la salute delle donne dopo il parto.

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DALL'EUROPA

MODA/Un italiano al timone di Luis Vuitton

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Pietro Beccari è il nuovo amministratore delegato e presidente di Louis Vuitton. Un italiano, dunque, guiderà la marca francese di lusso più nota al mondo fondata da Bernard Arnault. Beccari succederà a Michael Burke. Mentre alla guida di Dior andrà Delphine Arnault, figlia primogenita dell’imprenditore attualmente “uomo più ricco del mondo” secondo Forbes. Un cambio ai vertici che era nell’aria e attendeva solo la conferma ufficiale. Questo è forse il primo dei molti i cambiamenti che attendono il mondo della moda per questo 2023, nel management come nelle direzioni creative.

Pietro Beccari, parmense classe 1967, ha iniziato il suo percorso professionale nel settore marketing di Benckiser (Italia) e Parmalat (Usa), per poi passare alla direzione generale di Henkel in Germania, dove ha ricoperto il ruolo di vicepresidente della divisione Haircare.

Nel 2006 è entrato in LVMH in qualità di vicepresidente esecutivo marketing e comunicazione per Louis Vuitton, prima di diventare Presidente e ceo di Fendi nel 2012. Da febbraio 2018 è presidente e ceo di Christian Dior Couture, oltre che membro del comitato esecutivo di LVMH.

“Pietro Beccari”, ha commentato Bernard Arnault, fondatore e CEO di LVMH: “ha svolto un lavoro eccezionale in Christian Dior negli ultimi cinque anni. La sua leadership ha accelerato il fascino e il successo di questa iconica Maison. I valori di eleganza di Monsieur Dior e il suo spirito innovativo hanno ricevuto una nuova intensità, supportata da designer di grande talento. La reinvenzione della storica boutique al 30 di Montaigne è emblematica di questo slancio. Sono certo che Pietro condurrà Louis Vuitton a un nuovo livello di successo e di desiderabilità”.

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ATTUALITA'

SCONTRO TRA TIFOSI SULLA A1/ quando la partita si “gioca” anche fuori dal campo

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Domenica otto gennaio, sulla A1, i tifosi del Napoli battezzano l’anno nuovo con le spranghe.

È l’area di servizio Badia al Pino, nei pressi di Arezzo, l’autogrill che ha dato luogo allo scontro tra gli ultrà del Napoli e quelli della Roma.

Secondo quanto riportato dalle fonti della polizia, sarebbero 80 tifosi partenopei che, con certezza, erano presenti in quel luogo al momento delle scontro con gli abitanti della capitale, e che stanno cercando di identificare.

Invece, quattro sarebbero i tifosi napoletani, di età compresa tra i 21 e i 27 anni, ad essere stati inseguiti e successivamente fermati dagli agenti di polizia, intenti a forzare un posto di blocco a Genova Nervi. Nel loro bagagliaio erano presenti delle mazze.

 

La ricostruzione dei fatti:

Secondo i dati riportati, i tifosi napoletani diretti a Genova, che si sono fermati nell’area di servizio che ha ospitato lo scontro, sarebbero stati circa 350. A intervenire subito sul luogo è stato il personale delle forze di polizia di Arezzo, che ha impedito che la situazione, già critica di per sé, si aggravasse in modo precipitoso. Il corpo di polizia avrebbe, infatti, fermato in tempo il transito di tifosi romanisti i quali, si era appreso, che fossero diretti nello stesso itinerario, per raggiungere lo stadio San Siro di Milano(per lo scontro con il Milan).

Ad aggiungersi a quelli provenienti da Arezzo, sarebbero stati altri agenti, diretti da Arno.

I tifosi della Roma in transito raccontano del loro viaggio verso Milano: una volta nei pressi di Genova, entrati a conoscenza della presenza dei partenopei nelle vicinanze, la marcia sarebbe rallentata, fino a fermarsi all’area di sosta. Proprio in questo luogo, una parte dei tifosi campani, posizionatosi lungo la recinzione, ha iniziato a scagliare oggetti contro le autovetture degli avversari.

Immediatamente, entrambi gli esponenti delle tifoserie si sono trasferiti verso l’uscita dell’area di sosta, dove i lanci di oggetti, quali bottiglie, coltelli, spranghe, fumogeni e non solo, sono continuati per brevi attimi; proprio in questo momento, un tifoso romanista sarebbe rimasto ferito da un’arma da taglio risultando in codice giallo.

In seguito all’accaduto, i tifosi romanisti sarebbero poi ripartiti dopo poco tempo, mentre i napoletani scortati dalle forze di polizia fino alla Stadio Luigi Ferraris di Genova, dove si é tenuto il match Sampdoria-Napoli.

In direzione nord, l’autostrada é rimasta chiusa per circa cinquanta minuti.

Quanto accaduto non risulta essere un fatto eccezionale. Gli scontri tra squadre avversarie, scaturiti dal desiderio di vendetta, o da semplice smania di violenza, avvengono, purtroppo, in modo molto frequente; esattamente come furti e atti vandalici nelle aree di servizio.

E allora diventa inevitabile domandarsi: è lecito che il tifo si trasformi in delinquenza?

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