FEMMINICIDI/C’è ancora domani

Giovedì 26 ottobre usciva “C’è ancora domani”, il nuovo film di Paola Cortellesi. Il film, ambientato nella Roma del 1946, ha come argomento principale la violenza domestica. Quarantott’ore dopo, il 28 ottobre 2023 moriva Annalisa d’Auria, la 102esima vittima di femminicidio in Italia. Chissà se lei e le altre donne uccise da allora, nei loro ultimi giorni di vita, sono andate al cinema, hanno comprato dei pop corn e per due ore hanno guardato quella che poteva essere la trasposizione cinematografica della loro vita.

Trama e commento del film

Il film è ambientato nel 1946 a Roma e racconta la vita di Delia, moglie e madre, ma soprattutto una donna come tante altre tuttavia con tanti problemi, come il marito Ivano che la picchia, difficoltà economiche, il mantenimento dei tre figli e del suocero, che la disprezza. Ogni giorno si sveglia, prepara la colazione, va a lavorare, fa la spesa, prepara da mangiare, pulisce casa, dà le medicine al suocero e va a dormire. Quando fa qualcosa di sbagliato suo marito la picchia e la umilia anche davanti ai figli. La figlia Marcella la detesta perché non si ribella a quelle violenze, ma Delia rimane sotto quel tetto proprio per proteggere lei e gli altri due figli.
Un giorno incontra per strada un soldato americano a cui riporta una foto di famiglia che aveva perduto, quest’ultimo la ringrazia e promette di aiutarla in qualunque cosa, nonostante le differenze linguistiche. Quando Marcella si fidanza con Giulio, figlio di una famiglia benestante che deve la sua condizione economica al bar che gestisce, avviene un imbarazzante pranzo coi consuoceri, in cui Giulio fa la proposta a Marcella e da cui partirà una serie di eventi che cambierà il rapporto tra le due donne. Un giorno Delia riceve una lettera misteriosa di cui si capisce il contenuto solo alla fine. Questa lettera cambierà la sua visione della vita.
Paola Cortellesi esordisce in un film in bianco e nero, in cui c’è un perfetto equilibrio tra drammaticità e commedia. Non è solo una storia personale di una famiglia ma diventa anche emblema di un’intera collettività.
Anche se è ambientato nella prima metà del 1900, ha temi molto attuali: le differenze sociali, il ruolo della donna in una società patriarcale, il rapporto tra genitori e figli, il valore dell’amicizia, l’importanza del voto per la donna, la violenza domestica e anche quella psicologica: Delia sembra aver accettato passivamente la sua condizione infatti dice a se stessa “La violenza fa parte di Ivano perchè ha fatto due guerre” sminuendo così il problema.

I femminicidi in Italia

Dall’ inizio di quest’ anno le donne uccise in Italia sono state 110, l’ ultima l’8 dicembre a La Spezia. Bisogna però fare un po’ di chiarezza, perché sono molti i dati che girano in rete sul reale numero di femminicidio. Secondo l’archivio di Sky TG24, le vittime sarebbero appunto 110 divise in quattro categorie per movente: 50 in ambito relazionale, 13 matricidi, 30 per movente incerto o ignoto e 17 non correlati a rapporti di genere.
La difficoltà maggiore nello scrivere questo articolo è stata proprio il fatto del continuo aggiornamento di dati e notizie: ogni giorno emergono dettagli o aggiornamenti a cui prestare attenzione.
È questo il problema, la persistenza nel tempo. Da secoli, anzi millenni, la donna è stata maltrattata, picchiata e uccisa. Per cosa poi? La convinzione di alcuni uomini della loro superiorità e una sfrenata mania di possesso o controllo. Era geloso anche il ragazzo (che di certo non si può definire uomo) che qualche giorno fa ha dovuto risarcire una 19enne, che ha sporto denuncia poiché veniva picchiata e insultata mentre era incinta. “Sei donna, devi stare a casa e pulire” recitavano gli articoli di giornale e il 25enne, calato nella parte di “uomo” d’altri tempi, che poi altri non sono. Lo diceva ripetutamente durante il sequestro tra il febbraio e il settembre del 2021, periodo in cui la teneva rinchiusa, impedendole qualsiasi contatto. Per gelosia. Il tribunale ha deciso che dovrà risarcire 15mila euro alla ragazza e scontare 3 anni e 6 mesi di reclusione. Troppo? Troppo poco? Chi può dirlo?
Denunciare è estremamente importante e necessario in casi come questo. Secondo il “Dossier violenza di genere online”, solo nei primi 10 mesi del 2023 sono state sporte 371 denunce per minacce online, 24 in più dell’ intero 2022. Inoltre i casi di violenza di genere online gestiti dalla Polizia Postale sono stati 826. Questi dati fanno da “Vox media” per il problema: se da un lato sono numeri elevatissimi e in crescente aumento, dall’ altro significa che le donne stanno cominciando a reagire e a denunciare gli aggressori.

La violenza comincia a casa

Secondo un’ indagine del 2014, che però rimane sempre attuale, le reazioni dei bambini che subiscono violenza da piccoli si suddividono in base al sesso: “i maschi tendono a reagire, le femmine a tollerare”. I ragazzi, crescendo, hanno infatti una possibilità di riprodurre i comportamenti dei genitori in percentuali che variano dal 21,9% per chi assisteva, e oscilla tra il 30% e il 35% per chi subiva, con distinzione tra padre (percentuale più bassa) e madre (più alta.) Per le ragazze è il contrario: se sono state picchiate o abusate da piccole hanno più probabilità di esserlo da adulte. Questi numeri sono in preoccupante aumento, come lo sono i bambini esposti alla violenza.
Ancora oggi, come racconta il film, la collettività può fare molto. Ricordarsi del coraggio delle donne che hanno lottato per conquistare alcuni diritti, può essere una spinta per ribellarci. Tutti, uomini e donne, possiamo fare molto affinché la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne diventi, da urgenza e battaglia, una giornata di festa per aver raggiunto degli importanti traguardi per l’intera società. Quindi sì, bisognerà fare molti sforzi e un grande lavoro di sensibilizzazione sull’argomento, però c’è ancora speranza. Aiutiamoci.
FEMMINICIDI/C’è ancora domani

TUMORI/80 grammi da proteggere