ABORTO/Passi indietro
Siamo onesti, oggi, in Italia, l’aborto è visto come l’ultimo dei nodi cui venire a capo. Dopotutto è dal ‘78 che, nel nostro paese, la donna può richiedere pressoché liberamente l’interruzione di gravidanza, purché entro i primi 90 giorni di gestazione. Insomma, pare niente di cui preoccuparsi.
Ma all’estero?
Predicando le prodezze di un ambiente sempre innovativo, continuamente immerso nel progresso, come quello americano, si rischia di cadere in errore, di alimentare le braci di un vecchio mito.
L’Oklahoma confina a nord con il Colorado e il Kansas, ad est con Missouri e l’Arkansas, ad ovest con il New Messico e a sud con il Texas. Un quarto del suo territorio è boschivo. I paesaggi ammirabili dalla route 66 sono mozzafiato. Lo stato si affida molto alle risorse rinnovabili, primo al mondo per il numero di bacini idrici artificiali.
La modernità di un’istituzione che ha saputo mantenere le bellezze naturali, sfruttarle ecologicamente.
Si accosta tristemente a questa mentalità progressista e rivolta al futuro, come a non voler abbandonare un popolo che guarda in avanti, l’ultimo disegno di legge riguardante il diritto all’aborto.
Una maggioranza consistente della camera (a capo i repubblicani) ha infatti approvato la House Bill 4327, vietando la maggior parte degli aborti, indipendentemente dal momento nella gravidanza. Sono approvate e incoraggiate le persecuzioni legali da parte di ogni cittadino, verso coloro che praticano o favoriscano l’esecuzione dell’aborto.
Ancora le proteste in strada, i cartelloni nelle piazze.
E sono i cittadini a dover correggere i loro rappresentanti.