LOCKDOWN/Come è cambiato il mondo delle dipendenze

La reclusione forzata, meglio conosciuta come “lockdown”, si è dimostrata una prova alquanto ardua per l’intera popolazione mondiale. Le misure eccezionali di limitazione a qualsiasi forma di spostamento hanno svuotato le città: strade vuote, negozi chiusi e piazze deserte… Tra i tanti lati oscuri della società contemporanea, quale effetto ha subito il mercato illecito di sostanze stupefacenti? Come ha trascorso un tossicodipendente questo periodo quasi impossibilitato dal riuscire a reperire dosi di droga e rischiando gravi crisi d’astinenza? C’è stata per loro una possibilità in più di uscire dalla dipendenza? La scomparsa dei pusher ha dimostrato ripercussioni evidenti sui consumatori abituali.

Un qualsiasi spacciatore ritrovatosi in una situazione del genere, proprio come tante altre persone, si sarà ingegnato con tutti i mezzi a lui disponibili per riuscire a portare avanti il proprio “lavoro” da casa, in “smartworking”. Semplicemente lo spaccio ha cambiato “piazza”, ha subito trovato un’alternativa, trasferendosi sulle piattaforme presenti in rete, ampliando notevolmente il raggio d’azione. Internet è una rete di telecomunicazioni ad accesso pubblico, che per quanto possa essere “setacciata”, conserva sempre i suoi portali segreti e nascosti. Il “Dark Web” è teatro di molteplici attività illegali, tra le quali lo spaccio, precisamente di stupefacenti. L’accesso ad esso richiede una certa conoscenza personale a livello informatico, ma è potenzialmente raggiungibile da qualsiasi dispositivo.

In seguito a questa grande “opportunità” c’è anche chi ha messo a frutto l’utilizzo di una semplice applicazione di messaggistica: Telegram, la quale vanta una certa egemonia nel campo della pivacy degli utenti. I diretti interessati hanno usufruito della particolare riservatezza di quest’ultimo e hanno dato vita ad una nuova “finestra” dello spaccio di sostanze stupefacenti. L’accesso è ancora più facile e spontaneo e la somministrazione e scelta del prodotto avvengono mediante gruppi di migliaia di utenti spinti dalla dipendenza. Le sostanze che spiccano nell’elenco sono cocaina, droghe sintetiche ed eroina, accompagnate da cannabis di vario genere. I meccanismi di acquisto sono semplici ed immediati, con tanto di istruzioni accurate su come procedere per “non correre rischio” durante l’operazione, dalla spedizione sino a quando arriverà il pacco nell’abitazione desiderata, mediante posta.

Come dice il noto proverbio “chi cerca trova”, chi ha la volontà, riesce ad arrivare a tutto ciò senza alcuno sforzo. Ma il problema sorge con soggetti tossicodipendenti che rimangono “a secco”. Un periodo come la quarantena potrebbe essere ricondotta ad una situazione simile per molti aspetti alla disintossicazione. Secondo il dott. Riccardo Gatti, psichiatra e direttore del Dipartimento interaziendale delle dipendenze ASST Santi Paolo e Carlo di Milano, questi periodi di deficit possono portare a due generi di pericoli differenti: il primo sarebbe il metodo “fai da te”, dove un tossicodipendente mescola sostanze varie ed alcol fino a sentirsi male; Il secondo metodo prevede una disassuefazione apparente e momentanea da parte dell’individuo, per poi a fine reclusione ricadere in un uso smisurato da rischiare l’overdose.

Ormai siamo apparentemente usciti da svariati mesi dal famigerato “lockdown”, ma la situazione non è dissimile dall’anno scorso, siamo solamente più preparati. Oggi, dove siamo indotti a rielaborare completamente la nostra vita molto spesso anche in solitudine, con davanti a noi un futuro incerto, sicuramente è in agguato il pericolo che le dipendenze non siano legate solo all’abuso di sostanze tossiche. Ma in contemporanea abbiamo il tempo di elaborare soluzioni che ci permettano di sostituire queste facili e spesso letali gratificazioni con strumenti e progetti di vita… Quali?

 

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