La Finlandia, guidata dalla premier Sanna Marin, per la quarta volta consecutiva, ottiene il primo posto nella classifica dei paesi più felici del mondo. Questa graduatoria, vista la situazione degli ultimi anni, si è concentrata soprattutto sugli effetti del Covid sulla qualità della vita, su come sono cambiate le vite dei cittadini e su come i governi hanno saputo affrontare l’emergenza sanitaria.
La fiducia e il rispetto reciproco tra i cittadini e la capacità del governo di reagire al Covid hanno portato la Finlandia sul podio, e dopo di lei, secondo il “World Happiness Report 2021, gli altri paesi nordici, al secondo posto si posiziona la Danimarca seguita da Svizzera, Islanda e Olanda. Per l’italia bisogna retrocedere al 28esimo posto.
Il rapporto si basa su sondaggi che chiedono il livello di felicità delle persone incrociato con il Pil e sui livelli di solidarietà, libertà, salute e corruzione. Ne sono uscite due classifiche: una che si basa sulla media di tre anni e una focalizzata solo sul 2020 per analizzare l’effetto della pandemia. Queste due classifiche presentano molte differenze, ma non sufficienti da modificare le posizioni dei paesi in classifica, confermate infatti quelle dei paesi vincenti e anche dell’Italia.
La situazione in Italia
La fiducia in se stessi, negli altri e nelle istituzioni pubbliche è un fattore che ha inciso su queste classifiche (e nella lotta al virus) molto più di quanto lo abbiano fatto disoccupazione, reddito e i rischi per la salute.
Per l’Italia le valutazioni di vita rimangono invariate dal 2019 al 2020. Se la speranza di vita ci fa risalire al nono posto, la libertà di fare scelte di vita ci fa scivolare alla 126esima posizione, gli atteggiamenti positivi alla 104esima, quelli negativi alla 46esima.
Gennaio equivale al mese più triste dell’anno per vari motivi: le temperature basse, la fine delle festività, il ritorno negli uffici e nelle aule, le giornate ancora molto corte, le ore di buio ancora prevalenti, contribuiscono a tenere l’umore basso. Questi fattori portano la maggioranza della popolazione, come spiegano alcuni studi, a definire gennaio il mese “per eccellenza” della depressione. Con l’inizio dell’anno le persone per tradizione tendono a porsi alcuni obiettivi. Questo di per sé potrebbe essere un fatto positivo, avere dei buoni propositi stimola la mente a muoversi per realizzarli. In realtà spesso accade che questi nuovi obiettivi siano in parte frutto diidee “riciclate”, di attività e di scelte che non si è riusciti a fare nel passato. Questo può spingere a sentirsi ancora più depressi.
Con i buoni propositi le persone cercano di sentirsi bene con loro stessi e in mezzo agli altri. Anche questo però lascia sottintendere che qualcosa forse in precedenza non ha funzionato, che molti desideri non sono stati soddisfatti.
Le prime settimane dell’anno si tende dunque a dare inizio a nuovi progetti, a fare programmi ben delineati nel tempo e nei modi. Questo spinge a impegnarsi, a prendersi delle responsabilità e porta anche a sentire il dovere di portarli a termine. Da un alto questo risulta positivo, dall’altro il dovere incombente può generare altra ansia.
Alcuni studiosi hanno dirittura indicato il terzo lunedì del mese come giorno cruciale per il picco di depressione. Lo hanno chiamato ‘Blue monday’ e hanno spiegato che solo in quel momento il cervello realizza definitivamente che le festività natalizie sono finite. Questo è il risultato di un’equazione creata da Cliff Arnall, uno studioso dell’università di Cardiff. La teoria è stata pubblicata nel 2005 e ha fatto molto scalpore tra gli studiosi e nell’opinione pubblica.
Anche se in realtà l’equazione su cui si basa viene ritenuta da molti priva di basi scientifiche, molti psicologi indicano dei rimedi e consigliano tra l’altro di affrontare questo giorno modificando le proprie abitudini quotidiane.
