Avicii/Shakespeare: il dilemma tra vita e morte

Di #sharingwednesday
-Questo 20 Aprile il mondo della musica ha perso ancora una volta una delle sue stelle più brillanti. 
La notizia della morte di Tim Bergling, in arte Avicii, è caduta come un fulmine a ciel sereno.
Il DJ svedese è stato trovato morto a soli 28 anni a Mascote, in Oman e, in seguito all’annuncio
diffuso dalla sua manager, sia fans che artisti come David Guetta e Steve Aoki hanno espresso le
loro condoglianze e la loro vicinanza alla famiglia.
Ciò che però rimane ancora incerto è il motivo del decesso. Potrebbe essere causato dalla sua malattia: egli, infatti, soffriva da quasi cinque anni di pancreatite acuta,
patologia che ha contratto a causa dei suoi problemi con l’alcool.
Analizzando però quest’estratto, tratto da un’intervista rilasciata a Rolling Stone nel 2017 riguardo
il motivo per il quale aveva interrotto la tournée live l’anno precedente, si fa strada anche un’altra
ipotesi: “Non potevo leggere le mie emozioni nel modo giusto” dichiarò Avicii: “Il tutto riguardava
il successo per il successo. Non provavo alcuna felicità”. Prendendo soprattutto in considerazione
l’ultima frase non si può più escludere l’ipotesi del suicidio, supportata anche da alcune
dichiarazioni della famiglia, secondo la quale: “non ce la faceva più” e “voleva trovare la pace, Tim non era fatto per la macchina del business in cui si era ritrovato”.
Il suicidio è un problema grave e diffuso; purtroppo le cause ed i suoi segni premonitori sono spesso ignorati o invisibili fino a quando non è troppo tardi. Ciò che porta un uomo a compiere questo gesto, estremo e definitivo, è quasi sempre uno stato di depressione prolungato nel tempo; l’individuo si ritrova in un vortice di pensieri autodistruttivi e nella convinzione che
tutta la negatività che percepisce sia reale.
La persona depressa si sente un inutile peso e non riesce a trovare motivi di reazione, e dover vivere in queste condizioni, senza i supporti e gli aiuti necessari, risulta insostenibile.
Nel mondo dello spettacolo è stato facile trovare personaggi giunti a questa soluzione, spesso causata da aspettative troppo alte e da ritmi di vita disumani: da Kurt Cobain, il frontman dei Nirvana, morto a causa di un colpo di pistola auto-inflitto, a Chester Bennington, il cantante dei Linkin Park che si tolse la vita impiccandosi il 20 luglio del 2017.
Non sono pochi gli artisti che hanno ammesso di avere problemi con la loro salute psichica, ma che, fortunatamente, sono riusciti a chiedere aiuto in tempo. Basti prendere in considerazione Eminem, che nella sua autobiografia racconta della battaglia
combattuta contro la depressione; la cantante Lady Gaga, fondatrice di un’organizzazione
di supporto a coloro che soffrono di ansia, depressione e bullismo, o la bellissima Angelina Jolie che, nel picco della sua depressione, ha trovato come uniche vie di fuga l’autolesionismo e l’assunzione di un sicario per procurarsi la morte.
L’opera che proponiamo è un passo del celebre Amleto di Shakespeare. In questo soliloquio Amleto, protagonista dell’opera, si chiede perché l’uomo continui a sopportare un’esistenza  sofferta e ingiusta quando potrebbe concludere tutto scegliendo la morte.
Essere, o non essere, questo è il dilemma: se sia più nobile nella mente soffrire i colpi di fionda e i dardi dell’oltraggiosa fortuna o prendere le armi contro un mare di affanni e, contrastandoli, porre loro fine? Morire, dormire… nient’altro, e con un sonno dire che poniamo fine al dolore del cuore e ai mille tumulti naturali di cui è erede la carne: è una conclusione da desiderarsi devotamente.
E poi?
Morire, dormire. Dormire, forse sognare. Sì, qui è l’ostacolo.
Di che ostacolo parla Amleto?
Perché chi sopporterebbe le frustate e gli scherni del tempo, il torto dell’oppressore, la contumelia dell’uomo superbo […] quando egli stesso potrebbe darsi quietanza con un semplice stiletto? Chi porterebbe fardelli, grugnendo e sudando sotto il peso di una vita faticosa, se non fosse che il terrore di qualcosa dopo la morte, il paese inesplorato dalla cui frontiera nessun viaggiatore fa ritorno, sconcerta la volontà e ci fa sopportare i mali che abbiamo piuttosto che accorrere verso altri che ci sono ignoti?

 

Avicii/Shakespeare: il dilemma tra vita e morte

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