Pennsylvania: Trump in calo anche nelle sue roccaforti

di Valentino Ferrari
– Nuovo schiaffo per Trump: dopo la sconfitta repubblicana in Alabama, uno degli stati della cosiddetta Rus Belt dove Trump, nel 2016, aveva stravinto, ora anche il Pennsylvania cambia verso. Infatti, dopo le elezioni, si è vista una vittoria del candidato democratico Conor Lamb, in vantaggio di 500-600 voti sul candidato repubblicano Rick Saccone.

Una vittoria inaspettata 
Anche il Pennsylvania è uno degli stati dove Donald Trump ha trionfato, addirittura superando di oltre 20 punti la democratica Hillary Clinton. Eppure, il fatto che in Pennsylvania il candidato repubblicano sia stato superato, anche se di poco, dal candidato democratico, ha suscitato sgomento. Secondo molti analisti, Trump sta perdendo consensi anche nei paesi dove si è affermato di più. Molte persone sostengono che, infatti, nel 2020, possa vincere alle elezioni il partito democratico.
Una vittoria non accettata 
Per quanto i media internazionali abbiano già diffuso la notizia, i repubblicani non hanno accettato la sconfitta. Chiedendo quindi il riconteggio delle schede. Un valido motivo per cui non è stata accettata la vittoria democratica è il fatto che i democratici sono in vantaggio dei repubblicani di soli 579 voti, pari allo 0,3%.
Pittsburgh, la capitale dell’acciaio
Per anni Pittsburgh, città importante in Pennsylvania, è stata ritenuta la capitale dell’acciaio, infatti si stima che intorno all’inizio del ‘900 Pittsburgh producesse almeno la metà dell’acciaio di tutti gli Stati Uniti. Dopo aver abbandonato l’acciaio, la città è entrata in crisi più profonda. Ne è uscita solo rinnovandosi, divenendo, grazie alla tecnologia, una città sviluppata. Quando, nel 2009, la città è stata scelta come sede del G20, i media prendevano in giro questa decisione, in quanto Pittsburgh era ritenuta una città umile persino dagli stessi abitanti. È stupefacente pensare che in una città così legata alle materie prime come Pittsburgh ci sia stata una vittoria democratica persino nelle periferie. Eppure, questo è il segno di un’America che, dopo aver toccato il fondo, risale.