UCRAINA/Cambio capo nelle forze armate

Giovedì 8 febbraio il presidente dell’Ucraina Zelensky ha sostituito il comandante delle Forze armate Valerii Zaluzhny con il generale Oleksandr Syrskyi. Nonostante da giorni si attendeva un cambio del genere, la conferma di questo sconvolgimento ha causato comunque molto stupore nell’esercito ucraino, soprattutto per essere nel bel mezzo della guerra contro la Russia. La notizia è stata comunicata con un post su X (Twitter) di Zelensky, nel quale ha ringraziato l’ex comandante per aver difeso il Paese e tutti i soldati che stanno ancora resistendo. Nel frattempo anche il Ministero della Difesa ha rilasciato il comunicato ufficiale.

La vita del nuovo comandante

Oleksandr Syrskyi è nato a Novinki, in Russia, il 26 luglio 1965. Ha studiato alla Scuola superiore di comando militare di Mosca, ereditando una formazione rigidamente gerarchica tipica della tradizione sovietica. Residente in Ucraina dagli anni 80, nel 2019 aveva già guidato l’ esercito ucraino in alcuni combattimenti nel Donbass, regione in cui è in corso a tutti gli effetti una guerra con i russi dal 2014. In quel periodo venne soprannominato ” il leopardo delle nevi” per via delle sue grandiose abilità.

Fino ad ora era stato a capo delle forze di terra, ricoprendo sempre un ruolo determinante per l’Ucraina. Infatti, dall’invasione russa nel febbraio 2022 fu proprio Syrskyi a guidare la difesa della capitale Kiev e per questo mesi dopo fu onorato con il massimo riconoscimento di “eroe dell’Ucraina”. Sotto la sua guida l’esercito ucraino ha combattuto per settimane, difendendo la città e poi muovendo un contrattacco contro l’esercito russo fino al suo completo ritiro a inizio aprile. Inoltre pianificò e guidò la controffensiva dell’autunno 2022 nella zona di Kharkiv nell’ est dell’ Ucraina, riuscendo a riconquistare Izyum e altre città.

Tuttavia Syrskyi non gode di ottima fama tra i soldati ucraini: alla fine del 2022 fu molto contestato sia dall’ esercito sia da alcuni analisti militari per essersi ostinato nella difesa di Bakhmut, piccola città del Donbass non particolarmente importante dal punto di vista strategico, portando avanti una battaglia per oltre 9 mesi nonostante la morte di tantissimi soldati. Da qui si conquistò il soprannome di “macellaio”.

Ragioni della sostituzione

Le motivazioni di questa azione sono state tante. Giorgio Battisti, analista militare ed ex comandante del Corpo d’Armata di Reazione Rapida della Nato in Italia, ha spiegato come sia normale il cambio del capo militare quando l’andamento delle azioni non va come previsto. Infatti, l’anno scorso la tanto aspettata offensiva ucraina non aveva portato grandi successi in campo, ma già dal 2022 c’erano delle difficoltà tra Zaluzhny e Zelensky. I due, infatti, hanno sempre avuto visioni differenti nel modo di condurre la guerra.

Inoltre, secondo Battisti, in questa decisione c’entrano anche gli USA. Gli americani hanno sempre sostenuto l’Ucraina, rifornendole armi e munizioni, ma avevano anche dato indicazioni su come condurre l’offensiva, visto che erano in stretti rapporti con Zelensky. Volevano che fosse attuato un unico sforzo militare per distruggere i confini nemici, ma Zaluzhny invece aveva agito in tutt’altro modo, guidando tanti attacchi diversi e disperdendo le risorse. Il generale Syrsky, invece, anche durante la difesa a Bakhmut aveva seguito le istruzioni del Presidente. Anche per questo, forse, è stato il prediletto nella scelta del nuovo comandante. Quindi, si è deciso di intraprendere questa decisione per scuotere gli eserciti e la società ucraina, ma anche per dare più fiducia agli Stati Uniti, presenti in parte in questa faccenda. Ma come pensano alcuni soldati, qualsiasi cambiamento avrà bisogno di tempo, per questo non si può far altro che aspettare e vedere cosa succederà.

Un comandante amato dai soldati sostituito da uno meno ben visto: questa è stata la decisione presa da Zelensky, che adesso spera in un futuro migliore per il suo Paese e confida il cambiamento nel nuovo capo delle Forze armate Syrsky.

Articolo di Valentina Magnasco e Luisa Matilde Basalto