STORIA/La Domenica di sangue del 1905

La rivoluzione Russa è un argomento che nonostante le gigantesche ripercussioni che ha avuto sulla storia moderna al giorno d’oggi tende ad essere sorpassato o approssimato, essa infatti non è un singolo grande evento ma è invece un susseguirsi di rivolte e proteste tra cui spicca la “Domenica di sangue” del 22 gennaio 1905.

Ma come è morta la riforma pacifica? E perchè si è dovuto arrivare ad una rivoluzione?.

In onore dei 116 anni da quel fatidico giorno andiamo a capire che cos’è esattamente questo avvenimento, le circostanze in cui è avvenuto e le ripercussioni che ha avuto. La Domenica di sangue è chiamata così per la repressione violenta della protesta pacifica a San Pietroburgo guidata dal prete Georgij Apollonovič Gapon, la quale aveva come obiettivo il presentare allo Zar Nicola II una petizione in cui il popolo domandava numerose riforme politiche, lavorative e giudiziarie.

Questo impegno da parte di oltre 100.000 protestanti, di cui la maggioranza operai, era il risultato di anni e anni di oppressione da parte del governo il quale accentrava tutti i poteri nella figura dello Zar e aveva numerose volte rifiutato le richieste della classe operaia di migliorare le condizioni di lavoro.

La protesta era caratterizzata da una completa mancanza di violenza, i protestanti infatti cantavano inni sacri e lodi allo Zar durante la marcia ed erano completamente disarmati se non per alcune bandiere e stendardi.

Nonostante ciò lo Zar decise di lasciare San Pietroburgo e di dare completa libertà riguardo a come gestire la situazione ai generali e alla gendarmeria locale i quali riunirono 40.000 tra soldati e gendarmi per fermare la protesta.

I protestanti, divisi in diversi gruppi, iniziarono la marcia verso il Palazzo d’inverno, dove credevano stesse risiedendo lo Zar, ma si videro caricati più volte dalla cavalleria cosacca e l’accesso ai ponti bloccato da gendarmi e soldati. Imperterriti però i protestanti attraversarono il fiume ghiacciato e si riunirono all’entrata del Palazzo d’inverno dove un altro plotone di soldati li attendeva e procedette ad aprire il fuoco.

Furono sparate numerose salve sui protestanti prima che essi si dispersero e Gapon si dice che gridò, preso dalla disperazione: “ Non c’è più Zar per noi!”.

Il numero delle vittime è avvolto nel mistero in quanto tra le varie fonti i numeri sono altamenti diversi, ma si crede che ci siano stati almeno 3000 vittime tra morti e feriti.

Nicola II non ritenne l’evento come degno di nota ed infatti esso è a malapena citato nel suo diario personale, per il resto della popolazione Russa però questo evento fece viaggiare un messaggio: Lo zar non ascolterà proteste ed è pronto a tutto per difendere il suo potere, le cose non cambieranno a meno che il popolo non prenda in mano le armi e combatta per i propri diritti.

Con questo messaggio ogni possibilità di una riforma pacifica si era spenta e così i tumulti aumentarono fino a sfociare nelle rivoluzione del 1905 e infine nella rivoluzione del 1917, la quale porterà alla completa distruzione del regno dello Zar e alla seguente creazione dell’Unione Sovietica.

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