Arkansas, la vita di un uomo può avere una scadenza?

Di Maria Elena Cassinelli

– Un evento nefasto avrà luogo tra poche settimane nello stato dell’Arkansas (USA), dove, in seguito alla delibera del governatore, Asa Hutchinson, verranno messe in atto ben 8 condanne a morte nell’arco di 10 giorni. Non è mai capitato che, negli USA, la pena capitale fosse applicata più di tre volte in un mese, sin dalla sua reintroduzione da parte della Corte Suprema, nel 1977. Le cause sono da imputare all’imminente scadenza del midazolam, uno dei tre farmaci somministrati durante le iniezioni letali, e alla sua scarsa reperibilità. Le difficoltà riscontrate nell’acquisto delle sostanze necessarie per eseguire questo genere di pena derivano da un boicottaggio internazionale da parte delle industrie farmaceutiche. Da alcuni anni, infatti, gli Stati Europei, contrari alla pena di morte, hanno posto il divieto di esportare tali farmaci negli Stati uniti d’America. Un buon esempio è fornito dalla società danese “Lundbeck”, la quale, nel 2011, ha cessato di rifornirli di Pentobarbital.

L’abolizione della pena di morte in Italia

Il primo Stato europeo ad abolire, dapprima, la tortura e, in un secondo momento, la pena di morte, è stato la Repubblica di Venezia, le cui ultime condanne effettive risalgono agli inizi del Settecento. Il 30 novembre 1786, il Granducato di Toscana è stato il primo ad abolire la tortura e la pena capitale con un atto formale. La Repubblica Romana, invece, l’ha abrogata nel 1849, preceduta da San Marino. In Sicilia, al contrario, la pena di morte è stata ampiamente utilizzata, in particolare dall’Inquisizione spagnola. Nello Stato Pontificio l’ultima esecuzione ha avuto luogo in Palestrina nel 1870. Per quanto riguarda il Regno d’Italia, invece, la pena capitale è stata abolita nel 1889, quasi all’unanimità, durante il ministero di G. Zanardelli, per poi essere reinserita nel 1926 da Mussolini per punire reati contro lo Stato e gli eventuali attentatori alla vita o alla libertà della famiglia reale o del capo di governo. In Italia la pena capitale è rimasta in vigore fino al 1949, per quanto riguarda il codice civile penale, ma, nel codice penale militare di guerra, è stata abrogata solo nel 1994.

Riflessioni

Alla luce della tragica esecuzione di massa che è in procinto di verificarsi in Arkansas, sorge spontanea una domanda: è davvero giusto uccidere un gruppo così nutrito di persone, in un periodo tanto breve, solo per prevenire la scadenza di un farmaco? Una risposta a tale domanda ci viene data da Brian Stull, avvocato dell’ ong per la difesa dei diritti civili, il quale ha dichiarato che la vicinanza nel tempo di tutte queste esecuzioni e la conseguente mancanza di organizzazione potrebbero comportare dei seri problemi a livello tecnico. Dal punto di vista etico, un gesto del genere, sembra portare sullo stesso piano l’importanza e la “durata” della vita di un uomo e quelle di tali sostanze. Di conseguenza, eseguire quest’esecuzione plurima equivarrebbe ad affermare che la vita di un uomo valga meno del denaro speso per l’acquisto di questi “farmaci letali” e che questa possa avere una “scadenza”.