Strage Erasmus, sempre più difficile andare in gita

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di Raffaele Raminelli

La ferita è fresca, il dolore straziante. Sette nostre connazionali ci hanno lasciato nella notte tra Domenica e Lunedì. È stato un attimo, il colpo di sonno del conducente si è rivelato fatale. Il pullman ha così sbandato, colpendo prima il guardrail e successivamente impattando con un’auto che viaggiava in direzione opposta. Sono 13 in totale le vittime dell’incidente, tutte ragazze universitarie al ritorno da una festa a Valencia. Tra loro anche Francesca Bonello, studentessa genovese partita qualche mese fa alla volta della Spagna attraverso il progetto “Erasmus”. La drammaticità della vita fa emergere impetuosamente molte domande dal cuore: perché proprio a loro, all’improvviso, senza alcuna via di scampo? Perché a delle innocenti? Cosa hanno fatto per meritare una fine così tragica? Cosa possiamo fare per evitare che episodi del genere si ripresentino? I fatti recenti si inseriscono in un tema quanto mai attuale: la sicurezza internazionale. Nell’ultimo periodo l’escalation di terrore, brutalità e gratuità degli attacchi terroristici sta minando la serenità e lo stile di vita della comunità europea. Prima Charlie Hebdo, poi il Bataclan, oggi Bruxelles. Per non parlare della situazione di guerriglia permanente in cui si trova il Medio-Oriente da molti mesi. Che fare? La nostra scuola, all’indomani degli attentati di Parigi del 13 Novembre scorso ha deciso di sospendere tutte le uscite didattiche all’estero, in attesa di una maggiore stabilità politica sul piano internazionale. Numerose sono state le proteste della componente studentesca, desiderosa di conoscere nuove città e sperimentare il fascino della gita. Tuttavia, alla luce degli ultimi avvenimenti, la prudenza appare la via più saggia da percorrere per il prossimo futuro. La riflessione non si ferma però qui: è giusto rinunciare a parte della propria libertà per preservare l’incolumità personale? O la vera difesa della nostra cultura si applica continuando a vivere con slancio tutte le esperienze che ci contraddistinguono? La situazione è estremamente complicata e a nessuno spetta dare una risposta definitiva al problema. Quello che sicuramente possiamo fare adesso è stringerci nel lutto, condividere il dolore, fermarci un attimo e pregare per tutte le persone che, come le nostre studentesse, ogni giorno vengono misteriosamente private del dono della vita.

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