ANFITRIONE/Un’esilarante commedia

Nella tragicommedia diretta da Cristiano Roccamo il pubblico esce dal teatro soddisfatto, divertito e arricchito.

Non è sicuramente facile riprodurre in un teatro moderno, con degli spettatori che non superano i diciassette anni di età, un’opera che risale a più di due millenni fà, ma i ragazzi del Teatro Europeo Plautino ci sono riusciti egregiamente, proponendo uno spettacolo comico ma allo stesso tempo interessante, rendendo chiara la trama.

 

Tra le opere di Plauto questa è l’unica a soggetto mitologico. La tragicommedia comincia con Giove che, innamoratosi di Alcmena, si presenta al palazzo della donna con le sembianze di Anfitrione, il marito impegnato nella guerra tra tebani e teleboi. Alcmena, pensando dunque di trovarsi di fronte al marito, si concede a Giove in una notte d’amore. A controllare che non arrivasse il vero Anfitrione c’era Mercurio, figlio di Giove, nelle sembianze di Sosia, il servo del re. Ma durante la notte il vero Sosia giunge presso il palazzo, dove incontra Mercurio sotto le sue sembianze; l’incontro tra i due è piuttosto comico, e si conclude con l’allontanamento del vero Sosia. Ma Anfitrione e Sosia ritornano al palazzo, stavolta non trovando Giove e Mercurio. Da qui in avanti Plauto gioca sull’equivoco, cercando di non far capire al pubblico quale sia il vero Anfitrione. La vicenda si conclude con la nascita di due gemelli, di cui uno è il figlio di Anfitrione, l’altro è Ercole, figlio di Giove.

 

L’Anfitrione viene messo in scena con una sceneggiatura semplice: un portone centrale (ingresso della dimora di Anfitrione) che richiama lo stile greco di duemila anni fà, e nessun altro scenario. La bravura, la simpatia e i canti degli attori ruotano intorno proprio a questa struttura a forma di dolmen, in cui gli attori entrano ed escono con costumi diversi. Insomma una rappresentazione della commedia plautina perfettamente riuscita in chiave moderna.


Articolo di Jordi Porrati, Ettore Ferrando ed Edoardo Pierluigi