Terrore a Istanbul/ Skin testimone: «È stato terribile»

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di Chiara Motta

– Ore undici di sabato mattina, Istanbul. Un kamikaze si fa esplodere in pieno centro.

Almeno cinque persone sono morte così, senza motivo, mentre passeggiavano tranquillamente nella via dello shopping Istiklal, meta privilegiata nel weekend per migliaia di turchi e turisti. Oltre ai morti si contano circa 36 feriti, tra cui anche stranieri. Anche Skin, famosa cantante britannica e giudice di X Factor Italia, si trovava nella città e con un tweet descrive le sensazioni provate: «Scene orribili fuori dal mio hotel. La bellissima Istanbul è stata appena colpita da un’orrenda bomba. Il mio cuore è con le persone innocenti e le famiglie intrappolate in questa situazione malefica.» È l’ennesimo attacco terroristico a devastare la Turchia: nemmeno una settimana fa, infatti, 37 persone sono rimaste uccise da un’autobomba nel centro di Ankara e l’allarme è ai massimi livelli. Le indagini sono in corso: stando alle prime indiscrezioni il terrorista non sarebbe riuscito a raggiungere l’obiettivo e si sarebbe quindi fatto esplodere prima per paura di essere catturato. Non è ancora chiaro chi siano i colpevoli, ma le ipotesi più attendibili farebbero pensare al PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) o ad altri estremisti. La questione curda divide da molto tempo il Medio Oriente: i curdi sono un popolo senza una casa, senza un riconoscimento politico e da sempre vittime di pesanti discriminazioni. Tutti i governi, infatti, si sono sempre opposti all’idea di uno “Stato curdo”, negando loro un’identità nazionale. I nazionalisti hanno spesso fatto ricorso alle armi e, di conseguenza, le durissime repressioni hanno avuto terribili ripercussioni nei confronti della popolazione civile. Non è facile inquadrare il problema: le implicazioni geo-politiche internazionali sono infatti molto delicate e complesse. Inoltre, tantissime zone abitate da questo popolo sono ricche di petrolio: è evidente quindi che la questione abbia anche parecchi risvolti economici. Ma per quanto tempo ancora gli interessi di pochi avranno la meglio sulla sofferenza di tanti, un popolo intero?

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