#cosechenonsidicono/Girone d’Italia o d’Inferno?

di Cecilia Bertolotto e Martina Linale

– ”C’è chi l’inferno lo crea e chi lo subisce”: così il Satirante, noto muralista romano, scrive accanto alla sua ultima opera: questa ritrae un uomo in divisa antisommossa (con tanto di elmetto e mitra) sulle tonalità del rosa a ricordare la maglia dei ciclisti italiani, accanto a lui vi è un quadro, anch’esso in rosa, che ritrae una scena del X canto dell’inferno, dove Dante e Virgilio assistono sopra una collina il passaggio dei corridori in mezzo ad una valle, su una collina gli israeliani armati lanciano bombe, contornati da fumo e fiamme, mentre su quella opposta è erta semplicemente la bandiera palestinese.

Sul quadro campeggia la scritta ‘Girone d’Italia’ affiancato dal tricolore e dal logo dei dollari americani. Il murales è posto in via Canova, a Roma, dove il Giro d’Italia finirà; il motivo che ha mosso l’artista a questa rappresentazione non è probabilmente stato il solo desiderio di contestare la decisione Italiana di fare partire la corsa da Gerusalemme, ma di un disperato appello per fermare la strage nella striscia di Gaza.

L’opera di Sirante vuole bucare l’indifferenza di chi impegnato a pensare all’evento sportivo omette di riflettere sulla gravità di ciò che sta accadendo e che nessuno vuole vedere e osa dire.Il messaggio del muralista è forte, incisivo, è un’invenzione straordinaria che non lascia indifferenti, sensibilizza e interroga chi, come i ciclisti nell’immagine, passa incurante accanto al disastro. Sirante nell’opera sente di dover comparare il canto più violento dell’inferno della Divina commedia, il X, alla situazione odierna.

Basta un’immagine per aprire gli occhi agli italiani e fargli comprendere che esiste anche un’altra cruda realtà.

Una nuova forma di rivolta è stata inventata dall’artista: un urlo silenzioso contenuto in un disegno che trasmette sgomento e disperazione. Sirante denuncia il crimine contro l’umanità che Israele sta compiendo.

A Gaza, terra dilaniata, alcuni cecchini israeliani sparano senza esitazione su palestinesi inermi. La violenza non ha limiti.

Stride l’accostamento del sangue delle vittime e del colore rosa delle magliette dei ciclisti; si deve invece imparare a sovrapporre le nefandezze dell’esercito israeliano (e non del popolo di Israele) e le scelte dissennate di Netanyau con le facce disperate di chi corre non su una bicicletta ma con un copertone nelle mani.

É inconcepibile che quella striscia di terra veda allo stesso tempo chi ha come traguardo la salvezza e chi la vittoria per una inutile maglietta rosa. Il palestinese inerme rimarrà a terra, colpito a morte da un proiettile mentre imperturbabile si allontanerà il gran baccano del circo ciclistico lasciando nuovamente che il silenzio soffochi il grido disperato di questo popolo innocente.

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