GIAPPONE/Il Brutale Omicidio di Junko Furuta e “17 anni”

A seguito del rapimento e omicidio di una 17enne liceale giapponese, è stato ispirato un manga, 17 anni che si basa dunque su fatti reali successi in Giappone intorno al 1988.


Il Giappone è indicato come uno dei paesi con i più bassi tassi di criminalità al mondo; il sito “ Index of Life” stabilisce che il Giappone gode di grande sicurezza, ma come ogni città ha la sua dose di crimini e omicidi, infatti, i casi di sparizione e di violenza alla fine si scoprono crimini particolarmente brutali, nei quali, la vittima viene torturata e su di essa vengono compiute le peggiori percosse, come nel caso di Junko Furuta.
Nel Novembre del 1988 la giovane Junko Furuta fu rapita sulla strada di casa, nella prefettura di Saitama da alcuni suoi coetanei, alcuni legati alla yakuza ( mafia giapponese).
La ragazza non aveva legami con i suoi aggressori, infatti, dei 4 ragazzi che la rapirono, conosceva solamente il giovane Jo Kamisaku, al quale rifiutò le avance, e proprio per questo scelse lei come vittima.
La ragazza fu tenuta prigioniera per 44 giorni, dove subì le peggiori torture, nella casa di proprietà dei genitori del giovane Shinji Minato; per evitare di insospettire la polizia i quattro costrinsero la ragazza a chiamare casa e dire ai genitori di essere scappata e che si trovava al sicuro a casa di un suo amico.
Fu possibile per i giovani compiere quelle atrocità anche a causa del poco controllo dei genitori e della paura che provavano verso il figlio, che aveva già da tempo legami con la yakuza, infatti seppur la ragazza aveva confermato di stare con uno di loro, erano evidenti i segni degli abusi che le infliggevano.
Le torture
La giovane fu violentata e torturata diverse volte da ognuno dei membri del gruppo e da altri uomini adulti invitati dai ragazzi ( probabilmente legati anche loro alla yakuza), fu costretta a compiere atti denigratori verso se stessa davanti ai ragazzi, le furono negati cibo e acqua, quindi fu costretta a mangiare scarafaggi e a bere i propri fluidi corporei e anche quelli dei suoi assalitori, vivendo in un vero e proprio film dell’orrore.
Per divertimento i giovani criminali infilarono nelle parti intime della ragazza degli oggetti appuntiti, inoltre il suo corpo riportava segni di bruciature; fu appesa al soffitto e usata come sacco da boxe, ma queste furono solamente alcune delle indicibili sofferenze che le furono inflitte, tanto che gli organi interni erano lesionati gravemente, non consentendole di muoversi e respirare bene o di mangiare, infatti le era impossibile stare in piedi e per raggiungere il bagno al piano inferiore impiegava un’ora.
Più volte aveva pregato i suoi aguzzini di porre fine a quell’agonia, tuttavia le sue richieste erano state ignorate; il 4 gennaio del 1989, la ragazza trovò la morte per mano di quei diavoli che, a seguito di una sconfitta a Mahjong, la colpirono con dei manubri d’acciaio e spranghe di metallo, e infine, la bruciarono viva.
Junko morì qualche ora dopo.
Il giorno seguente, quei mostri, gettarono il cadavere in un barile che riempirono di cemento, e abbandonarono in una discarica.
L’omicidio venne poi scoperto a causa di un altro reato commesso dai giovani, i quali stuprarono una ragazza di 19 anni, che però riuscì a scappare e quindi a denunciare i criminali.
Fu possibile recuperare il cadavere grazie ad un membro della yakuza che per paura di venire incriminato per omicidio rivelò la posizione del barile contenente il corpo di Junko, ciò portò all’arresto e alla condanna dei quattro.
Il processo
I quattro avevano scattato diverse prove che furono usate contro di loro al processo e in seguito si venne a sapere che a conoscenza delle condizioni della ragazza vi erano molte persone, che ignorarono la cosa lasciando la ragazza in balia dei mostri.
la difesa sosteneva, che essendo minorenni i giovani, non potevano essere soggetti alla pena capitale, perciò pur essendo stati riconosciuti come colpevoli, essendo minorenni la pena inflitta fu inferiore rispetto alla gravità del reato, suscitando nei cittadini giapponesi, disgusto e indignazione, motivo per il quale il Parlamento giapponese introdusse sanzioni più pesanti contro i giovani delinquenti.
Nel 2001 è stata approvata la nuova normativa che ha riformato i criteri attinenti all’imputabilità, abbassando l’età imputabile a 14 anni.
17 anni
La casa editrice J- Pop Manga, nel 2004 pubblica un manga ispirato al brutale omicidio di Junko Furuta, cusando disgusto da parte dei lettori.
L’opera il cui nome è “ 17 anni” è stata realizzata da Seiji Fujii e Yoji Kamata; i protagonisti sono Hiroki e Takashi, due ragazzi presi di mira da alcuni bulli e che vengono aiutati da Miyamoto e dalla sua banda, così i due finiscono per diventare dei galoppini di Miyamoto, compiendo brutali mansioni per inserirsi fra i membri; il culmine arriva quando la banda rapisce la giovane Sachiko di 17 anni, che diventa oggetto di orribili torture.
I due autori del fumetto riportano con spietata lucidità come le dinamiche di un gruppo porti a far perdere agli adepti ogni forma di controllo, ogni moralità e persino la consapevolezza delle proprie azioni.

Nel 2012 il cantante Mr. Kitty, in onore e in ricordo della ragazza, scrisse la canzone “ 44 days” che attraverso le tristi e crude parole, ci fa provare dolore per la morte della ragazza, facendoci anche intendere la sua esasperazione e la sua sofferenza agonizzante.