Omicidio di Ferrara, dal racconto dei fatti domande senza risposta

di Angelica Zarafa e Serena Staderoli
– È successo tutto a Pontelangorino piccolo
borgo nel comune di Codigoro in provincia di Ferrara.

LA VICENDA
Riccardo, un ragazzo di 16 anni, chiede all’amico d’infanzia di aiutarlo ad uccidere la propria madre Nunzia Di Gianni, di 45 anni, e il relativo compagno Salvatore Vincelli, di 59. Tramite uno scambio di messaggi su WhatsApp i due ragazzi programmano l’azione, creano un alibi ed arrivano ad un accordo sulla ricompensa – di 1000 euro. Riccardo decide di dare all’amico un acconto di 85 euro. Alle 3 del mattino, dopo essersi muniti di un’ascia, i due adolescenti attuano il piano.
L’amico entra in camera da letto passando da una finestra lasciata aperta dal figlio delle vittime. Il giovane amico di Riccardo colpisce prima Salvatore e poi la moglie. Nel mentre il figlio attende in un’altra stanza perché non ha il coraggio di assistere. Il corpo di Nunzia viene lasciato ai piedi del letto e quello del marito a dieci metri di distanza. Coprono i loro volti con buste di nylon nere – le stesse che si usano per la spazzatura. «Gli abbiamo messo i sacchetti di plastica in testa perché non volevamo guardarli in faccia».
Abbandonano la casa per raggiungere l’abitazione dell’amico, dove giocano alla play station.

IL RITROVAMENTO
Martedì mattina è stata la sorella di Salvatore a trovarla, dopo essere stata avvisata da Riccardo.

INTERROGATORIO
Sebbene all’inizio i due ragazzi, apparentemente normali e innocenti, non abbiano dato spiegazioni al recupero dei due cadaveri, durante la notte hanno confessato le loro colpe al colonnello Demartino. Nella caserma dei carabinieri di Comacchio l’amico di Riccardo ha anche mostrato l’arma del delitto e consegnato l’acconto ricevuto. La Procura dei minori di Bologna ha sottoposto i ragazzi a fermo e li ha accusati di duplice omicidio aggravato.

CAUSA DELL’OMICIDIO
Il ragazzo era costantemente messo sotto pressione dalla madre e dal patrigno, soprattutto per quanto riguardava la scuola e i bassi voti. Aveva ricevuto anche degli schiaffi dalla madre. Probabilmente si sentiva oppresso, demotivato e frustrato dalla situazione, perciò, compiere quel gesto atroce gli sembrò l’unica soluzione per “evadere” da quelle condizioni.

CONCLUSIONE
Si sentono casi di violenza ogni giorno leggendo il giornale, guardando la televisione o ascoltando la radio. Veniamo a conoscenza di fidanzati o mariti che hanno ucciso la propria donna, di adulti che maltrattano bambini o di giovani che, come Riccardo, vogliono provare un così grande senso di ribellione da arrivare persino a uccidere i propri genitori.
Le domande sono infinite: perché una persona dovrebbe arrivare a compiere un simile atto? Dove trova il coraggio? Come fa a non essere assalito dai sensi di colpa? Troveremo mai le risposte alle nostre domande?