Da Dexter a Robin Hood: c’è un bene nel male?

di Valentina Testa
 
– Nel 1973 uscì il film di animazione “Robin Hood”, nel 2006 la prima stagione della serie tv “Dexter”. Questi due personaggi, all’apparenza i tipici eroi-protagonisti con caratteristiche positive, sono in realtà degli efferati fuorilegge che commettono dei reati – ruberie il primo, omicidi il secondo.

Ma tutti noi, in qualche modo, giustifichiamo il loro comportamento, diciamo che compiono questi gesti “per il bene comune”. Non a caso, una delle prime cose che viene alla mente quando si parla di Robin Hood è che “ruba ai ricchi per dare ai poveri”, e nessuno può negarlo. Dexter uccide soltanto stupratori, pedofili, assassini e coloro che potrebbero essere pericolosi per la società.
Di fatto, questi personaggi sono giustizieri che aiutano a migliorare il mondo in cui viviamo, ma siamo sicuri che lo facciano nel modo corretto? E, soprattutto, perché li amiamo e li apprezziamo così tanto?
Perché, forse, in fondo, vedere per una volta nella vita che viene fatta giustizia ci conforta un po’ e ci illude che nella realtà in cui viviamo possa accadere, molte volte, lo stesso.
O forse semplicemente siamo affascinati dalle controversie di questi personaggi, dalla capacità che hanno di riuscire a fare del bene compiendo azioni eticamente sbagliate e poi di sentirsi soddisfatti di sé. Semplicemente, agiscono in un modo in cui noi nella vita reale non potremmo mai e vedere un eroe-protagonista, nel quale molto spesso ci si rispecchia – volenti o nolenti -, comportarsi in modo diverso dalle possibilità che la realtà ci offre, ci dà un’idea di potenza, o meglio onnipotenza, che non avremmo mai.
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