Quando il male non ci impedisce di sentirci cittadini del mondo

A cura di Chiara Manfredini

Al giorno d’oggi,il termine “cosmopolitismo” ha un significato quasi analogo a quello che aveva nel ‘700,la prima volta che fu utilizzato.

Ultimamente però, i contesti in cui questa parola viene utilizzata sono sempre più rari, sia perchè poche persone ne conoscono il significato, sia perché, alla luce degli avvenimenti che hanno colpito il mondo in questi ultimi decenni, è diventato sempre più difficile sentirsi “cittadino del mondo“.

A questo proposito, qualche giorno fa, abbiamo deciso di sentire l’opinione di Deborah, una ragazza belga che si trova a Rapallo per portare a termine uno stage,durato circa tre mesi.

Anche lei, come molti altri suoi compaesani, non è rimasta indifferente alle vicende accadute a Bruxelles, che l’hanno scioccata al punto da non farla più sentire “cittadina” belga, e che l’hanno spinta a prendere la decisione di lasciare il suo paese, in futuro.

Nonostante ciò, Deborah vuole continuare a viaggiare per conoscere, studiare, arricchirsi delle diverse culture che occupano il mondo, perché forse, la cultura è il mezzo più potente per combattere il male.

La stagista,dice di essere soddisfatta dell’esperienza qua in Italia,anche se la sua prima scelta sarebbe stata la Polonia,dove però non ci sono classi francesi.

“Qui siete tutti così calorosi e disponibili,molto di più che in Belgio,dove tutti sono più freddi e diffidenti”, dice.

Qui ha avuto modo di incrementare le sue conoscenze linguistiche, già molto avanzate in quanto Deborah parla fluentemente sei lingue, e fare nuove conoscenze, sia grazie a “Tinder“, il sito di incontri che sta diventando sempre più celebre tra i giovani, sia grazie alla sua presenza a scuola come insegnante, che l’ha anche portata a capire quale sia la strada che intende intraprendere in futuro,quella dell’insegnamento.

Grazie al prezioso contributo di Deborah,possiamo dunque giungere alla conclusione che il male,la morte e il dolore,non potranno mai ostacolare la voglia di vivere, viaggiare, conoscere, ed essere quindi, “cosmopoliti“.

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