La sfida della scrittura

di Elena Rovetta

– Saper scrivere è un’abilità che ci viene insegnata nei nostri primi anni di vita. La scrittura è anche ciò che segna l’inizio della nostra storia; è perciò considerato uno degli strumenti alla base della nostra formazione e società. Eppure, quando bisogna scrivere un tema, un articolo o un libro ci si ritrova spesso con la penna ferma puntata contro la fronte senza sapere come riempire la pagina bianca.

E questo è ciò che è successo a me quando lo scorso anno mi sono trovata a dover scrivere un racconto per un progetto scolastico come percorso per le competenze trasversali e l’orientamento; ho realizzato che non sarebbe stato così facile. Ho, infatti, dovuto affrontare diverse difficoltà che mi hanno fatto capire quanto in realtà sia impegnativa l’attività di scrittore.

La progettazione

La parte che che mi ha richiesto più tempo è stata la progettazione. Ho capito che l’immaginazione sarebbe dovuta essere il punto di partenza per la mia produzione. Il mio obiettivo: inventare una storia in cui tutti i particolari erano ben precisi, la trama avvincente, la narrazione chiara e il linguaggio adatto.

Tra i vari periodi storici studiati durante l’anno scolastico, la mia scelta ricadde su uno dei più affascinanti: la Rivoluzione francese.

Scelta apparentemente scontata. Ma la mia idea era quella di dare voce a chi nei libri di storia non ne ha, a chi, in quel momento così particolare, rimase in una posizione di indifferenza davanti a tutti quegli eventi. Ero e sono ancora sicura, infatti, che in un’era in cui le informazioni non viaggiavano così veloci come oggi e la distinzione tra le classi sociali era molto più forte, ci fosse almeno una persona che si interessasse solo della propria missione. Una persona dedita al proprio lavoro. Una persona più interessata al benessere del suo prossimo che a raddrizzare i torti di una nazione. Quella persona è Jean-Baptiste Bourgeois.

D’altronde parlare di un personaggio storico sarebbe stato molto più difficile. Troppi i documenti e i libri che attestano la verità dei fatti e vincolano lo scrittore.

Scelto il punto di partenza mi sono concentrata sui particolari del personaggio e sulla storia: di quale classe sociale volevo facesse parte? Quale il luogo di provenienza? Quando le vicende?

Alla fine sono giunta alla realizzazione di un personaggio a tutto tondo: un dottore non originario di Parigi, interessato solo a fare bene il proprio lavoro, amante della filosofia, vittima delle circostanze storiche del “Regime del Terrore”. Per la prima volta avrei dovuto dare vita su delle pagine di carta a un personaggio creato nella mia testa in tutte le sue caratteristiche e particolarità.

Una delle sfide più grandi a cui questo progetto mi ha messo davanti non è stata semplicemente quella di “scrivere”, ma di saper scrivere ciò che nella mia testa era ben chiaro affinché lo fosse anche per i lettori. Spesso nella mente siamo abilissimi registi; il problema arriva quando bisogna trasporre il film sullo schermo.

Per fare questo, la tecnica da me scelta è stata quella di procedere in modo schematico. Dal momento che decisi di costruire una storia a sfondo storico come primo passo ho dovuto raccogliere informazioni attendibili e corrette: commettere errori riguardo le circostanze storiche avrebbe fatto perdere al lettore quella fiducia che pone nello scrittore nel momento in cui apre il libro e decide di farsi guidare da lui.
Ad esempio le date citate seguono dapprima il calendario gregoriano, poi quello rivoluzionario da quando questo entra in vigore.

Quale tipo di narrazione utilizzare?

Nel corso degli anni ho incontrato diversi tecniche di narrazione; tra queste dovevo trovarne uno che si addicesse alla mia storia e, soprattutto, alle mie abilità. Alla fine ho scelto di immedesimarmi direttamente nel personaggio raccontando tutto in prima persona. Mi sembrava il modo più efficace per esprimere in modo diretto i pensieri e i sentimenti del protagonista; un metodo che rende facile anche l’immedesimazione da parte di chi legge. Per giustificare questo tipo di narratore ho deciso, alla fine, di costruire un romanzo epistolare. Destinatario della corrispondenza la madre del protagonista; ho adottato espediente del carteggio ritrovato. Sì, proprio quello del buon vecchio Manzoni.

Tra una lettera e l’altra ho inserito diversi proclami rivoluzionari. Così ho contestualizzato l’azione; ma, allo stesso tempo, ho creato un contrappunto tra la dimensione personale delle vicende del protagonista e quella pubblica degli avvenimenti storia.

E la trama?

Le prime lettere sono l’esposizione delle giornate quotidiane che Jean-Baptiste racconta alla madre. Col passare del tempo diventano anche ricche di riflessioni sugli avvenimenti circostanti finché gli eventi storici non travolgono anche lui e… no, niente spoiler.

La sfida della scrittura

Amore.