HACKERS/Tutte le barriere che s’infrangono

FBI e servizi segreti in campo per scandagliare il fondale ancora parzialmente inesplorato dell’hacking, a due settimana dall’attacco.

È successo a Oldsmar, piccola cittadina nella contea di Pinellas, Florida. Quello che può sembrare un atto vandalico o una semplice bravata ha impensierito molto i piani alti, mostrandoci la vera debolezza del sistema.

Un criminale informatico è penetrato nei computer dell’acquedotto e, da un dispositivo a controllo remoto, ha cercato di manomettere la quantità di soda caustica nell’acqua. Il livello di questa non sarebbe comunque bastato ad uccidere.

Azione bloccata dagli addetti, accortisi dell’accaduto; più precisamente, come specificato da Bob Gualtieri, sceriffo della contea di Pinellas, sarebbe stato un dipendente del sistema idrico che, inizialmente sottostimando la manomissione, avrebbe poi preso i provvedimenti necessari.

All’uomo sono servite circa cinque ore per rendersi conto dell’anomalia.

 

Avvenimenti simili capitano sempre più spesso, anche in ambienti sensibili come ospedali, e lasciano l’amaro in bocca. Nonostante non sia certo infatti, anche alla Casa Bianca storcono il naso: possibile cyberwar in arrivo?

Al giorno d’oggi infatti l’hacking dilaga e non colpisce solamente a livello territoriale, ma inasprisce anche i rapporti tra grandi e potenti nazioni.

Brad Smith, presidente della Microsoft, ha detto a un comitato del Senato degli Stati Uniti che prove inconfutabili graverebbero su un’agenzia d’intelligence russa, accusandola di aver partecipato all’imponente attacco informatico “SolarWinds”.

L’attacco aveva consentito ad un gruppo di hackers (si pensa il famoso “Crazy Bears”, sostenuto dal governo russo), di spiare per mesi alcuni enti governativi USA, tramite l’hackeraggio della piattaforma Orion, una delle eccellenze partorite dalla società SolarWind.