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ATTUALITA'

Danilo Mainardi, etologo esempio d’amore per i nostri amici animali

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Di Camilla Poli

– Dedicheremo l’intervista odierna a un uomo “speciale”, una persona che è stata e sempre sarà appassionata al mondo animale. Un uomo che ha fatto della propria passione una disciplina e come ama studiarla, ama anche parlarne agli altri.

BUONGIORNO DANILO, INNANZI TUTTO: COME E’ NATA LA SUA PASSIONE NEI CONFRONTI DEGLI ANIMALI?

La mia passione per il mondo animale nacque in gioventù grazie a mio padre, un pittore. Egli infatti, mi fece amare la natura fin dal primo istante. Lui ne faceva uso per dipingerla, mentre io incominciai a studiarla. Fu così che iniziammo a completare una perfezione, lo studio della natura applicato alla meraviglia dell’arte. Mi sono successivamente laureato in Zoologia a Parma.

COSA PENSA LEI DELLA NATURA? CHE IMPORTANZA LE DA?

Io da sempre mi sono reputato un “accanito” ambientalista. La natura è nata come siamo nati noi e come abbiamo il dovere di difendere gli altri uomini, dobbiamo fare lo stesso con lei. La natura va rispettata in ogni sua forma e la sua importanza non è minore rispetto al “mondo umano” perché l’’uomo senza natura è incompleto. Inoltre, essere animalisti non coincide o non si sovrappone con le scelte alimentari che uno adotta, bensì con l’attenzione al benessere degli animali. È un impegno che dovremmo tutti sentire e non accettare di mettere nel piatto carni di animali stressati in allevamenti lager.

LEI E’ UN ETOLOGO, DI COSA SI OCCUPA PRECISAMENTE IL SUO MESTIERE?

Beh… incomincio con l’affermare che essere etologi non è un vero e proprio mestiere. Vuole dire amare un mondo diverso dal proprio ed essere estremamente curiosi di conoscerlo. Il mondo animale è pieno di segreti e gli uomini possono avvicinarsene solamente con una continua sete di conoscenza, non con una pretensione a volere conoscere solo perché ne si ricava un guadagno.

ALLORA QUANDO SI PARLA DI “ETOLOGIA” COSA INTENDIAMO?

L’etologia è una disciplina scientifica che studia il comportamento animale nel suo ambiente naturale. Un mio grande mito è Konrad Lorenz, il quale mi ha fatto fare i primi grandi passi per la conoscenza di questo nuovo mondo. I suoi libri, i suoi discorsi, degni di una lettura da parte degli amanti del genere.

COSA PENSA LEI DEGLI ANIMALI? COSA LE HANNO PORTATO AD AFFERMARE I SUOI GRANDIOSI STUDI?

Il mio studio nei confronti di questa specie mi ha portato a tante soddisfazioni e non potrei mai finire l’intervista senza condividerne con voi alcune.
Una cosa certa, è che gli animali si assomigliano senza essere parenti. Infatti, vivendo nello stesso ambiente, tendono evolutivamente pian piano ad assomigliarsi. In più, la loro mente non è né migliore né peggiore della nostra, semplicemente è adatta per altri stili di vita.
Noi uomini dovremmo capire che il mondo non è bello se visto razionalmente e una società globalizzata come la nostra si governa meglio se è fatta di persone con poco senso critico.

E COSA PENSA DEL COMPORTAMENTO DEGLI UOMINI NEI CONFRONTI DEGLI ANIMALI?

Dobbiamo senz’altro ricordare che il genere umano, in passato, era immerso nella natura e la amava molto più di adesso. La grandezza e il progresso morale di una nazione si possono giudicare dal modo in cui tratta gli animali e il nostro amore nei loro confronti si misura dai sacrifici che siamo pronti a fare. Inoltre, bisogna ricordare che la compassione e l’empatia per il più piccolo degli animali è una delle più nobili virtù che un uomo possa ricevere in dono. Il dovere degli uomini è quello di sottrarli dalla crudeltà.

