Il Papa in visita a Milano, l’intervista e la riflessione

Di Alberto Zali

– “Scarp de’ tenis”, il mensile della strada creato e sostenuto dalla Caritas Ambrosiana e dalla Caritas Italiana, che dal 1994 collabora con i senzatetto della metropoli lombarda per la stesura dei propri articoli, ha recentemente intervistato Papa Francesco che il 25 marzo sarà in visita a Milano.

Riportiamo pertanto parte dell’intervista così da proporvi alcuni interessanti spunti di riflessione. Il tema che svilupperemo è quello dell’integrazione, argomento che molte volte, forse a causa dell’abuso mediatico di questa parola, diamo per scontato. Il titolo dell’editoriale di Scarp de’ tenis è: “proviamo a metterci nelle scarpe degli altri”. Ed è proprio a partire da questa frase che proveremo a sensibilizzarvi su quelli che sono i problemi della gente della strada, problemi che spesso tendiamo a guardare con compassione anziché con vero interesse.


Santo Padre, parliamo del popolo degli invisibili, delle persone senza dimora. All’inizio dell’inverno e con l’arrivo del grande freddo, ha dato ordine di accoglierli in Vaticano, di aprire le porte della chiesa. Com’é stato accolto il suo appello?

In tanti l’hanno ascoltato. In Vaticano ci sono due parrocchie e ognuna di loro ha ospitato una famiglia siriana. Molte parrocchie di Roma hanno aperto le porte all’accoglienza. […] Le porte sono state aperte in molte scuole cattoliche, nei conventi e in tante altre strutture.

Ci sono tanti argomenti per giustificare sé stessi quando non si fa l’elemosina” ci dice il Santo Padre, citando l’esempio di chi si rifiuta di donare dei soldi “spaventato” dalla prospettiva che il clochard li possa spendere in cattiva fede. Quante volte proviamo a scusare il nostro egoismo scaricando il peso della nostra avidità su altri: “Dovrebbero essere coloro che straparlano tanto a dare il buon esempio”. E ancora: “La chiesa non ha forse i mezzi per ospitarli tutti, che li dobbiamo accogliere noi?”. Ma non siamo forse noi fedeli il vero corpo della Chiesa? Davvero questa si limita ad una serie di istituzioni senza contemplare gli atti di noi uomini?


Perché è faticoso – come Scarp de’ Tenis invita a fare – mettersi nelle scarpe degli altri?

È molto faticoso mettersi nelle scarpe degli altri, perché siamo schiavi del nostro egoismo. A un primo livello possiamo dire che la gente preferisce pensare ai propri problemi senza voler vedere la sofferenza o le difficoltà dell’altro. Mettersi nelle scarpe degli altri significa avere grande capacità di comprensione. […] Tutti noi abbiamo bisogno di comprensione, di compagnia e di qualche consiglio.

Santità, lei quando incontra un senzatetto qual è la prima cosa che gli dice?

“Buongiorno”. “Come stai?” Alcune volte si scambiano poche parole, altre invece si entra in relazione e si ascoltano storie interessanti. […] Le persone che vivono sulla strada capiscono subito quando c’è il vero interessa da parte dell’altra persona. […] Penso che bisogni parlare alle persone con grande umanità, non come se dovessero ripagarci di un debito e non trattarli come se fossero poveri cani.

Aiutare è giusto, sempre. Ma questo aiuto non deve consistere in un atto di pena, di commiserazione di un essere infelice e meno degno di noi. Deve invece essere una mano tesa ad un nostro pari che, per via di una qualche difficoltà, è caduto ed ora ha bisogno di rialzarsi e di essere reintegrato nella società. “È importante il gesto, aiutare chi chiede guardandolo negli occhi e toccandogli le mani. Buttare i soldi e non guardare negli occhi, non è un gesto da cristiano – e, chiedo venia se mi permetto di aggiungere, non è un gesto da essere umano.

A tal proposito, Papa Francesco si è anche schierato più volte in difesa dei migranti, invitando all’accoglienza e alla carità. A coloro che si chiedono se davvero bisogna accogliere tutti indistintamente oppure se non sia necessario porre dei limiti, risponde in maniera irremovibile: “Bisogna accogliere tutti coloro che si POSSONO accogliere. Ma se i migranti non si integrano vengono ghettizzati. Per questo ogni paese deve vedere quale numero è capace di accogliere. Non si può accogliere se non c’è capacità di integrazione”.


Lei ripete spesso che i poveri possono cambiare il mondo. Però è difficile che esista solidarietà dove esiste povertà e miseria, come nelle periferie della città. Cosa ne pensa?

Qui riporto la mia esperienza di Buenos Aires. Nelle baraccopoli c’è molta più solidarietà che non nei quartieri del centro. Ci sono molti problemi, ma spesso i poveri sono più solidali fra loro, perché sentono che hanno bisogno l’uno dell’altro.

Per quanto riguarda questo punto dell’intervista, ci limitiamo a proporvi questo video a testimonianza della veridicità delle parole del Santo Padre.

https://youtu.be/fn5L9Ld2rsg


Papa Francesco non conosce Milano, l’ha visitata nei lontani anni Settanta solo per poche ore. Alla domanda: “Cosa si aspetta dalla sua imminente visita?”, egli ha risposto semplicemente che si aspetta di trovare tanta gente. Noi siamo sicuri che sarà effettivamente così!

 

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