SPECIALE PANDEMIA/Aurora e solitudine

La natura è una chiave che funziona bene per le porte delle nostre anime. Per quanto si pensi di desiderare un distacco da essa in favore del progresso, in realtà ci si rende conto che siamo noi a volere lei, non viceversa.

Non lo si capisce immediatamente. Solo quando si decide di andare e immergersi al suo interno si comprende la bellezza a cui si rinuncia quotidianamente.

Il viaggio

Durante l’alba di un giorno del mese settembre del 2020 decisi di ripercorrere, a distanza di quattro anni, l’itinerario da San Rocco fino ad arrivare a San Fruttuoso. Si tratta di un’escursione a piedi che copre più di sei chilometri di percorso e che permette di ammirare le meraviglie della flora e della fauna, ma anche della geologia.

Essa non è tra le opzioni più semplici per una camminata, ma rimane fra le più gettonate. Infatti risulta piacevole anche perché, pure nelle giornate calde, permette di godersi una temperatura sopportabile per via della protezione degli alberi.

Camogli - San Rocco di Camogli - Gaixella - Pietre Strette - San Fruttuoso  - L'APPENNINISTA

 

Flora e lockdown

La vegetazione è composta da sempreverdi che compongono lo strato arboreo e impediscono una forte insolazione del terreno che ne farebbe evaporare l’acqua. II sottobosco, quindi, è piuttosto rado e caratterizzato solo da alcune specie come il pungitopo e l’edera.

La diminuzione notevole dell’inquinamento durante il lockdown ha reso ancora più fresca l’aria e più pulita la terra, anche se per via delle altitudini e dell’attenzione da parte degli enti responsabili quella porzione di territorio era già in ottime condizioni.

Gli effetti della malattia

Se ad un primo impatto non si nota una grande diversità a livello ambientale (ma anche a livello sociale visto che le persone erano comunque tante), si coglie una differenza sul piano personale. E non valeva solo per me.

Infatti spesso ci si scorda che a patire le conseguenze di un problema non sono solo i diretti interessati. Il COVID-19 ha posto chiunque in uno stato di isolamento dovuto ad un virus che ci ha insegnato a guardare ogni persona con diffidenza in quanto possibile portatrice di malattia. Ha insediato in tutti noi il sospetto e il timore in modo subdolo e profondo: ha introdotto nella nostra società l’idea che l’altro possa portare qualcosa di cattivo e dannoso, anche se involontariamente.

La risposta al problema

Per contro rimaniamo animali sociali che necessitano del contatto non solo tra noi, ma anche con il mondo che ci circonda. E’ il desiderio recondito di riallacciare un legame a lungo accantonato, ritenuto necessario per puro svago e non per un bisogno proprio dell’essere umano.

Forse è per questo che io, come molti altri, ho avvertito la necessità di fare un’escursione in mezzo alla natura e non di andare in città, pur potendo. Inoltre in quei giorni c’era il timore di poter ricadere nell’isolamento, quindi si voleva approfittare di un’occasione finché possibile.

L’io e la natura

Ma un cattivo presentimento può essere una spinta ad apprezzare le opportunità a disposizione. Si diventa meno ciechi e più inclini alla percezione.

Ad esempio passando per le Batterie si ha modo di vedere e sentire molte cose. Si osservano lecci, carpini neri e roverelli. Si vedono le campanule dai colori pastello e qualche margherita luminosa. Si sentono i fruscii delle fronde e i cinguettii degli uccelli.

E in un contesto di serenità simile non servono necessariamente lunghi discorsi con gli amici, ma basta semplicemente la loro vicinanza. I momenti di silenzio non rappresentano il non parlare con nessuno, ma l’ascoltare insieme.

E forse, alla fine non siamo così soli.

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