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LA REALTA'

Caso Demoitiè: il ciclismo è sicuro come sembra?

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di Lorenzo Dodi.

La stagione ciclistica è iniziata da poco tempo, importanti competizioni sono già state disputate. Le polemiche, un po’ come nel calcio, non mancano mai: corridori trainati dalle ammiraglie, motori montati sui telai delle biciclette, gare cancellate causa mal tempo, sono solo alcune delle critiche che hanno investito l’ambiente.


L’ultimo avvenimento, che ha fatto riflettere non solo gli appasionati di ciclismo ma il mondo intero, è stato la morte del giovane corridore belga Antonie Demoitiè investito da una moto della giuria al seguito della corsa durante la classica sul pavé Gent-Wevelgem. Tanta è l’amarezza per una nuova vita persa in sella ad una bicicletta e mentre il mondo del ciclismo si stringe attorno alla famiglia del giovane belga, la squadra scagiona il motociclista cha ha urtato il ciclista: il pilota della moto aveva 20 anni di esperienza viaggiava a velocità moderata e la sua manovra era prudente e usuale, in questa circostanza il movimento non sbagliato ma inusuale è stato commesso dal ciclista che con uno scarto improvviso ha invaso lo spazio destinato in quel momento al transito della moto. Dopo la morte che è giunta durante la notte in ospedale. Alcuni organi del giovane sono stati donati consentendo di salvare la vita a tre persone. dopo qualche giorno dalla morte di Demoitiè nessuno addossa la colpa di quel tragico episodio, entrambe le parti stavano agendo nei propri limiti. E’ necessario prendere provvedimenti per limitare un il numero delle moto a seguito delle corse ciclistiche, molte di esse sono superflue,hanno solo fini televisivi e non hanno l’ obiettivo di garantire la sicurezza del corridore, sono in molti quelli che condividono questa posizione, probabilmente verranno presi provvedimenti, ma il ciclismo resta comunque uno sport tanto bello quanto pericoloso.

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NIGERIA/Quando lo sport si trasforma in guerra

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Un anno come questo, autore di catastrofi impensabili, non si lascia sfuggire proprio niente: la rabbia spesso è causa di tremendi mali. In un clima dove vittime e perdite non mancano a causa della guerra, ne sopraggiungono altre per tragedie sempre più strazianti. Nigeria, 29 Marzo 2022, con l’eliminazione dai mondiali della squadra nigeriana, in campo scendono i tifosi: infuriati per il pareggio (fatale per l’esclusione dal campionato) gli spettatori hanno trasformato lo stadio in un campo di battaglia. Una partita pareggiata 1-1 con il Ghana ha portato al fallimento della qualificazone al Mondiale in Qatar. Tragedie come questa non dovrebbero nemmeno esistere, eppure sono più attuali di quanto crediamo.

In un clima di scompiglio, rabbia e ribellione da parte dei tifosi, un medico addetto ai controlli antidoping dei giocatori è stato aggredito e ucciso. Non si conosce ancora con certezza la dimanica, ma una cosa si sa per certo: allo stadio nazionale di Abuja è scopppiato il caos. Una rabbia confusa, priva di fondamenti, sfogata su persone e oggetti, ha portato anche a questo: una luce in meno nel mondo dello sport. Anche i tentativi di rianimare la vittima, dopo essere stata percossa e calpestata violentemente dalla folla, sono stati inutili.

Così scompare un uomo, così si distrugge una famiglia: nello scompiglio di una semplice partita di calcio, un risultato sfavorevole ha portato alla morte di un innocente. L’uomo era stato numrose volte chiamato come medico in altri campionati e occasioni negli anni precedenti, ma a causa di persone così spregevoli non potrà prenderne più parte in futuro. Adesso il vuoto non è solo più in quello stadio, su quegli spalti e sul terreno da gioco devastato, ma anche nei cuori di chi lo conosceva.

Perde la vita Joseph Kabungo, che lascia un silenzio così profondo e triste da far riflettere anche i cuori più meschini. E’ bastata questa dimostrazione, qualche zolla di terreno strappata e panchine rovesciate, a insegnare che la guerra non esiste solo all’interno di determinati confini. Nessuno è salvo fuori dalle frontiere, perché a determinare la guerra è l’uomo stesso e i suoi istinti ingiusti, non  soldati e missili. La vera guerra è dentro l’uomo e per quanta paura possa fare, siamo i primi a ostinarci a combatterla contro gli altri. Questa tragica vicenda, per quanto brutale, è solo l’ennesima prova che la violenza è sempre causa e mai soluzione.

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MADRI LAVORATRICI/Come le donne liguri hanno affrontato il Covid

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Mancano ormai pochi giorni all’arrivo dell’estate e, con essa, di quel senso di spensieratezza e leggerezza che i mesi caldi portano con sé. Quest’anno, però, la fine della primavera preannuncia anche un definitivo abbandono delle tanto odiate norme anti-Covid.  (altro…)

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VIRUS/Cosa succederebbe se sparissero tutti?

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Nel corso dei secoli i virus sono stati responsabili di decine di milioni di morti, provocando malattie in parte ancora oggi incurabili. Quest’ultimo anno sarà ricordato per la diffusione della pandemia da Covid-19, che ha mietuto in tutto il mondo migliaia di vittime.  (altro…)

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