#iPartitidelLunedì – Il Nuovo Centrodestra
Di Alice Cocurullo
– Il Nuovo Centrodestra (NCD) è il quarto partito politico italiano. Detiene 22 seggi alla Camera, 24 al Senato , 1 all’Europarlamento – nel gruppo del Partito Popolare Europeo – e 29 nei Consigli regionali.
È guidato da Angelino Alfano, a seguito della scissione del Partito della Libertà. La sua nascita è datata 15 novembre 2013, giorno in cui, nella sede di Roma, si uniscono gli ex membri del PdL favorevoli al Governo Letta, (e dunque contrari al nuovo Partito nato dalla scissione: Forza Italia, e al proprio capostipite: Silvio Berlusconi).
Dal 2014 appoggia il Governo Renzi e, dalle sue dimissioni, il nuovo Governo Gentiloni.
Sotto il Governo Letta il partito ha visto eleggere 5 ministri, un viceministro e 7 sottosegretari NCD, sotto il Governo Renzi, 3 ministri, 2 viceministri e 7 sottosegretari e sotto il Governo Gentiloni, 3 ministri, 2 viceministri e 8 sottosegretari.
Ideali
Gli ideali e i movimenti del Partito sono espressi nella testata online ufficiale: l’Occidentale.
Il partito basa i propri ideali sul cristianesimo democratico, il liberalismo e l’europeismo.
Alle prime sommosse in campo *unioni civili*, il 16 marzo 2014 Angelino Alfano si dichiara contrario ai matrimoni gay, ma successivamente il partito si dimostra favorevole.
In tema di *immigrazione*, NCD vota a favore alle votazioni per l’abolizione della legge Bossi-Fini e del decreto Maroni che prevede il reato di immigrazione clandestina. Inoltre, il 1 novembre 2014, il ministro Alfano insiste per votare in favore dell’operazione Frontex – legge che riduce il campo di controllo della marina italiana a 30 miglia di distanza dalle coste e collabora con altri Paesi europei.
Al *referendum costituzionale* di Renzi del 2016, il partito si esprime, invano, per il Sì.
Il Piano *Lavoro* del Nuovo Centrodestra prevede un sistema di protezione unico per chi perde il lavoro, agevolazioni per gli imprenditori che assumono giovani, la riduzione del cuneo fiscale ed il superamento dell’Articolo 18, affinché operi unicamente in caso di licenziamenti illegittimi.
Elezioni 2014
In vista delle elezioni europee del 25 maggio 2014, NCD si allea in lista (di simbolo unico) con l’UdC di Lorenzo Cesa. Il partito Popolari per l’Italia guidato da Mario Mauro, il 10 aprile 2014, decide di non prendere parte all’alleanza moderata Cesa-Alfaniana perché considerata come una «mossa da vecchia politica». Ciò nonostante, inserisce 5 suoi candidati nella lista, ma nessuno viene eletto.
Il 13 aprile 2014 l’Assemblea costituente di NCD vota lo Statuto del partito ed elegge Angelino Alfano come Presidente di NCD dopo la carica di Renato Schifani. Il risultato elettorale ottenuto all’Europarlamento (4% con il contributo dei Popolari per l’Italia), di poco superiore alla soglia di sbarramento, rende il partito fragile nascono scontri all’interno della dirigenza.
Nel 2014 si tengono anche le elezioni regionali in: Sardegna nel febbraio 2014 (dove NCD era assente), Piemonte nel maggio 2014 (dove NCD corre insieme all’UdC in lista unica, senza aderire ad alcuna coalizione, motivo per cui rimane fuori dal Consiglio Regionale), Abruzzo nel maggio 2014 (dove NCD corre insieme all’UdC in lista unica aderendo alla coalizione di centrodestra, grazie alla quale un consigliere viene eletto), Calabria nel novembre 2014 (dove NCD corre in lista alleatasi solamente con quella dell’UdC ottenendo 3 seggi contro nessun seggio per la lista UdC – tale risultato spinge l’UdC ad accettare la proposta di NCD di creare il gruppo parlamentare unitario di *Area Popolare* al Parlamento nazionale), ed infine in Emilia Romagna nel novembre 2014 (dove NCD corre insieme all’UdC tramite lista unica senza aderire ad alcuna coalizione e rimane fuori dal Consiglio Regionale).
Tali risultati – negativi anche nelle elezioni comunali – scoraggiano il partito.
