VITTORIO FELTRI/Marketing o onestà?

Nessuno mai si aspetterebbe di sentire una persona che abbia un minimo di senso logico e istruzione, pronunciare parole contro il ricordo delle vittime della Seconda Guerra Mondiale. Sembra universale il pensiero che la memoria degli errori passati sia anche la chiave per evitare che questi si ripetano, ma a quanto pare non tutti la pensano allo stesso modo.

È da poco spopolata sul web una frase che ha lasciato quasi tutti a bocca aperta, pronunciata – non con troppo stupore generale – da Vittorio Feltri, direttore del giornale Libero e centro di numerose polemiche attuali. “Gli Ebrei? Sono decenni che rompono i coglioni sulla Shoah”, dice il giornalista in diretta radiofonica, scatenando l’indignazione degli ascoltatori. Pare assurdo, ci si ferma per riascoltare meglio: si può aver frainteso, capito male? Ma no, le parole sono proprio queste.

 

NON È LA PRIMA VOLTA
Tra tutti coloro che avrebbero potuto farsi portavoce di un messaggio simile, non stupisce troppo che si tratti di Feltri, che si è fatto conoscere anche per il suo linguaggio pungente e volutamente polemico. Nel mezzo di una brillante carriera giornalistica, ha fatto dell’indignazione generale la sua arma vincente. Tra le sue affermazioni più eclatanti, spicca quella durante la sua partecipazione al programma Le Iene diversi anni fa. Alla domanda “Un aggettivo per descrivere Hitler?”, la sua immediata risposta è stata “severo ma giusto”. Pare quasi un goffo tentativo di darsi al black humor, con la piccola differenza che di solito quello fa ridere qualcuno, e raramente capita di vederlo trasmesso in prima serata sulla Rai.

Non serve andare molto indietro negli anni per scovare altre uscite discutibili del giornalista, ancora più facile è farne una collezione sfogliando le pagine del quotidiano Libero, sul quale è recentemente apparso un titolo non troppo apprezzato dal web. “Diminuisce il fatturato e aumentano i gay, c’è poco da stare allegri”, spicca in grassetto in prima pagina.

 

È LIBERTÀ DI PENSIERO?
Viene da chiedersi come un uomo di notevole cultura e grandi capacità giornalistiche possa cimentarsi in frasi talmente paradossali da lasciare spiazzati. Basta un’analisi superficiale per rendersi conto che si potrebbe trattare, in effetti, di un’ottima strategia di marketing perfettamente coordinata alla figura di un uomo che non si lascia spaventare dal giudizio dei più impressionabili. Si gioca sul dissenso iniziale, lo stupore legato all’incredulità e allo stesso tempo la voglia di far sapere che no, noi non siamo d’accordo con questi discorsi da Medioevo! Così, in un attimo, chiunque si sente in dovere di prendere le distanze dalle dichiarazioni di Feltri, finendo poi per fargli pubblicità gratuita.

Lui stesso lo ha ammesso: “certo che provoco, lo faccio apposta. Non prendetemi troppo sul serio, ci siete cascati ancora”. E così un qualsiasi articolo, anche di poco contenuto, anche di deboli argomentazioni, finisce per essere sulla bocca di tutti grazie ad un titolo che spicca tra gli altri esposti nelle vetrine dei giornalai. Sembra paradossale infatti che lo stesso Vittorio Feltri sia membro tesserato dell’Arcigay, organizzazione per i diritti LGBT. Basta fare una veloce ricerca online per rendersi conto che non mancano testimonianze del giornalista nelle quali afferma di non avere nulla contro gli omosessuali, anzi: “gli stanno simpatici, soprattutto le lesbiche, che condividono i suoi stessi interessi”.

Forse, tra qualche settimana, troveremo scritto quanto anche gli Ebrei siano suoi grandi amici. C’è poco da prendersela per un commento come tanti, o no? D’altronde si tratta di ricevere visualizzazioni, fare scalpore. Mai nulla di personale, mai nulla di troppo serio. Evviva l’onestà, evviva il dire quello che davvero si pensa, senza lasciarsi spaventare dal temutissimo politically correct, ma dove sta il confine tra brutale onestà e banale offesa?

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