Crescita economica? No, grazie

di Vesselin Adriano Torrero

-In queste settimane si sente molto parlare di PIL e di crescita economica, due fattori considerati indispensabili per il superamento della crisi, anche se ormai è stato assodato che l’aumento del Prodotto Interno Lordo non è sinonimo di ricchezza per tutti i componenti di una nazione.
La società è ancora attraversata da sentimenti di paura e di insicurezza e la forbice fra ricchi e poveri è sempre più grande a prescindere dall’incremento del PIL.

UN NUOVO MODO CI CONCEPIRE L’ECONOMIA

Queste riflessioni hanno portato molti filosofi, economisti e scrittori (Serge Latouche, Georgescu-Roegen, Luca Mercalli sono solo alcuni) a stravolgere il binomio benessere-consumo e introducendo il concetto di “decrescita”, intesa come una riduzione controllata, selettiva e volontaria della produzione economica e dei consumi, con l’obiettivo di stabilire relazioni di equilibrio ecologico fra l’uomo e la natura e una più equa redistribuzione della ricchezza fra gli esseri umani.
Si tratta di una sorta di “cambio di paradigma” (per usare le parole del filosofo ed economista Serge Latouche), in quanto non esiste una crescita che tenga conto dei reali bisogni delle persone e dei rapporti fra l’uomo e la natura. Il sistema economico capitalistico è considerato una macchina autodistruttrice in quanto il perseguimento del profitto ignora il fatto che le risorse sono limitate e che un giorno ci ritroveremo a vivere in un pianeta irrimediabilmente inquinato dai nostri rifiuti (i quali non sono altro che il risultato del consumismo).
Talvolta il termine “decrescita” è accompagnato da aggettivi come “felice” che stanno ad indicarne la preferibilità rispetto all’odierno sistema economico.
In primis la decrescita ripudia il consumismo sfrenato (causa dell’attuale inquinamento) e, di conseguenza, tutto ciò che lo agevola, come ad esempio la cosiddetta “obsolescenza programmata”. Serge Latouche ritiene sia necessario scegliere uno stile di vita basato sulla semplicità volontaria, una ricollocazione a livello globale delle attività produttive al fine di ridurre gli sprechi energetici, l’ impatto ambientale e le disuguaglianze sociali. Infine i rifiuti prodotti devono essere smaltiti correttamente.

SOLUZIONI PRATICHE DELLA “DECRESCITA”

Questa è una spiegazione molto generale della teoria della “decrescita” (la cui discussione comprende molti altri temi, come ad esempio l’obsolescenza programmata e l’economia circolare) per cui elencherò una serie di punti pratici che fanno parte di un ipotetico progetto di “decrescita economica”:

-produzione di energia pulita (pannelli fotovoltaici e solari, pale eoliche, energia geotermica ecc.)

– produzione locale di beni alimentari di prima necessità (ad esempio in campagna accorgimenti utili alla scopo potrebbero essere: curare un orto, un pollaio, alberi da frutto, cisterne per la raccolta dell’acqua piovana usata per l’irrigazione, utilizzo di compostiere). O ancora la nascita di piccole aziende che producono beni alimentari utilizzando risorse locali vendendole alla popolazione locale (es. latte, frumento ecc.)

– i prodotti come gli elettrodomestici devono essere durevoli, facilmente riparabili e riciclabili.

– utilizzo del trasporto pubblico

– riciclare