PER CHIUDERE CON QUESTA SERIE DI DOMANDE LE NE PONGO UN’ULTIMA, COSA FA ATTUALMENTE DELLA PROPRIA PASSIONE? CHE MESSAGGIO VUOLE CONDIVIDERE?

Attualmente lavoro come docente all’università veneziana di Ca Foscari, presidente onorario della Lipu (Lega italiana per la protezione degli uccelli) e sono da molto tempo collaboratore del quotidiano milanese.
Ci tengo soprattutto a fare riflettere coloro che disprezzano gli animali, che non sono portati ad amarli. Temo che essi vedano nell’uomo un essere uguale che ha perso in modo estremamente pericoloso il sano intelletto animale. Temo che vedano in lui l’animale delirante, l’animale che ride, che piange, l’animale infelice.
Finché l’uomo continuerà a distruggere gli esseri viventi considerati “inferiori”, non conoscerà mai né la salute, né la pace. Fintanto che massacreranno gli animali, gli uomini si uccideranno tra loro.

Perché chi semina delitto e dolore non può mietere gioia e amore.

ATTUALITA'

MALASANITÀ/Il dramma del neonato morto al Pertini

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L’otto gennaio di quest’anno, al ospedale Pertini di Roma un neonato è morto soffocato quando la madre che lo stava allattando si addormenta.

Successivamente la procura ha aperto un fascicolo: “omicidio colposo”.

Intanto però la notizia si diffonde, e il padre del neonato racconta al Messaggero di come la donna fosse sfinita e priva di energie dopo ben 17 ore di travaglio.

La moglie aveva più volte chiesto ai responsabili del reparto di portare il neonato al nido del ospedale per poter riposare, anche solo per qualche ora.

Ma il permesso le era sempre stato negato.

Nei giorni successivi il fatto ha scatenato un accesso dibattito riguardante le procedure post-parto degli ospedali.

Infatti, negli ospedali solitamente è previsto il cosiddetto “rooming-in”, ovvero il neonato subito dopo il parto, viene tenuto nella stessa stanza della madre anziché in una camera in comune con altri neonati.

A questa pratica però, dovrebbe essere sempre proposta un alternativa cioè la gestione dei neonati da parte del Asilo del ospedale, fino al termine della permanenza.

Questa seconda opportunità non viene sempre tenuta in considerazione, e centinaia di donne nei giorni scorsi hanno raccontato la loro esperienza denunciando che la possibilità di usufruire del nido ospedaliero sia stata loro  negata.

Le domande che ci si pongono in questi casi sono molteplici: Cosa sarebbe accaduto se questa donna avesse potuto riposare per qualche ora? O anche solo sé qualcuno avesse avuto cura si sorvegliarla e assisterla? La pratica di rooming-in vale per qualsiasi situazione? È  davvero la scelta più adeguata?

Il drammatico evento che ha portato  il decesso del neonato di Roma dovrebbe stimolare le coscienze e una azione diretta delle istituzioni per tutelare maggiormente la salute delle donne dopo il parto.

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DALL'EUROPA

MODA/Un italiano al timone di Luis Vuitton

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Pietro Beccari è il nuovo amministratore delegato e presidente di Louis Vuitton. Un italiano, dunque, guiderà la marca francese di lusso più nota al mondo fondata da Bernard Arnault. Beccari succederà a Michael Burke. Mentre alla guida di Dior andrà Delphine Arnault, figlia primogenita dell’imprenditore attualmente “uomo più ricco del mondo” secondo Forbes. Un cambio ai vertici che era nell’aria e attendeva solo la conferma ufficiale. Questo è forse il primo dei molti i cambiamenti che attendono il mondo della moda per questo 2023, nel management come nelle direzioni creative.

Pietro Beccari, parmense classe 1967, ha iniziato il suo percorso professionale nel settore marketing di Benckiser (Italia) e Parmalat (Usa), per poi passare alla direzione generale di Henkel in Germania, dove ha ricoperto il ruolo di vicepresidente della divisione Haircare.