Sarà davvero così? Davvero gennaio è il mese più depressivo dell’anno? Se guardiamo i lati positivi possiamo vedere che le giornate sono sì ancora corte ma in realtà si stanno già allungando. Il freddo può dare fastidio ma può anche essere una scusa per starsene in casa davanti al camino a leggere un bel libro. Il brutto tempo può spingerci anche a guardare un bel film in televisione, o addirittura andare a teatro o al cinema. Chi è appassionato di sport invernali approfitta della neve per praticarli. Per chi ama lo shopping o ha bisogno di rinnovare il guardaroba gennaio è anche il mese dei saldi.
In realtà bisogna comunque considerare che la depressione è anche una malattia che può colpire chiunque ma, in quanto malattia, può anche essere curata. Se da un lato l’inverno può facilmente acuirne i sintomi, dall’altro c’è sempre la speranza che si possa debellare. Chissà che tra i buoni propositi di qualche ricercatore non ci sia per il 2023 quello di sconfiggerla.
Il Taijiquan (太极拳) è un’arte marziale Tradizionale Cinese praticata da molti secoli, che nel tempo si è sviluppata in diversi stili, quali lo stile Chen, lo stile Wu, lo stile Sun e lo stile Yang.
Prima di vedere quali sono i benefici del Tai ji e le diverse forme e stili di questa disciplina, facciamo chiarezza in merito alla terminologia.
Premetto che nella lingua cinese, i caratteri sono la stilizzazione di antichi “disegni” che tipicamente esprimono concetti anche complessi e strettamente legati alla cultura e storia cinese. Ad aumentare la confusione della traduzione subentra il sistema di translitterazione fonetica. In effetti, quello usato oggigiorno è stato codificato e diffuso in Cina dagli anni ’60. Prima di quel tempo vi erano diversi sistemi codificati dagli occidentali e il più usato era il Wade-Giles. Il tempo, l’apertura della Cina all’occidente e la difficile e scarsa conoscenza della lingua hanno portato all’attuale e spesso imprecisa scrittura.
Prendendo ad esempio il nostro termine, che nel sistema fonetico cinese si scrive Tai Ji Quan, se utilizzassimo il sistema Wade-Giles diverrebbe T’ai Chi Ch’uan.
Ciò ha portato a non pochi malintesi specie sul termine Ji (Chi) assumendolo al termine corrispondente di “energia” che, nella traslitterazione ufficiale, si pronuncerebbe Qi. Quindi i tre caratteri che compongono il termine Taiji Quan sono: Tai(太) significa il migliore, il supremo, come Ji(极) è il punto massimo, l’estremo. Insieme indicano l’Origine Assoluta. Aggiungendo Quan(拳), che si può tradurre con pugno, arte marziale o anche movimento, esprime così la sua connotazione di “arte del movimento originario”. In occidente si sono originate svariate traduzioni come “il pugno supremo “, “pugilato della suprema polarità” ecc.… Infatti il Taiji mette in relazione la filosofia taoista della dualità, Yin e Yang, con la medicina tradizionale cinese. I primi documenti ritrovati che riguardano il Taijiquan risalgono al 1600 con lo stile Chen, mentre lo stile Yang è attualmente il più diffuso e popolare.
Lo stile Wu è invece un’evoluzione diretta dello stile Yang, la cui caratteristica principale è la leggerezza dei movimenti uniti a una grande efficacia sia terapeutica che marziale.
Il Taijiquan è conosciuta per avere effetti benefici sia dal punto di vista psicologico, sia dal punto di vista fisico in quanto favorisce il controllo dell’equilibrio e il recupero di agilità e forza, soprattutto se praticato da soggetti più anziani.
Riassumendo brevemente i benefici maggiormente documentati dagli ormai numerosi studi medici esistenti sono: equilibrio, forza, miglioramento del sistema cardiovascolare, delle condizioni psicologiche e molti altri studi hanno dimostrato un rafforzamento del sistema immunitario, del sonno e della qualità della vita in generale.
