La violenza che tormenta il calcio

Di Vesselin-

In un paese dove il calcio è parte integrante della società, esso, purtroppo, è ancora tormentato da atteggiamenti antisportivi

 

I FATTI

 

Vergogna nel post partita del match di Seconda Categoria girone “C”, Ravecca – Voltri ’87, sfida molto importante in ottica campionato, con entrambe le squadre in piena zona play-off per contendersi la seconda porta d’accesso alla Prima Categoria. Partita sicuramente tesa e complicata sotto tutti i punti di vista, che però ha visto trionfare la squadra di casa con un netto 3-0, che non ha lasciato spazio a gravi recriminazioni riguardo l’operato dell’arbitro. A fine partita un calciatore non in distinta del Ravecca ed i genitori di un giocatore del Voltri si sono azzuffati per futili motivi. Il che ha avuto come unico risultato la frattura del setto nasale del giocatore non in distinta. Si è trattato sicuramente di una scena vergognosa oltre che indecente, lasciando trasparire come nel calcio sia ancora presente un atteggiamento indecoroso ed assolutamente noncurante delle regole del gioco, senza alcun rispetto per l’avversario e per la figura arbitrale.

 

SOLO L’ULTIMO CASO DI UNA MIRIADE DI ALTRE SIMILI SITUAZIONI

 

Purtroppo non si tratta di un caso isolato, ma si trova a coronamento di una serie di simili gesti; basti pensare alla finale play-off di Seconda Categoria girone “C” dell’anno scorso, Isolese-Sciarborasca, in cui l’arbitro, dopo aver decretato un rigore a favore degli ospiti, che si sarebbe poi rivelato decisivo, è stato fatto bersaglio di ceffoni ed addirittura un pugno, che sono costati ai calciatori responsabili una pesante squalifica e l’allontanamento dalla società per cui erano tesserati (ancora più sconcertante il fatto che l’Isolese sarebbe passata ugualmente in Prima Categoria grazie ad un ripescaggio, stendendo su tutta la storia un velo di impietosa ironia che ha lasciato, come si suol dire, l’amaro in bocca). Si può inoltre far riferimento alle numerosissime risse in campo fra calciatori, anche nei campionati giovanili.

 

 

 

 PROBLEMA E SOLUZIONI AD UN CALCIO SEMPRE PIU’ SCORRETTO

 

Il problema risiede innanzitutto nell’educazione, che deve necessariamente partire dai più giovani, insegnando il rispetto delle regole, degli avversari e dei direttori di gara; è necessario considerare che senza uno solo di questi elementi, il Gioco del Calcio, come tutti gli altri sport, non avrebbe luogo. Vivendo anche in un paese come l’Italia, si noti come la cultura sportiva proceda di pari passo con la cultura alla legalità, sconosciuta a molte persone. È sbagliato considerare quindi il fatto increscioso sopra citato come una brutta parentesi aperta e chiusa, ma come un fatto che ci fa comprendere come l’educazione in Italia sia quasi assente. In qualche partita giovanile si odono persino allenatori urlare ai propri calciatori di “spaccare le caviglie” all’avversario ed altre simili frasi che farebbero rimanere di stucco chiunque pensi che il calcio sia stato inventato per potersi divertire.

 

Un altro fatto che dovrebbe lasciare perplessi è che la maggior parte delle violenze avvengono nei campionati minori, specialmente provinciali, come Terza e Seconda Categoria: campionati che sonno organizzati esclusivamente per permettere, a chiunque piaccia giocare a pallone, di divertirsi, cosa che in realtà non avviene quasi mai.

 

Sotto questo punto di vista il mondo del calcio può e dovrebbe prendere esempio quello del rugby, in quanto oltre ai due tempi regolamentari, “giocano” anche il cosiddetto “terzo tempo”, eliminando in questo modo quel clima di ostilità che è invece tipico delle partite di calcio. Particolare importante da evidenziare è che i rugbysti adulti sono abituati a questa tradizionale occasione, poiché è diffusa fin nei giocatori più giovani.

 

Per quanto riguarda i calciatori, soprattutto adulti, che giocano da anni in questo sistema palesemente mutilato della sportività, l’unico mezzo per far cessare questa tendenza è una più severa condanna di questi comportamenti. Dovessimo procedere su questa strada, la situazione migliorerebbe sicuramente, anche se non si arriverà mai al punto da poter eliminare i direttori di gara, presenti in ogni sport con il fine di garantire il rispetto delle regole.