SPRECO/Quando si vive per consumare

Viviamo in un sistema capitalistico che ci porta a comprare non in base ai nostri reali bisogni, che potrebbero essere soddisfatti con l’utilizzo di una quantità minima di prodotti, ma in base ai bisogni indotti dalla società, che ha come obbiettivo quello di condannare l’individuo a un eterna insoddisfazione, e alla creazione e al consumo di beni con un apparente potere saziante.
Il rapporto che abbiamo con il consumo è cambiato radicalmente nel corso del tempo, ma ora non è più così. Basta pensare alla cultura contadina, dove il concetto di spreco era inesistente ed ogni cosa veniva usata e riutilizzata. Oggi è diverso, la società attuale ci mette di fronte alla produzione, alla vendita e all’acquisto di tantissimi nuovi prodotti quasi ogni giorno, causando un continuo consumo, che a sua volta scaturisce la creazione di grandi quantità di rifiuti e inquinamento.
La pubblicità, una forma di cultura dominante nella nostra società, è una delle cause principali del consumismo e di ciò che ne deriva. Il suo scopo è infatti, quello di affiancare al consumo una serie di ideali positivi che possano indurre a comprare un determinato prodotto senza però provare sensi di colpa nell’effettivo desiderio materialistico che spinge a prenderlo.
Consumare per l’uomo, alienato da un sistema a cui non si può sottrarre, è un circolo vizioso molto pericoloso, dato che ognuno di noi vive per consumare e consuma per vivere. Questo succede quando ogni individuo invece di pensare al bene della collettività comune, è determinato a pensare a se stesso e ai suoi averi, dando così prova che l’economia consumistica caratterizza la nostra esistenza senza neanche che ce ne accorgiamo.
Lo spreco è un altro importante concetto su cui negli ultimi anni si pone un’adeguata attenzione.
Si ignora però che esso ha origine dal consumismo, quindi è inutile contrastare qualcosa senza prima abbattere la sua causa.
Il concetto di spreco infatti, non va limitato all’immaginario dello scarto alimentare domestico e commerciale, ma deve essere inteso come una conseguenza dell’eccessivo consumo, che si realizza attraverso l’incessante e costante bisogno di tutto ciò che è materiale e di quello che pensiamo di dover e voler avere.
Il consumismo però, sembra porsi su una strada senza ritorno, poiché è impossibile immaginare un futuro diverso,  se già nel presente in cui viviamo,  siamo controllati e guidati verso tutto ciò che è effimero.