Scandalo Pfizer: no alla pena di morte

di Camilla Groppo – Il colosso farmaceutico americano Pfizer ha deciso di aumentare i controlli sulla distribuzione dei suoi medicinali al fine di impedirne l’utilizzo nella pena di morte.
Alcuni stati americani utilizzano, infatti, un’ iniezione letale che prevede al suo interno un mix di droghe dagli effetti devastanti; più di 20 aziende americane avevano deciso antecedentemente di arrestare questa pratica col fine di cessarla completamente. Alcuni legali delle vittime sottoposte alla pena avevano ,inoltre, fatto ricorso poiché l’iniezione, in alcuni casi, invece di anestetizzare i condannati provocava loro una lunga agonia prima di portarli alla morte. Questa sembrerebbe essere una svolta definitiva per quanto riguarda la pena di morte negli Stati Uniti, ma tutta questa sofferenza è davvero la giusta soluzione? Nonostante i condannati a morte siano diminuiti drasticamente rispetto al decennio scorso il loro numero è ancora molto alto; è giusto doversi caricare della responsabilità di togliere la vita a qualcuno? Come si sente il boia quando lascia andare la fune e vede la lama della ghigliottina tagliare la testa alla vittima? Come si sente il dottore che inietta un farmaco letale nella vena del suo paziente e lo vede morire agonizzante davanti ai suoi occhi? Come si sente il soldato che preme il grilletto puntando il fucile al cuore del suo nemico? Possiamo solamente pensare che questa sia l’azione giusta da compiere per rivendicare tutto il male che hanno fatto, o ritenere che portarli alla morte sia un gesto totalmente estremo.

 

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