– Dopo i festeggiamenti di Natale, Capodanno e l’Epifania, oramai, siamo tutti tornati alla nostra frenetica vita. Dopo due settimane di questa pausa illusoria, potrebbe sembrarci di giungere a scuola più affannati e stanchi che mai. Ma ecco che, il pluripremiato e conosciuto cantautore inglese Ed Sheeran ha deciso di fare ritorno sconvolgendo i fans attraverso i social dopo un anno di silenzio, come se egli volesse rendersi partecipe nella nostra continua corsa della vita condividendo con noi le piccole fatiche di ogni giorno.
COSA VUOL DIRE RITORNARE ALLA NOSTRA VITA?
E’ chiaro che, per molti ricominciare a frequentare le lezioni, preparare gli esami o tornare a lavoro non significa altro che riprendere a pieno i propri doveri. Ebbene, Ed Sheeran ci dimostra che, col recente rilascio di uno dei due singoli – ormai entrambi più che virali- la parola “ritorno” esprime un significato un po’ differente da quello che conosciamo per il celebre inglese , spesso marcato dal disprezzo. Per il giovane artista, tornare alla nostra vita non implica assolutamente la completa privazione dai piaceri quotidiani; troppo spesso tendiamo a considerare le vacanze come gli unici attimi, i soli giorni in cui abbiamo la possibilità di divertirci e rilassarci, di prenderci il tempo per ricordare tempi passati o per riflettere. Il cantautore non accetta di racchiudere ed associare, dunque limitare, la felicità a singoli periodi quando, invece, basterebbe portare con noi il ricordo delle recenti esperienze, singoli o più ricordi che possano alleviare ed incoraggiare il rientro quando forse non ci sentiamo ancora completamente pronti.
DOVE IL CUORE CI CONDUCE
“Castle on the Hill” è il primo dei due singoli di Ed Sheeran rilasciati il 6 gennaio dopo un anno di pausa dal campo musicale. Seppur sia semplice reperire una forte analogia tra la tematica della canzone e l’effettivo ritorno del cantautore, l’argomento espone un grande contrasto; per noi che abbiamo appena terminato le vacanze natalizie, dopo due settimane di relax, riprendere il ritmo della routine è un compito assai arduo, così, per il giovane inglese, il rientro deve essere stato ancora più traumatico, soprattutto dopo aver intrapreso un “gap year” colmo di viaggi e ricco di vecchi incontri- esattamente come egli esprime nel singolo-. La canzone riflette quindi perfettamente anche il bisogno dell’autore di dover tornare alle proprie origini, necessità anche nostre, il desiderio di rincontrare le persone con cui abbiamo condiviso gli anni migliori e peggiori della nostra vita e la volontà di ritornare e soffermarci in luoghi che abbiamo sempre visto, incuranti che un giorno potrebbero non esserci più.
L’intero pezzo musicale è accarezzato da un velo di malinconia ed anche un sottile senso di amarezza: il chiaro rimpianto di chi non ha avuto la chance o l’accortezza di apprezzare la bellezza che ci ha da sempre circondati, sin dalla nascita.
In questo modo, nonostante molti di noi abbiano dovuto abbandonare città meravigliose, montagne splendenti o spiagge paradisiache per tornare a studiare o lavorare, o chi invece ha passato le vacanze a letto, non dobbiamo dimenticare il sospiro che inconsciamente emettiamo nel mentre ci sdraiamo sul nostro letto o abbracciamo un amico o un fratello con cui siamo cresciuti, quando rivediamo il mare ed il sole alle spalle di un castello che ci ricorda che siamo tornati a casa. Perché, <<tornare alla realtà>> , esattamente come Sheeran esprime quasi come suo inno personale, non è un fatto unicamente negativo, bensì un’ ulteriore opportunità per ricordare e scoprire chi siamo, ritornare in posti che riteniamo spesso scontati e ritrovare chi amiamo.
COME RIUSCIRE A SUPERARE IL DURO PERIODO DI TRANSIZIONE DOPO LE VACANZE?
Non esistono veri e propri rimedi, chiaramente ognuno ha i suoi metodi per andare oltre la pesantezza dei primi giorni di lavoro o di studio. Eppure, si sa che la musica è considerata la cura di ogni male, perciò, perché non tentare di trovare conforto in un paio di canzoni, specialmente in una playlist motivante?
Gennaio non è semplice per nessuno, soprattutto per chi studia, ma non bisogna assolutamente gettarsi nel vuoto dell’autocommiserazione; trovare una valvola di sfogo o uscire con gli amici possono risultare consigli efficaci, per quanto semplici, per contrastare il malumore delle prime settimane.
Sono per la strada e mi ricordo ancora
Quelle vecchie strade di campagna
Quando ancora non conoscevamo le risposte alle nostre domande
E mi manca il modo in cui mi facevi sentire, ed è vero
Guardavamo il tramonto sul castello in collina
Sul castello in collina
I prodotti a base vegetale stanno riempiendo sempre di più gli scaffali dei supermercati italiani.
Oggi è possibile sostituire i tradizionali prodotti a base di carne con hamburger di soia, salsicce di seitan o polpette vegetali. Il nome “hamburger di soia”, per esempio, può risultare paradossale, ma non in un mondo dove il futuro della carne è vegetale.
