Jasmin, l’Islam e noi: le colpe che non vogliamo

Mi hanno chiesto cos’ho provato quando ho sentito parlare dei recenti attacchi terroristici a Parigi. Oltre al grande dispiacere per le vittime che in un momento di quotidianità sono rimasti uccisi, ho pensato anche alla mia famiglia. Parte della mia famiglia infatti, precisamente quella da parte di mio padre, è di religione mussulmana. Ho pensato che ora sicuramente penseranno che quella sia una ”brutta” religione, che tutti sono terroristi. E’ brutto sentirsi dire ”non tutti i mussulmani sono terroristi, ma tutti i terroristi sono mussulmani”. Io so per certo che la mia famiglia non lo è, c’è chi pratica di piu o di meno ma sono religiosi normali come buona parte delle persone che credono in un Dio. Ho avuto paura che anche loro in qualche modo potessero essere giudicati per qualcosa che non ha nulla a che fare con il loro mondo, con il loro modo di vedere o praticare la fede. Non esiste una religione buona o cattiva e di certo l’Islam non è quello che ci vogliono far vedere. Io vedo spesso le loro usanze e alcune sono anche molto interessanti e belle: forse certe ideologie possono non essere condivise ma io ho avuto anche l’opportunità di vedere il bello di quella religione cosi come in quella cristiana grazie a mia madre. I veri mussulmani sono le prime vittime delle atrocità dell’Isis perchè anche loro pensano che tutto questo non ha a che vedere con la vera fede. Si dice che il mondo è bello perchè è vario e io ho avuto la fortuna di vedere queste cose belle e non ringrazierò mai abbastanza i miei genitori. Jasmin

“Si dice che il mondo è bello perchè è vario” così si conclude la lettera di Jasmin, una ragazza come noi con famigliari di religione mussulmana. Siamo nel 2015 eppure dobbiamo ancora temere per noi, per i nostri cari: il dolore di Jasmin provocato da queste discriminazioni infondate è reale. Tante persone al giorno d’oggi vengono mal viste semplicemente perchè appartenenti a una determinata etnia o religione. Vengono discriminati per il loro credo nonostante il motivo della guerra che ci sta toccando non sia religioso, ma politico ed economico. Hanno paura, hanno paura di esporsi in un tempo in cui dovrebbero potersi esprimere liberamente, esprimersi per arricchire il mondo con le loro tradizioni e usanze. Noi ragazzi vogliamo lottare per porre fine a questi atteggiamenti: basta essere oggetto d’odio per una colpa che non ci appartiene, basta.

Jennifer e Rachele

 

 

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