IRAN vs USA/ Cosa sta succedendo ?

 

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Negli ultimi giorni il mondo intero sta assistendo ad un continuo scambio di provocazioni  tra gli Stati Uniti e l’Iran ,  ma quali sono le cause di queste tensioni crescenti ?

 

Per rispondere a questa domanda è necessario considerare il clima che da qualche tempo caratterizza la zona del Golfo Persico. Già nel maggio scorso, abbiamo assistito a diversi attacchi tra cui quello alle petroliere che si trovavano a largo degli Emirati Arabi e l’offensiva sferrata con droni armati dai ribelli Houti ai danni di altre petroliere in territorio saudita. Il 19 maggio inoltre, un missile è caduto nella green zone di Baghdad mancando, di poco, il perimetro in cui sorge l’ambasciata americana in Iraq. Nonostante sia gli Stati Uniti, sia l’Arabia Saudita considerino l’Iran come il mandate di questi attacchi, la comunità internazionale resta perplessa e dubbiosa, in quanto tali accuse sarebbero sufficienti per scatenare un nuovo ed indesiderato conflitto.

 

 

 

Ma quali sono le radici di questa crisi?

Le radici del problema risalgono, secondo Trump,  al 2015, quando l’allora presidente statunitense Obama firmò il JCPOA, ovvero il Joint Comprehensive Plan Of Action. Questo accordo, siglato tra UE, Stati Uniti, Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Iran prevede che quest’ultimo si impegni ad eliminare le sue riserve di uranio e a non costruire ulteriori reattori nucleari. In cambio, l’Iran ottiene  la cessazione delle sanzioni economiche che gli erano state imposte precedentemente. Con la presidenza Trump però, la situazione ha preso una svolta inaspettata. L’8 Maggio 2018, infatti, gli Stati Uniti hanno annunciato l’uscita dall’accordo, e Trump, da parte sua,  l’ha ribattezzato come “il peggior accordo mai siglato dall’America”. Ma non è tutto, il presidente ha deciso in seguito al ritiro dal JCPOA, di attuare una strategia di massima pressione nei confronti della Repubblica Islamica, adottando un pesantissimo embargo che ha messo in ginocchio l’economia del paese. Con questo provvedimento Trump sembrerebbe voler forzare l’Iran ad accettare i termini di un nuovo accordo, ma, a causa delle forti pressioni e dall’incombente presenza militare statunitense, ogni possibile ipotesi di negoziazione viene scartata. Questa evidente “antipatia” di Trump per l’Iran potrebbe però avere cause non tanto economiche, ma quanto più politiche. L’Iran infatti è una Repubblica in cui una buona parte del governo viene eletta dal popolo attraverso delle elezioni. L’altra metà del governo, invece, è costituita da organi religiosi e dalla Guida Suprema, carica che dal 1989 è ricoperta da Ali Khamenei. Può quindi essere che una così forte presenza islamica all’interno del Governo Iraniano non sia ben accetta dal Presidente americano.

 

 

 

Trump ferma l’attacco.

È di un paio di giorni fa la notizia che Trump stesso è dovuto intervenire per bloccare un raid aereo statunitense che avrebbe avuto come bersaglio  delle stazioni missilistiche iraniane, e che sarebbe costato la vita a 150 persone se non fosse stato fermato in tempo. Un attacco però è avvenuto lo stesso, non aereo, bensì digitale. Attraverso una cyber offensiva il governo americano sembrerebbe aver colpito un gruppo di intelligence iraniano, ritenuto responsabile per l’attacco alle petroliere del maggio scorso. Nelle sue ultime dichiarazioni il Presidente statunitense ribadisce che è necessario che l’Iran non venga in possesso di alcun arma nucleare e rilancia infine il suo motto “Let’s make Iran great again”. In tutta risposta, durante l’ultima seduta del Parlamento Iraniano numerosi deputati hanno intonato il coro “Morte all’America” minacciando anche di ricorrere ad azioni legali, in seguito all’invio di un drone americano nello spazio aereo iraniano immediatamente abbattuto dai Pasdaran.

 

 

Conseguenze e prossime mosse.

Mentre il governo di Teheran si prepara, il prossimo 27 giugno ad infrangere i limiti del JCPOA, e quindi ad abbandonare l’accordo, Trump continua a mirare al rovesciamento dell’attuale Governo Iraniano. Questo potrà avvenire in due modi : attraverso una possibile rivolta del popolo, ormai ridotto alla fame a causa della gravissima crisi economica che sta investendo il paese, oppure attraverso un intervento preventivo statunitense per quanto riguarda il “problema del nucleare”. Nonostante le più che evidenti tensioni però, Trump continua a sostenere di voler evitare un conflitto armato. Di tutt’altra idea sembra essere John Bolton, il consigliere per la Sicurezza Nazionale americano, che ha intimato all’Iran di non interpretare la prudenza degli Stati Uniti come segno di debolezza. In tutta questa situazione, l’Unione Europea “paga” il fatto di non avere una vera ed unica voce per ciò che riguarda la politica estera. Ad essere maggiormente penalizzata inoltre, è proprio l’Italia essendo uno dei principali partner commerciali della Repubblica Islamica.

 

Per poter avere ulteriori notizia riguardanti questa crisi creatasi tra Usa e Iran non ci resta che attendere la riunione del Consiglio dell’ONU prevista per oggi, 24 giugno. Nel frattempo però sorge spontaneo chiedersi se si arriverà alla  siglatura di un nuovo possibile accordo o si assisterà allo scoppio di un nuovo e non desiderato conflitto.