Una patria sincera: il mondo

Che prospettive per il futuro dell’Italia, dell’europa tutta si presentano all’immaginazione che considera l’immigrazione crescente e inarrestabile che scavalca in piú punti le frontiere dell’Unione?

Negli ultimi dieci anni uno dei temi caldi ed il discorso piú affrontato dalla maggior parte dei politici europei è stato quello dell’ immigrazione. Ed il cruccio che piú fa disperare il fragile governo italiano è proprio la mancanza di una prospettiva che soddisfi tutti.

Le richieste di coloro che approdano coincidono con i diritti che gli sono riconosciuti alla nascita in qualità di esseri umani: sognano vitto, alloggio, asilo politico, ricongiungimento familiare, libertà. Spesso un’occupazione. Giunti in Italia, i loro desideri si infrangono presto nella mancanza di lavoro, una necessità per il futuro dei giovani, in pericolosa caduta verso la totale disoccupazione.

Chi fugge disperatamente da fame, guerra, povertà, persecuzione, chi da uno stato indifferente alle sorti del singolo, uno stato nel quale non vale la pena di restare; tutti loro corrono il sempre piú realistico rischio di ricevere nient’altro che una porta in faccia alla fine del loro viaggio. Una causa di tutto questo è l’omissione dei doveri da parte dei 26 stati europei aventi firmato il trattato di Schengen nel 1985. Il patto sancisce la libera circolazione delle persone all’interno dell’Unione, rompendo le frontiere ed evitando la paralisi dei migranti in un unico stato. Dal 2006, tuttavia, il trattato è stato – secondo i dati della Commissione europea- temporaneamente sospeso più di cento volte, impedendo così il superamento dei confini e ostacolando la viabilità delle risorse umane. Il sistema Schengen ha infatti, nel corso degli anni, sollevato numerose polemiche da parte delle minoranze ancora scettiche nei confonti dell’Unione europea e soprattutto dalle masse che malvedono i flussi migratori. Infatti, l’arrivo di molti immigrati, i recenti attentati terroristici dell’ISIS, le diversità culturali, la crisi economica e i partiti politici -che cavalcano l’onda dell’odio e della paura- hanno creato un clima di incertezza e di confusione, in cui il tema dell’immigrazione è spesso definito secondo clichè, pregiudizi e false informazioni.

Per spiegare l’incremento degli immigrati negli ultimi dieci anni bisogna innanzitutto fare una distinzione tra rifugiato, profugo e migrante.

Si definisce rifugiato colui che nella giustificata paura di essere perseguitato per razza, religione, cittadinanza, appartenenza ad un determinato gruppo sociale o per personale opinione politica, si trova al di fuori dello stato di cui possiede la cittadinanza e non puó, per tale timore, rientrare nel suddetto stato.

Con il termine migrante si intende invece un individuo che si sposta da un Paese all’altro allo scopo di migliorare le sue condizioni economiche e sociali, le sue aspettative future o la prospettiva per la sua famiglia.

Un profugo, come il rifugiato, è colui che si trova costretto a lasciare il proprio paese per diverse ragioni quali la fame, la povertà o le calamità naturali, oltre che la guerra.

La conoscenza di queste differenze è fondamentale per comprendere che gli stati DEVONO accogliere chi fugge da conflitti o persecuzioni, in base al diritto internazionale. Quest’ultimo si riferisce alla convenzione di Ginevra del 1951 che ha definito la condizione di rifugiato, il suo diritto di richiedere asilo e il dovere di un Paese di accettarlo e proteggerlo. L’incremento del tasso d’immigrazione è direttamente proporzionale all’aumento di guerre negli ultimi cinque anni: sono sorti conflitti in Africa, ad esempio in Costa D’Avorio, in Libia, in Nigeria e in altri Paesi; in medio Oriente, soprattutto in Siria ma anche in Yemen e in Iraq; in Asia, come in Pakistan ed altre zone e infine anche in Europa, in Ucraina.

Al di sopra dei confini geografici e politici, siamo tutti cittadini del mondo e, in quanto tali, abbiamo diritto a scegliere dove piantare le nostre radici e far germogliare le nostre vite. Sulla base di questa mia opinione, i governi tutti dovrebbero accettare il flusso migratorio ormai irreversibile, non paragonandolo ad un’ invasione ma associandolo invece ad un’ opportunità di accrescimento sociale, civile e culturale. La nostra società si sta inevitabilmente avviando verso una gigantesca comunità multietnica -simile al melting pot anglo-americano- che necessita una presa di coscienza da parte dei governatori affinché vengano emanate delle concrete leggi di integrazione sociale.

In conclusione, la miglior prospettiva possibile per l’Italia,l’Europa e l’umanità tutta che vedono l’immigrazione crescente e inarrestabile è quella di anteporre agli interessi politici ed economici i diritti umani e la visione del mondo stesso come unico luogo di appartenenza dell’uomo.

Una patria sincera: il mondo

Le français et les enfants