Favarin/E’ più importante il presepe o il decreto sicurezza?
di Valentino Ferrari
– È notizia di pochi giorni fa che un prete, ovvero don Favarin, abbia consigliato di non fare il presepe. Quanto detto ha suscitato molte polemiche. Prima di entrare nel merito, bisogna porsi alcune domande: perché un prete ha voluto mandare questo messaggio? Qual è il problema di questa tradizione che va avanti da tantissimi anni?
Cos’è il presepe?
Il presepe è una piccola rappresentazione, riguardante la storia della nascita di Gesù. Nel presepe emergono, oltre a Gesù bambino, le figure di Maria, di Giuseppe, dell’angelo, dell’asino, del bue, degli abitanti del villaggio e a volte dei tre re magi. Sono figure diverse, sia fisicamente che culturalmente: ai tempi la Palestina era un crocevia di popoli, e oggi, nonostante siano passati 2000 anni, è ancora così.
E il decreto sicurezza?
Il decreto sicurezza è un decreto, fortemente voluto da Matteo Salvini, tanto da potersi definire suo cavallo di battaglia, nel quale sono state immesse una serie di norme riguardanti l’asilo politico per motivi umanitari, la clandestinità, l’espulsione, la sicurezza pubblica e, soprattutto, l’immigrazione. Questo decreto, diventato legge da poco, è al centro di vari dibattiti poiché viene ritenuto da molti discriminatorio verso i richiedenti asilo, e addirittura incostituzionale, dato che va contro l’articolo 3 e all’articolo 10 della costituzione, che si riferiscono all’uguaglianza di tutti i cittadini, all’importanza dei trattati internazionali e alla cessione di parte della sovranità, cosa che il ministro sembra non gradire.
Qual è il nesso fra il presepe e il decreto sicurezza?
Ipotizziamo ora per un attimo che Gesù fosse nato in Italia, dopo l’approvazione del decreto Salvini. Supponiamo anche che i tre re magi, ovvero Gaspare, Baldassarre e Melchiorre, avessero dovuto compiere un viaggio fra il loro paese d’origine, quindi la Persia. Sarebbe stato un po’ difficile, poiché avrebbero faticato ad avere il visto. Magari Baldassarre, essendo di colore e con la barba lunga, sarebbe stato trattenuto in dogana perché scambiato per un terrorista. E, prima di dargli il visto, sarebbero passati mesi. Poi, probabilmente, sarebbe stato praticamente impossibile costruire capanne, in quanto il decreto sicurezza lo impedisce. E i pastori, in viaggio verso Betlemme, sarebbero stati fermati dalla marina libica e detenuti.
Nonostante la storia del presepe sia frutto di un crocevia di diversi popoli, da oriente a occidente, per Salvini e Meloni è molto importante preservare la tradizione, poiché si credono garanti del cristianesimo. Ma la cultura cristiana deriva anche da vari scambi di popoli, da migrazioni e dall’unione di varie culture. Come la mettiamo?
Ma alla fine il presepe bisogna farlo oppure no?
Il presepe rappresenta una tradizione molto antica, si venera la storia della religione cristiana, la nascita di Gesù, il Natale, e quindi, in questo senso, va fatto. Molti dicono di non volerlo fare per opporsi a Salvini, ma in verità, è Salvini che non lo dovrebbe fare. Se antepone il cristianesimo, allora dovrebbe smetterla con tutte queste campagne discriminatorie contro i migranti. Se invece antepone il suo decreto sicurezza, allora la finisca di dire di essere cristiano. La società odierna è una società multietnica, frutto di varie culture mescolate, come, del resto, tutte le culture, perché se non fossero arrivati i germani, i franchi, gli spagnoli e i saraceni in Italia, la nostra cultura sarebbe nettamente più povera. Questo non è un problema religioso, è un problema strettamente culturale. Come si fa a preservare la cultura, senza preservarne quelle influenze che la rendono propria?