9 italiani su 10 sono favorevoli all’utilizzo di termini come questo, che rimandano inevitabilmente al mondo della carne con lo scopo di rendere il consumatore più consapevole del prodotto e promuovono scelte alimentari più salutari e sostenibili. È indubbio che si tratti di marketing, ma è davvero un tema su cui dover discutere?
Per alcuni deputati della Camera, sì.
Una proposta di legge che vuole vietare l’uso di nomi riconducibili alla carne per i prodotti vegetali è stata infatti presentata nella Commissione Agricoltura della Camera. L’obiettivo di questa legge è quello di difendere gli allevamenti e la produzione di carne italiana, che sarebbero svantaggiati dalla concorrenza di scelte alternative. Prodotti come la “bresaola di seitan” o la “bistecca di tofu” potrebbero, secondo i promotori della legge, indurre chi compra a pensare erroneamente che questi alimenti siano esattamente identici alla carne a livello nutrizionale.
Secondo l’organizzazione per i diritti animali “Essere Animali”, l’argomento della legge è fuorviante, perché ci sono differenze nutrizionali anche tra prodotti a base di carni diverse con lo stesso nome. I prodotti che usano questo tipo di termini, inoltre, avvicinano le persone a un’alimentazione più veg, una scelta migliore non solo per la salute ma anche per l’ambiente.
La proposta di legge, infatti, non considera i vantaggi a livello di sostenibilità ambientale che offre l’alimentazione vegetale: un report della Commissione Europea ha dimostrato che il settore zootecnico (una parte del settore primario che consiste nell’allevamento, nell’addomesticamento e nello sfruttamento di animali a fini produttivi) è responsabile per l’81- 86% delle emissioni totali di gas serra nell’agricoltura.
Per questi motivi Essere Animali ha lanciato una petizione per chiedere al Governo di impegnarsi a bloccare la proposta.
L’otto gennaio di quest’anno, al ospedale Pertini di Roma un neonato è morto soffocato quando la madre che lo stava allattando si addormenta.
Successivamente la procura ha aperto un fascicolo: “omicidio colposo”.
Intanto però la notizia si diffonde, e il padre del neonato racconta al Messaggero di come la donna fosse sfinita e priva di energie dopo ben 17 ore di travaglio.
La moglie aveva più volte chiesto ai responsabili del reparto di portare il neonato al nido del ospedale per poter riposare, anche solo per qualche ora.
Ma il permesso le era sempre stato negato.
Nei giorni successivi il fatto ha scatenato un accesso dibattito riguardante le procedure post-parto degli ospedali.
Infatti, negli ospedali solitamente è previsto il cosiddetto “rooming-in”, ovvero il neonato subito dopo il parto, viene tenuto nella stessa stanza della madre anziché in una camera in comune con altri neonati.
A questa pratica però, dovrebbe essere sempre proposta un alternativa cioè la gestione dei neonati da parte del Asilo del ospedale, fino al termine della permanenza.
Questa seconda opportunità non viene sempre tenuta in considerazione, e centinaia di donne nei giorni scorsi hanno raccontato la loro esperienza denunciando che la possibilità di usufruire del nido ospedaliero sia stata loronegata.
Le domande che ci si pongono in questi casi sono molteplici: Cosa sarebbe accaduto se questa donna avesse potuto riposare per qualche ora? O anche solo sé qualcuno avesse avuto cura si sorvegliarla e assisterla? La pratica di rooming-in vale per qualsiasi situazione? Èdavvero la scelta più adeguata?
Il drammatico evento che ha portatoil decesso del neonato di Roma dovrebbe stimolare le coscienze e una azione diretta delle istituzioni per tutelare maggiormente la salute delle donne dopo il parto.
Pietro Beccari è il nuovo amministratore delegato e presidente di Louis Vuitton. Un italiano, dunque, guiderà la marca francese di lusso più nota al mondo fondata da Bernard Arnault. Beccari succederà a Michael Burke. Mentre alla guida di Dior andrà Delphine Arnault, figlia primogenita dell’imprenditore attualmente “uomo più ricco del mondo” secondo Forbes. Un cambio ai vertici che era nell’aria e attendeva solo la conferma ufficiale. Questo è forse il primo dei molti i cambiamenti che attendono il mondo della moda per questo 2023, nel management come nelle direzioni creative.
Pietro Beccari, parmense classe 1967, ha iniziato il suo percorso professionale nel settore marketing di Benckiser (Italia) e Parmalat (Usa), per poi passare alla direzione generale di Henkel in Germania, dove ha ricoperto il ruolo di vicepresidente della divisione Haircare.
Nel 2006 è entrato in LVMH in qualità di vicepresidente esecutivo marketing e comunicazione per Louis Vuitton, prima di diventare Presidente e ceo di Fendi nel 2012. Da febbraio 2018 è presidente e ceo di Christian Dior Couture, oltre che membro del comitato esecutivo di LVMH.
“Pietro Beccari”, ha commentato Bernard Arnault, fondatore e CEO di LVMH: “ha svolto un lavoro eccezionale in Christian Dior negli ultimi cinque anni. La sua leadership ha accelerato il fascino e il successo di questa iconica Maison. I valori di eleganza di Monsieur Dior e il suo spirito innovativo hanno ricevuto una nuova intensità, supportata da designer di grande talento. La reinvenzione della storica boutique al 30 di Montaigne è emblematica di questo slancio. Sono certo che Pietro condurrà Louis Vuitton a un nuovo livello di successo e di desiderabilità”.