La contemporaneitá dei classici

di Cecilia Guelfi

– L’importanza e la centralità dello studio dei classici apre spesso discussioni interessanti tra esperti che però finiscono con il coinvolgere inevitabilmente anche i profani. L’opinione più comune é che la scuola italiana, per adattarsi alle esigenze dei tempi, si sia arresa all’imperativo delle tre “i” : inglese, internet, impresa. Ci si chiede quindi cosa abbiano da dire alla dispersiva simultaneità di internet, alle leggi del mercato globale, l’Odissea e l’Iliade di Omero, le Metamorfosi di Ovidio e il De Civitate Dei di Agostino.


L’identità dei classici

I classici sono compagni di viaggio verso la “Bildung” o sono un esercito di morti?Il primo paradigma che fonda e alimenta lo studio dei classici é quello dell’identità, o meglio delle identità, nelle molteplici forme di impronte, tracce, teorie, metafore. L’Europa attraverso imperium, studium e sacerdotium ha parlato latino fino al XIX secolo, il latino sembra essere destino del nostro continente. Esso é il segno linguistico unitario della pluralità che la caratterizza.

I classici sono varietas ma varietà di ordini insofferenti a leggi sovra-determinate. La cultura europea muore se si perdono le sue specificità culturali, le quali muoiono a loro volta se non si mantengono le sue espressioni linguistiche.  Quindi il mondo classico, abitato non da un pensiero unico ma da una pluralità di concezioni diverse del mondo, é testimone del molteplice, dell’autentico, di tutto ciò che contrasta con il fine monoculturale della produzione. Nell’era dell’ndefinita globalizzazione i classici sono un bel viatico per orientare se stessi, a rivendicare la propria autonomia intellettuale e morale. La lettura dei classici aiuta l’uomo a riconoscere i propri limiti e il valore altrui, insegna l’obbedienza ma mai passiva.

L’alterità dei classici

Il secondo paradigma sul quale i classici si formano é quello dell’alterità. Essi carichi delle ragioni della tradizione, contrastano con i conformismo del presente e con le mode dell’ora. Cosi radicalmente diversi da noi, temporalmente e spazialmente, ci aprono a dimensioni diverse e giuste e ci aiutano ad affrontare l’alterità rappresentata da una globalizzazione imperante e a fare i conti con la pressione massiccia di nuove culture, storicamente “altre” non riconducibili alla cultura occidentale.

Il fine della traduzione dei classici

L’identità e la diversità dei classici sono sul piano linguistico confermate dalla traduzione: il testo conserva l’identità della lingua di partenza ed acquisisce di volta in volta, il volto nuovo della lingua di arrivo. Quindi eliminare i classici dalla formazione dei giovani significherebbe mutilare la storia e la memoria. Per chi come noi Europei  affonda le radici linguistiche e culturali nella classicità ci sarebbe il rischio di non capire più chi siamo. Studiare gli autori del passato aiuta a recuperare la consapevolezza di un destino comune al genere umano, ad acquisire il senso della continuità, della pluralità, della ricchezza.

La contemporaneitá dei classici

Bellezza da scoprire