Stitches. Mendes racconta le ferite che ci portiamo dentro

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di Camilla P.

16 anni, viso pulito, voce e sorriso dolce. Arriva dal Canada la nuova promessa della musica, scoperto ancora una volta dai social network. Dalla cima delle tendenze di Twitter alla cima delle classifiche. É infatti suo il primo posto tra le canzoni più ascoltate della settimana su Spotify e il nuovo (e primo) disco ‘Handwritten’ debuttò al numero uno nella classifica americana Billboard 200 il 14 aprile 2014, data del lancio mondiale.
Di chi si tratta? Shawn Mendes! Se questo nome non vi suggerisce ancora nulla, provate ad ascoltare il suo ultimo singolo “Stitches”, trasmesso a ripetizione da tutte le radio.
Sarà il ritmo orecchiabile del ritornello, sarà l’aspetto da bravo ragazzo, sarà la schiera di fan adoranti sempre pronte a sostenerlo. È innegabile che Shawn abbia talento, da musicista e autore di testi, con i quali sa colpire cuori e sentimenti del pubblico.

“I thought that I’d been hurt before
But no one’s ever left me quite this sore
Your words cut deeper than a knife
Now I need someone to breathe me back to life”

Chi non si riconosce in questi versi? Chi non è mai stato ferito? Chi non ha mai sofferto per frasi e giudizi negativi? Offese, scherzi, opinioni, consigli… poco importa lo scopo di tali parole, la nostra attenzione si concentra sempre e solo sul contenuto. Tutti siamo sensibili al giudizio degli altri, che ci spaventa, ci colpisce e ci condiziona. Ci condiziona fino a sconvolgere i nostri pensieri, atteggiamenti ed emozioni, cambiando il rapporto con gli altri e soprattutto con noi stessi. Noi che conformiamo la nostra personalità e adattiamo le nostre abitudini. Noi che ci fidiamo delle parole altrui e ci affidiamo ai loro giudizi. Giudizi e parole che feriscono, lasciano una cicatrice permanente, e un ricordo di quelle frasi che riecheggerà per molto tempo nella nostra mente.
A quanto pare non ne è escluso neanche Shawn, che nel videoclip ufficiale appare segnato da numerosi lividi e abrasioni, fino alla scena finale in cui si guarda allo specchio e il suo viso riflesso riappare intatto. Come a confermare che i graffi -in questo caso lesioni morali inflitte dal giudizio altrui- ci feriscono finchè noi stessi non troviamo la consapevolezza e il coraggio di alzare lo sguardo, di ammirarci allo specchio e di apprezzarci nella nostra unicità. È allora che ogni sorta di ferita sparirá sul serio, senza lasciare alcuna traccia se non la cicatrice di chi l’ha vissuta.

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