ESTINZIONE/A rischio anche la tigre

L’Europa gioca un ruolo non indifferente in questo crudele business. Secondo i numeri forniti dalla LAV (Lega Anti Vivisezione), le tigri tenute in cattività sul territorio europeo sono 3-4 mila, mentre in Italia quelle rinchiuse in zoo, circhi e strutture private sono circa 400. Ma i numeri potrebbero essere ben più drammatici. A livello europeo nel periodo tra il 1999 e il 2017 il nostro Paese è stato il primo importatore ed esportatore di questi felini a rischio estinzione: sono stati 175 gli esemplari importati legalmente e 180 quelli esportati.

Ma c’è una buona notizia: tra non molto la situazione potrebbe cambiare in meglio in Italia per le tigri e per gli animali esotici in generale. Entro l’8 maggio 2022, infatti, il Ministero della Salute è chiamato ad approvare il Decreto Attuativo della Legge 53 che vieterà totalmente la riproduzione, la detenzione e il commercio di animali selvatici ed esotici.

“Le disposizioni contenute in esso, se rispetteranno come dovrebbero l’Articolo 14 della Legge 53 votata e approvata dal nostro Parlamento, avranno impatti (positivi per le tigri) importanti sui circhi e sugli allevamenti privati di questi animali e di tutti gli altri animali selvatici – sottolinea la LAV  – Questo Decreto attuativo, oltre che a rappresentare una maggiore tutela sanitaria per i cittadini italiani, rappresenterà la fine o comunque una buona limitazione, a pratiche e abitudini oggi inconcepibili, e non più accettate da parte degli italiani. Ci appelliamo dunque al Ministro della Salute Speranza, affinché spinga per un decreto attuativo veloce e inerente al testo di Legge. Solo attraverso questi cambiamenti epocali si potrà tornare, ma non come prima.” 

Per approfondire l’argomento in termini specifici, una specie è ritenuta “a rischio o in via di estinzione” quando, a causa della popolazione ed in virtù di numerosi mutamenti nel suo habitat, ha tendenza a sparire in natura nel corso degli anni. Una specie non riesce dunque a riprodursi poiché non è più nelle condizioni ambientali e fisiche adatte per farlo. È un fenomeno biologico molto lento, ma fatale per molte specie che fuori da un ambiente a loro familiare si sentono vulnerabili. A causa della più recente Rivoluzione Industriale, molte specie sono infatti scomparse e altre rischiano l’estinzione per effetto della pressione dell’uomo sull’ecosistema. Il numero di specie che si sono estinte in questi anni non ha precedenti nella storia biologica. Gli scienziati ritengono inoltre che tutti gli stessi fattori che estinguono gli animali ora, estingueranno il genere umano a lungo termine.

Ma arrivando a tempi molto recenti si parla proprio della tigre, che come già accennato, è un animale che potrebbe non avere un futuro nei prossimi decenni. La tigre è un animale a rischio d’estinzione a causa di due principali minacce: i cacciatori di frodo e la progressiva perdita dell’habitat naturale.

I cacciatori di frodo commerciano illegalmente diverse parti del corpo delle tigri, molto richieste in Oriente e impiegate soprattutto nella medicina tradizionale cinese.

Al giorno d’oggi, sopravvivono poco meno di 4.000 esemplari di questi felini; fino a un secolo fa le tigri erano circa 100.000 e occupavano territori molto vasti, ma oggi vivono principalmente in piccoli gruppi nelle giungle dell’Asia centrale, in spazi molto limitati.

In una visione simbolica inoltre la tigre assume sia connotazioni positive sia negative. È infatti simbolo di forza e coraggio ma rappresenta anche le potenze infernali, la natura selvaggia e distruttrice. Questo grande felino poi, è da sempre soggetto di studi e documentari che la descrivono come una creatura imponente e magnifica.                       Sebbene da bambini vedendo un cartone o un film dove appariva una creatura come questa eravamo spaventati e stupiti, ora non siamo più noi ad avere paura, ma lei ad essere spaventata a causa nostra.

L’uomo è l’unica vera causa per cui questo animale potrebbe non sentirsi più a casa, bensì vulnerabile e indifeso: in un mondo che non gli appartiene.