Bellezza da scoprire

di Cecilia Guelfi

Apprendista Cicerone

É proprio questo il titolo del progetto di alternanza scuola-lavoro a cui ho partecipato il terzo anno di liceo. Già dal nome si può provare a indovinare di cosa si tratti! È un’iniziativa volta a relazionarsi e guidare in un percorso artistico-paesaggistico i turisti che visitano i beni FAI.

Cos’è il FAI?

Il FAI, ovvero Fondo ambiente italiano è un fondo, non a scopo di lucro, che si occupa di ristrutturare e dare nuova vita a migliaia di beni architettonici italiani. Nato nel 1975 su ispirazione del National Trust britannico ha come obiettivo quello di tutelare e valorizzare il patrimonio italiano. In che modo?  Educando le generazioni del domani alla conoscenza della nostra penisola e delle sue ricchezze. L’attività del FAI si concretizza in tre ambiti. Il primo é la protezione di Beni artistici e naturalistici. Il secondo riguarda la sensibilizzazione delle persone al valore del patrimonio paesaggistico e monumentale. Infine il terzo tratta la mobilitazione attiva per proteggere il paesaggio a rischio.

Gli iscritti al Fondo traducono ogni giorno in realtà l’articolo 9 della nostra Costituzione:”La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.”

Sensibilizzazione nelle scuole

Quest’associazione ha creato, in collaborazione con le scuole italiane, un progetto di alternanza scuola-lavoro per sensibilizzare i giovani alla tutela del territorio. Il mio ruolo era infatti quello di propormi come mediatore tra il Fondo e i turisti.

Di cosa mi occupavo?

Il mio compito era guidare i visitatori dell’Abbazia di San Fruttuoso di Camogli. Si tratta di un complesso assunto dal Fai nel 1983 grazie alla donazione dei proprietari Frank e Orietta Pogsen Doria Pamphilj.

Il filo conduttore delle giornate di lavoro era sicuramente la bellezza del luogo. Si partiva in battello da Camogli, costeggiando il promontorio roccioso a picco sul mare che caratterizza il paesaggio ligure. Difficile rimanere indifferenti davanti alla perfezione con cui San Fruttuoso è incastonato in una piccola insenatura che si apre nella roccia.

Borgo pittoresco ed unico per conformazione e soprattutto per inacessibilità. Gli unici mezzi per raggiungerlo sono infatti la barca o una lunga camminata panoramica, attraverso sentieri boschivi nel Parco di Portofino.

Raggiunta l’Abbazia iniziava il mio compito di Cicerone: ad ogni turista interessato davo informazioni generali sul bene. L’obiettivo era che potessero comprenderne la storia e che la visita lasciasse in loro un piacevole ricordo. Data la notorietà del sito, più volte mi è capitato di dover conversare anche con turisti di altre nazionalità e cimentarmi in una rapida traduzione di quello che ci era stato chiesto di studiare in italiano.

Abbazia di San Fruttuoso

L’Abbazia é nata come monastero benedettino, nel tempo divenne covo di pirati e quindi borgo di pescatori. Dal duecento l’Abbazia fu nelle mani della famiglia Doria che vi trasferì il sepolcro familiare fino alla donazione al FAI. Proprio grazie al Fondo é avvenuta la rinascita del complesso articolato su corpi fra loro tanto diversi come il chiostro, il monastero e la torre nolare.

Che valore ha avuto per me?

È stata un’esperienza formativa per quanto riguarda la scoperta del territorio in cui vivo e la consapevolezza del ruolo attivo che ogni cittadino può assumere nei confronti del paesaggio che lo circonda.

L’abbazia è un’oasi in uno scenario unico, tra la terra e i boschi del monte di Portofino e il mare azzurro della riviera di Levante e pertanto va protetta.

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