Nel 2006 è entrato in LVMH in qualità di vicepresidente esecutivo marketing e comunicazione per Louis Vuitton, prima di diventare Presidente e ceo di Fendi nel 2012. Da febbraio 2018 è presidente e ceo di Christian Dior Couture, oltre che membro del comitato esecutivo di LVMH.

“Pietro Beccari”, ha commentato Bernard Arnault, fondatore e CEO di LVMH: “ha svolto un lavoro eccezionale in Christian Dior negli ultimi cinque anni. La sua leadership ha accelerato il fascino e il successo di questa iconica Maison. I valori di eleganza di Monsieur Dior e il suo spirito innovativo hanno ricevuto una nuova intensità, supportata da designer di grande talento. La reinvenzione della storica boutique al 30 di Montaigne è emblematica di questo slancio. Sono certo che Pietro condurrà Louis Vuitton a un nuovo livello di successo e di desiderabilità”.

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ATTUALITA'

SCONTRO TRA TIFOSI SULLA A1/ quando la partita si “gioca” anche fuori dal campo

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Domenica otto gennaio, sulla A1, i tifosi del Napoli battezzano l’anno nuovo con le spranghe.

È l’area di servizio Badia al Pino, nei pressi di Arezzo, l’autogrill che ha dato luogo allo scontro tra gli ultrà del Napoli e quelli della Roma.

Secondo quanto riportato dalle fonti della polizia, sarebbero 80 tifosi partenopei che, con certezza, erano presenti in quel luogo al momento delle scontro con gli abitanti della capitale, e che stanno cercando di identificare.

Invece, quattro sarebbero i tifosi napoletani, di età compresa tra i 21 e i 27 anni, ad essere stati inseguiti e successivamente fermati dagli agenti di polizia, intenti a forzare un posto di blocco a Genova Nervi. Nel loro bagagliaio erano presenti delle mazze.

 

La ricostruzione dei fatti:

Secondo i dati riportati, i tifosi napoletani diretti a Genova, che si sono fermati nell’area di servizio che ha ospitato lo scontro, sarebbero stati circa 350. A intervenire subito sul luogo è stato il personale delle forze di polizia di Arezzo, che ha impedito che la situazione, già critica di per sé, si aggravasse in modo precipitoso. Il corpo di polizia avrebbe, infatti, fermato in tempo il transito di tifosi romanisti i quali, si era appreso, che fossero diretti nello stesso itinerario, per raggiungere lo stadio San Siro di Milano(per lo scontro con il Milan).

Ad aggiungersi a quelli provenienti da Arezzo, sarebbero stati altri agenti, diretti da Arno.

I tifosi della Roma in transito raccontano del loro viaggio verso Milano: una volta nei pressi di Genova, entrati a conoscenza della presenza dei partenopei nelle vicinanze, la marcia sarebbe rallentata, fino a fermarsi all’area di sosta. Proprio in questo luogo, una parte dei tifosi campani, posizionatosi lungo la recinzione, ha iniziato a scagliare oggetti contro le autovetture degli avversari.

Immediatamente, entrambi gli esponenti delle tifoserie si sono trasferiti verso l’uscita dell’area di sosta, dove i lanci di oggetti, quali bottiglie, coltelli, spranghe, fumogeni e non solo, sono continuati per brevi attimi; proprio in questo momento, un tifoso romanista sarebbe rimasto ferito da un’arma da taglio risultando in codice giallo.

In seguito all’accaduto, i tifosi romanisti sarebbero poi ripartiti dopo poco tempo, mentre i napoletani scortati dalle forze di polizia fino alla Stadio Luigi Ferraris di Genova, dove si é tenuto il match Sampdoria-Napoli.

In direzione nord, l’autostrada é rimasta chiusa per circa cinquanta minuti.

Quanto accaduto non risulta essere un fatto eccezionale. Gli scontri tra squadre avversarie, scaturiti dal desiderio di vendetta, o da semplice smania di violenza, avvengono, purtroppo, in modo molto frequente; esattamente come furti e atti vandalici nelle aree di servizio.

E allora diventa inevitabile domandarsi: è lecito che il tifo si trasformi in delinquenza?

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