Dopo il derby l’ora di dirsi la verità
a cura della Redazione Sportiva
– Adesso che il derby è davvero passato, che i Genoani hanno meritatamente goduto il loro 3 a 0 e che i Sampdoriani hanno orgogliosamente esibito i loro 35 successi ufficiali contro i “soli” 24 degli odiati cugini, forse si può riflettere con più calma e dire la verità. Il derby della Lanterna, mai come quest’anno, segna il paradosso del calcio ligure che, con l’Entella e lo Spezia, conta ben quattro squadre nelle due serie maggiori ma che, inutile girarci intorno, fatica a decollare e a convincere. Genoa e Samp sono state entrambe, in questa stagione, squadre a rischio, squadre dove l’incertezza societaria ha contato molto in una serie A – ricordiamolo – praticamente quasi tutta in vendita ai colonizzatori stranieri. Ma la debolezza del calcio giocato nasconde la debolezza di una città che, negli ultimi anni, è schizzata in vetta alle mete turistiche della penisola, ma che non ha anima, non ha futuro. Su Genova, come del resto sul Genoa e sulla Samp (rigorosamente in ordine alfabetico), non c’è un vero progetto, un vero disegno capace di affascinare e di attrarre investimenti. Una regione esausta, dalla quale i giovani scappano, con un clima da pettegolezzo permanente e provincialotto, non sembra davvero essere lo scenario ideale di una rinascita, di un rilancio. E i derby, sempre commoventi e appassionanti, si riempiono di nostalgia per quello che sono stati e che – forse – non sanno più essere. Domenica scorsa non si è giocata solo una partita, ma lo specchio di un’intera città che attende di non essere lasciata sola, di trovare forze che sappiano unire e che sappiano dare a tutti un ideale, una meta, un sogno capace di restituite identità e forza di spirito. Non serve a niente tornare a casa, sconfitti o vincitori, se poi quello che stiamo davvero perdendo è la nostra terra, le nostre tradizioni, il nostro orgoglio di essere, prima che genoani o doriani, un popolo vero, un popolo tenace, un popolo vivo di poeti, di marinai e di sani “mugugnoni”. È questo che andiamo cercando, è questa fierezza che speriamo di trovare al prossimo derby. Commossi e carichi fin da subito, fin dal fischio di inizio.