Elezioni 2015
Il Nuovo Centrodestra si presenta solo in lista unica con l’Unione di Centro in Toscana (1,2%); in Veneto sostiene il sindaco di Verona Flavio Tosi insieme al Partito Pensionati e all’UdC (2% e un seggio); nelle Marche appoggia il governatore uscente del PD Gian Mario Spacca passato al centrodestra con Forza Italia e forma una lista unica con Marche 2020 (3,7% e un seggio); in Puglia candidò Francesco Schittuli, sostenuto anche da Oltre con Fitto e Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale (5% e due seggi); in Umbria il centro-destra si presenta unito e candida il sindaco di Assisi Ricci (2%); in Liguria, NCD sostiene Giovanni Toti – di Forza Italia – appoggiato anche da Lega Nord (2% e un seggio ottenuto grazie al listino bloccato del presidente); in Campania sostiene l’uscente Stefano Caldoro assieme a Forza Italia, Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale e Nuovo PSI (5,5% e un seggio).
Elezioni 2016
Alle elezioni amministrative del 2016, a Trieste il partito sostiene il proprio candidato Alessia Rosolen con la lista Un’altra Trieste-Popolare (Rosolen 2,63%, lista 2,83%); a Torino il partito sostiene il candidato di Conservatori e Riformisti Roberto Rosso, con la lista Unione di Centro-Area Popolare insieme all’UdC (lista 1,41%); a Milano NCD sostiene il candidato di centrodestra Stefano Parisi con la lista Milano Popolare (lista 3,14% ed un consigliere comunale eletto); a Bologna NCD sostiene Manes Bernardini con la lista Insieme Bologna; a Roma il partito sostenne il candidato di centrodestra Alfio Marchini con la lista Roma Popolare (lista 1,41%); a Isernia il partito sostenne il candidato centrista Cosmo Tedeschi, appoggiando la lista Isernia Civica (lista 1,77%); a Napoli NCD sostiene il candidato di centrosinistra Valeria Valente con la lista Napoli Popolare (lista 1,99% ed un consigliere eletto); a Cagliari il partito sostiene il candidato di centrodestra Piergiorgio Massidda, presentando in suo appoggio la lista Popolari Sardi per Cagliari (lista 3,18% ed un consigliere eletto).
I risultati sono dunque, in generale, piuttosto deludenti.
La fine di area polare
La morte del progetto tra NCD e UdC vede i primi bagliori in occasione della campagna sul referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 a causa delle divergenze tra i partiti: il Nuovo Centrodestra sostiene il SÌ, mentre l’Unione di Centro il NO.
La scissione si ufficializza il 6 dicembre 2016 (dopo la vincita del NO), da parte del segretario dell’UDC Lorenzo Cesa.
I motivi dei vari dissensi
Nonostante il partito sia nato di getto grazie al carisma di Alfano e Schifani, è proprio a causa delle decisioni e del carattere del segretario se molti esponenti di NCD hanno lasciato il partito. Molti, per di più, hanno aderito al partito rivale: Forza Italia.
Il primo è, il 5 marzo 2014, il deputato Alberto Giorgetti, sottosegretario al Ministero dell’Economia nel Governo Letta quando non viene riconfermato nel Governo Renzi.
Il 5 luglio 2014, è il turno del senatore Paolo Naccarato (ex assessore regionale della Calabria con il centrodestra ed ex sottosegretario alle riforme nel II Governo Prodi con il centrosinistra, eletto con la lista della Lega Nord in quota 3L grazie alla vicinanza con l’ex Ministro dell’Economia Giulio Tremonti), il quale critica la deriva del partito «verso il nullismo politico» dovuta, a suo avviso, alla mancanza di leadership di Alfano a causa del ruolo ministeriale.
Viene seguito dal senatore Antonio D’Alì (ex sottosegretario al Ministero dell’Interno nel II e III Governo Berlusconi ed ex presidente della Provincia di Trapani) a causa delle controversie nella dirigenza del Partito.
Un altro colpo dolente avviene il 31 gennaio 2015, quando Maurizio Sacconi annuncia, in seguito alla decisione di Alfano di votare Sergio Mattarella (PD) durante l’elezione del Presidente della Repubblica, le sue dimissioni da Capogruppo di Area Popolare al Senato a causa della totale incapacità di Alfano, di far valere la voce di NCD all’interno della maggioranza di grande coalizione (sostenitrice del Governo Renzi). Barbara Saltamartini, portavoce di NCD lo segue per il Gruppo Misto.
L’ex ministro Nunzia De Girolamo, tramite un comunicato ufficiale, il 2 febbraio 2015, consiglia ad Angelino Alfano di abbandonare la carica di Ministro dell’Interno del Governo Renzi per dedicarsi a tempo pieno alla guida del partito in vista delle elezioni regionali 2015 in modo da evitare la ripetizione dei fallimenti dell’anno precedente.
Ma l’abbandono più eclatante è quello del 19 luglio 2016 di Renato Schifani, quando si dimette da capogruppo di Area Popolare al Senato, a causa della rottura con la scelta centrista di Alfano. Il 4 agosto, infatti, aderisce con Antonio Azzollini a Forza Italia.