DDL ZAN/Cosa stiamo aspettando?

Sono mesi che in Italia si parla di “legge Zan”, un ddl contro l’omotransfobia che prende nome dal cognome del relatore Alessandro Zan. Il disegno di legge  si è recentemente bloccato al Senato dopo che diversi partiti di centrodestra hanno definito il provvedimento non prioritario. Ma è davvero così? Che cosa comporterebbe la sua approvazione? E perché c’è così tanta ostilità?

Stiamo parlando di una legge che mira a difendere gli abitanti da discriminazioni e violenze animate da motivi di sesso, identità di genere, orientamento sessuale e disabilità.

La pena per chi istiga, aiuta o organizza azioni violente per i motivi sopracitati prevede da 6 mesi a 4 anni di carcere. Inoltre un condannato può ottenere la sospensione condizionale della pena prestando lavoro in favore delle associazioni di tutela delle vittime dei reati.

La legge prevede anche l’istituzione di una giornata nazionale contro l’omotransfobia che verrebbe a cadere il 17 maggio.

Obiettivi e finalità della legge

Proprio alle fondamenta del ddl Zan c’è una ricerca condotta da Amnesty International dove sono emersi dati e concetti (se così possiamo chiamarli) sconcertanti. “Se gli omosessuali fossero più discreti sarebbero accettati” ,la cosa migliore per un omosessuale è non dire agli altri di esserlo”: queste sono solo un paio delle dichiarazioni di alcuni cittadini presi a campione.

Obbiettivo della legge non è solo eliminare i crimini d’odio, ma educare una società ancora restia ad accettare e ad informarsi in modo adeguato sull’argomento identità di genere, sesso e orientamento sessuale.

Sono troppe le discriminazioni che avvengono quotidianamente per disinformazione e odio immotivato nei confronti di queste persone. Viviamo in un paese dove ancora oggi molta gente si rifiuta di accettare qualcosa che per loro è definibile come “contro natura”; purtroppo molte volte questo concetto è legato anche ad un forte credo religioso.

Differenza tra sesso e identità di genere

Questi due concetti sono spesso confusi, arrivando anche a essere considerati sinonimi.

Con sesso si intende l’insieme dei caratteri anatomici, morfologici, fisiologici che determinano e distinguono gli individui di una stessa specie animale. L’ identità di genere invece è il senso di appartenenza di una persona a un genere con il quale essa si identifica.

Da sottolineare è il fatto che una persona non si debba per forza identificare nel genere maschile (he/him) o femminile (she/her), ma potrebbe anche trovarsi bene nei pronomi “they/them” che indicano fluidità.

Incongruenze nel disegno di legge

Perché la legge non è ancora approvata e in vigore? La risposta più gettonata è che il ddl  presenterebbe delle contraddizioni e punti poco chiari. Ci sarebbero infatti alcune lacune sul piano della tassatività delle fattispecie penali, in quanto non viene offerta una definizione di sesso, orientamento sessuale, genere o identità di genere.

Inoltre non sembra essere stata disegnata una chiara linea di demarcazione tra il pregiudizio non punibile e la discriminazione punibile.

Lacune colmabili facilmente e velocemente, in speranza che il disegno di legge passi ufficialmente in parlamento per poi entrare in vigore il prima possibile.

Eterofobia, corriamo il rischio?

Approvando la legge Zan non sarebbe possibile sfociare nell’eterofobia per diversi motivi.

Prima di tutto, come si può intendere, viviamo in una società dove essere etero è al 100% normalizzato, quindi sarebbe difficile trovarsi davanti ad episodi di violenza o discriminazione nei loro confronti.

Seconda cosa la legge Zan si batte per l’uguaglianza, non per il sopraffare un orientamento o definirne uno migliore. Sarebbe infatti incoerente e disumano da parte di chiunque appoggia questo ddl pensarla così.

L’eterosessualità come valore

La società italiana, e non solo, tende a interpretare l’eterosessualità come un vero e proprio valore. Ma chi sancisce il “giusto orientamento sessuale”? Si può cambiare o ci si nasce gay? Decidiamo noi se essere cisgender o altro?

Sbagliato nella società è assumere fin dalla nascita il genere e l’orientamento sessuale del proprio figlio, non tutti nasciamo infatti “etero” programmati. La sessualità è un mondo fluido a parte, ognuno ha il diritto di scoprirla nel corso della sua vita.

Con un orientamento ci si nasce, sta solo al singolo, come già scritto, scoprirlo e viverlo abbinato a tutte le sue esperienze e sensazioni.

 

 

 

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