Dallas, tra “questione razziale” e armi non tutto è facile come sembra

Di Fabrizio •

La notizia di un’ennesima sparatoria negli Stati Uniti, a Dallas (Texas), purtroppo non stupirà molte persone. Il paese, che nell’immaginario collettivo è visto come modello di democrazia e libertà, negli ultimi anni è stato spesso teatro di episodi simili a questo. Il fatto è avvenuto nella notte, durante una veglia celebrata in memoria di due afroamericani uccisi dalla polizia in Louisiana e in Minnesota.

Questo episodio, come tanti altri in passato, apre il dibattito su due dei temi più controversi che gli USA devono affrontare ormai da tempo: la violenza razziale e la circolazione delle armi da fuoco. Il presidente Obama ha affermato che non si tratta di una questione che riguarda solo la comunità nera, ma tutta l’America.

L’etnia afroamericana costituisce il 12.6% della popolazione statunitense e conta circa 42 milioni di cittadini. Essa rappresenta, dunque, una parte integrante della società ma troppo spesso ancora è vittima dei pregiudizi e dell’odio razziale che a più di 150 anni dall’abolizione della schiavitù caratterizzano una porzione della popolazione americana. Significativi passi avanti sono stati compiuti sulla strada verso l’integrazione, e il fatto che molti afroamericani ricoprano importanti ruoli di governo lo dimostra, ma il percorso è ancora lungo.

Le forze di polizia molto spesso sono viste come nemiche dei cittadini afroamericani piuttosto che loro alleate nel mantenimento dell’ordine pubblico e nella lotta alla violenza. Questa mancanza di cooperazione non fa che rendere ancora più difficoltosa la pacifica convivenza.

La seconda questione è l’eccessiva diffusione delle armi da fuoco. Il diritto a possedere un’arma è sancito dal secondo emendamento della Costituzione che recita: «Essendo necessaria, alla sicurezza di uno Stato libero, una milizia ben regolamentata, non potrà essere infranto il diritto dei cittadini di detenere e portare armi». È quindi chiaro come la faccenda sia particolarmente delicata.

Molti difendono il diritto di possedere armi con il detto ‘’Guns don’t kill people, people kill people’’ (Le armi non uccidono le persone, le persone uccidono le persone).  Resta il fatto che la grande diffusione di strumenti che rendono molto semplice l’uccisione di grandi numeri di persone certamente non aiuta a limitare gli episodi di violenza che macchiano la reputazione degli Stati Uniti d’America.

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