ATTUALITÀ/ Armi e USA

Gli USA sono il primo Paese al mondo per numero di armi da fuoco pro capite. Sul mercato americano (senza contare le armi destinate ai militari) circolano in totale all’incirca 357 milioni di armi da fuoco, di cui circa 270 milioni in mano civili, contro una popolazione di soli 319 milioni di persone, quindi più di una per ogni adulto.

Questo dato preoccupante ha come conseguenza il fatto che l’America sia soggetta alla più elevata media di morti per arma da fuoco del globo.

Per la maggior parte trattasi di incidenti.

Nonostante il problema sia più che evidente, un insieme di storia, cultura, politica e fattori economici continuano ad impedire agli USA, quantomeno, di limitare e porre un freno al possesso di armi.

 

Negli USA, le armi in mano ai civili sono di più delle armi possedute dalle persone in zone di guerra.

Ma chi è a detenerne il maggior numero?

La gente comune, i civili, che grazie ad un’alta e semplice reperibilità del materiale, possono acquistarne senza limitazioni.

Infatti in buona parte degli Stati americani chiunque abbia più di 21 anni può acquistare una pistola, mentre i maggiori di 18 anni possono acquistare un fucile. Questa regola che sembra contradittoria a tutti gli effetti, viene giustificata dicendo che a causa della sua misura ridotta, una pistola è facilmente occultabile, e quindi può essere portata nei pantaloni senza che nessuno se ne accorga al contrario di un fucile. Basta presentare un documento di identità: il venditore si limita a registrare i dati e associarli all’arma, che immediatamente è gia nelle mani del cliente, ragazzo o adulto che sia.

 

Per la prima volta dal 1994, i tempi di Bill Clinton presidente, la Camera dei Rappresentanti statunitense ha approvato una legge sul possesso delle armi: il “Bipartisan Background Checks Act of 2019”. Lo scopo è utilizzare l’odierno processo di verifica dei precedenti, per garantire che le persone a cui sia proibito possedere armi non siano in grado di ottenerne.

La norma si concentra sui “background checks”, ovvero sull’analisi della fedina penale degli aspiranti acquirenti di armi.

La legge ha avuto vita semplice alla Camera dei Rappresentanti, dove i democratici sono in maggioranza. Ora però passa al Senato, dove l’approvazione è meno scontata. Infatti la maggioranza repubblicana promette di opporsi con forza, senza contare che il Presidente Donald Trump ha già minacciato di porre il veto.

Sono due i motivi della decisione del Presidente stando al comunicato: l’onerosità dei controlli delle transazioni di armi da fuoco e il Secondo Emendamento della Costituzione degli Stati Uniti, che sancisce il diritto dei cittadini rispettosi della legge a possedere armi. Ogni volta che una legislazione più restrittiva sul possesso di armi da fuoco viene proposta , politici e lobby pro armi non esitano a farvi appello.

Il secondo emendamento recita:

 

“Essendo necessaria alla sicurezza di uno Stato libero una ben organizzata milizia, il diritto dei cittadini di detenere e portare armi non potrà essere infranto.”

 

 

 

 

Chi muove le fila delle armi di piccolo calibro e del loro uso crescente?

La National Rifle Association, la grande lobby americana delle armi diretta da Chris Cox, e tutte le altre lobby del settore, spingono la cultura delle armi a puro scopo commerciale.

Negli anni ’80, infatti, hanno sfruttato le paure e l’odio della popolazione bianca nei confronti della popolazione afro-americana che Ronald Reagan chiamava la “bestia nera”. Insieme con la rivoluzione reaganiana, i film polizieschi e gli show televisivi hanno giovato alla strategia di marketing delle lobby delle armi. In più, queste ultime hanno usato molte astuzie pubblicitarie come: l’apposita creazione di nuove linee di pistola per bambini e per le donne; hanno pagato i produttori di videogiochi per far apparire le loro mercanzie nei videogames di guerra; hanno convinto i proprietari di clubs sociali di fans di armi a mettere l’obbligo dell’iscrizione alla NRA per accedere ai loro clubs; hanno offerto gratuitamente l’iscrizione alla NRA agli agenti di polizia locale e polizze di assicurazione sulla vita a prezzi speciali ai poliziotti; hanno distribuito adesivi che permettono ai soci di autoidentificarsi facilmente con altri membri della NRA.

Hanno fatto sì che la NRA fosse una presenza riconosciuta, e che l’arma in sè fungesse anche da, perchè no, simbolo nel quale potersi riconoscere, nel quale sviluppare un senso di appartenenza,“like a great united club”

 

Per capire quanto sia forte la lobby delle armi in America, basta osservare la disarmante impotenza di Obama, che durante ben due mandati alla Casa Bianca non è mai riuscito, pur sempre in occasione di un episodio di violenza con le armi e di qualche tragico omicidio, a scardinare la legge che consente questa follia collettiva.

Tantomeno è riuscito a scalfire gli interessi economici che stanno dietro la legge che arma gli americani. Né purtroppo possiamo aspettarci molto da Trump che, a differenza di Obama, non dissimula la sua simpatia e tutte le sue giustificazioni a favore dei pistoleri e parla genericamente di un problema «senza soluzioni facili».

 

Il consenso attorno al possesso d’armi sarebbe salito negli ultimi 20 anni, da quando le sparatorie di massa hanno iniziato a fare più notizia. E questo proprio perchè la gente ignora che la causa dei massacri stessi è l’ingente quantità di armi in circolazione e pensa che la giusta misura da prendere sia possedere ancora più armi per proteggersi.

 

 

 

ATTUALITÀ/ Armi e USA

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