L’analisi dell’efficacia del Taijiquan parte dall’analisi sulle cause che comportano le principali alterazioni dell’andatura e della postura che ormai affliggono una buona parte dei ragazzi. L’esercizio di questa disciplina può, attraverso la pratica costante, contrastare e inibire tutte le problematiche legate alla schiena e altri problemi muscoloscheletrici.
Non vi sono particolari controindicazioni per il Tai Ji. Questa disciplina è infatti adatta per giovani e anziani, sportivi e persone sedentarie.
Tuttavia, se soffri di un problema muscoloscheletrico o di una condizione medica che influenza le tue capacità di movimento, o se stai assumendo dei farmaci che causano vertigini o confusione, prima di seguire un corso di Tai Ji ti consigliamo di chiedere un parere al tuo medico.
Con buone probabilità, sarà lui stesso a spronarti a intraprendere questo meraviglioso viaggio verso l’equilibrio e il benessere fisico e spirituale.
Pochissime ore fa è stata annunciata con grande soddisfazione la novità del brand parigino Louis Vuitton. Il progetto in questione è il risultato di un’ampia iniziativa che darà vita al primo hotel targato LV. L’intento è quello di riprendere l’eleganza, l’esclusività e il lusso di un marchio apprezzato nel mondo e che adesso si trasformerà in una strutttura a tutti gli effetti sorprendente.
Vantaggi e innovazioni nei quartieri parigini
Louis Vuitton avrebbe scelto come sede per il nuovo hotel lussuoso il centro di Parigi, più precisamente verrà collocato nella Rue di Pont Neuf, un quartiere ricco di vita notturna ed eventi aperti a tutti. L’esperienza garantita da questo progetto, afferma Michael Burke, offrirà ai clienti interessati la possibilità di immergersi totalmente nelle proposte del brand.
L’idea è quella di offrire un servizio mai realizzato prima, fornendo vantaggi e innovazione a un quartiere parigino elegante e particolare come quello scelto per la costruzione dell’hotel. Una vera e propria rappresentazione edificata nel centro della città natale del marchio. Non si sa precisamente a quali canoni estetici si ispirerà l’edificio, ma tutto fa pensare a una riuscita strepitosa della costruzione: una nuova “casa per la moda”
Solo l’inizio di un successo ambito
Sembra che questo sia solo uno dei primi progetti di LV e l’inizio di una catena di alberghi, negozi e caffè nella capitale francese; il progetto mira ad estendersi in tutto il mondo. A proclamare questa notizia è il presidente e amministratore delegato Michael Burke, che in un’intervista ha lasciato sognare i suoi ascoltatori. L’albergo presenterà una panoramica a 360° di lusso, stupore e ospitalità: ciascuno avrà la possibilità di godere della “vista più spettacolare del mondo“- afferma Burke – “con scorcio sulla torre Eiffel e Notre-Dame de Paris“.
La sua posizione è stata studiata anche dal punto di vista panoramico per colpire a tutti gli effetti i visitatori. Seguirà l’inaugurazione di uno spazio chiamato LV Dream, in cui verrà presentata la collaborazione di Louis Vuitton con diversi artisti, accompagnato da un negozio di articoli regalo e una caffetteria gestita dal capo pasticcere dell’hotel Cheval Blanc.
Un’esperienza conivolgente a 360°
L’interesse degli ideatori non è dunque quello di esporre a tutti gli effetti i beni di lusso e i prodotti, quanto di far provare l’esperienza di entrare in una boutique di alta moda. L’intento non è quello di comprare esclusivamente articoli costosi, ma di godere della raffinatezza di ogni invenzione e design, profumo, colore.
Si tratta di un obiettivo ambizioso? assolutamente sì, ma a tutti gli effetti realizzabile. L’edificio sarà anche ecosostenibile e moderno, punterà a un migliore sfruttamento degli edifici del quartiere e ad attirare fino a 2000 visitatori al giorno. Si parla di 4omila m², una decina di sale con disposizioni di vario tipo e attività da proporre ai agli ospiti. Con un’attività di sette giorni su sette, garantendo il benessere collettivo, susciterà l’interesse di tutti. Sembra davvero essere una nuova promessa per la moda