RECENSIONE/L’arte di essere fragili

L’arte di essere fragili, come Leopardi può salvarti la vita

È il 31 ottobre del 2016 quando Alessandro d’Avenia pubblica questo libro. L’ autore ha attualmente 46 anni, è conosciuto principalmente per due suoi libri: “Bianca come il latte, rossa come il sangue” e “Ciò che inferno non è”. Alessandro d’Avenia è uno scrittore italiano laureato in lettere classiche nel 2000, nel 2006 ha frequentato un master in produzione cinematografica per poi fondare in seguito una compagnia teatrale con la quale ha creato un cortometraggio. Oltre alla passione per il teatro e per gli studi classici d’Avenia scrive libri, in particolare romanzi tra cui “L’arte di essere fragili, come Leopardi può salvarti la vita”.

La trama

Questo libro è una raccolta di lettere che sono tutte indirizzate a Leopardi. Una cosa che sicuramente colpisce è il fatto che l’autore si rivolge al poeta come “Giacomo” e non come “Il grande e inimitabile Leopardi”. In ogni lettera d’Avenia racconta delle sue esperienze con degli adolescenti che incontra nelle scuole. Parallelamente e indirettamente racconta com’è stata l’ adolescenza di Leopardi: il difficile rapporto in famiglia, le ore passate nella biblioteca paterna e molte altre vicende che fanno sì che Leopardi venga comparato ad un adolescente dei giorni nostri.È raro trovare un libro che esponga quanto difficile sia effettivamente vivere l’adolescenza. Ancora più raro è farlo attraverso uno dei personaggi più stereotipati dagli adolescenti: Giacomo Leopardi. L’autore di questo libro evidenzia quanto difficile possa essere questo periodo della vita per una persona.

L’adolescenza non è una malattia

È molto facile trovare libri che parlano di adolescenza e di adolescenti, tuttavia, però, questi testi ne parlano come di una cosa bellissima, gli anni che tutti vorrebbero vivere in loop. Un capitolo che mi ha colpito particolarmente è “Vivere le domande” che inizia proprio così: “In quest’epoca si parla tanto di adolescenti, ma si parla troppo poco con gli adolescenti”. Questa frase, ogni persona adulta che si rapporta con un ragazzo o una ragazza tra i 15 e i 20 anni, dovrebbe tatuarsela. Questo libro non dà risposte alle domande della vita però ti fa capire che anche i geni più immensi, come lo stesso Leopardi, abbiano avuto un’adolescenza difficile proprio come ognuno di noi.

Dire: l’adolescenza non è una malattia, è esporre quanto questo momento sia difficile per ognuno di noi, ma che non debba essere catalogato come una cosa brutta. Spesso i miei coetanei cercano di nascondere la parte spiacevole dell’adolescenza mettendo su un’altra faccia e modificando un po’ il “feed di Instagram”. In questo modo sembra che tutti vivano una vita perfetta, quella raccontata dai film americani, in cui mangi 20 hamburger e pesi lo stesso 50 kg. Strano no? Ma perché a noi adolescenti fa così schifo accettare che l’adolescenza non sia una malattia? Forse non c’è risposta, forse c’è ma non siamo pronti per scoprirla.


Articolo di Noa Rocca

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