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L'EDITORIALE

Il valore dell’amicizia: ecco cosa ci insegna oggi Il Piccolo Principe

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“Gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercati le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercati di amici, gli uomini non hanno più amici.” Siamo davanti ad un estratto preso da “Il piccolo principe”, libro scritto da Antoine de Saint-Exupéry, che negli anni è riuscito a fare il giro del mondo conquistando milioni di lettori.

La trama è semplice, tanto da rendere il libro adatto anche ai più piccoli. I due personaggi principali sono un pilota e un giovane principe che abita su un asteroide in compagnia di una rosa e alcuni baobab. Nel libro il pilota, dopo aver sentito i racconti dei viaggi del principe, gli consiglia di recarsi sulla Terra dove sicuramente troverà la giusta compagnia. Una volta atterrato sul nostro pianeta vediamo il giovane incontrare diversi personaggi con cui avrà conversazioni piene di significato che impartiranno a noi lettori innumerevoli “lezioni di vita”.

L’importanza dell’amicizia

Lungo tutto il libro vediamo come uno dei temi cardine sia l’amicizia: valore ormai troppo spesso scontato e sottovalutato.

“Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una musica.”

Ecco un altro frammento che vale più di mille parole in materia di amicizia. L’amico è colui che ti smuove il cuore, ti fa sentire completo, a tuo agio ed è sempre pronto a sostenerti, soprattutto quando tutti gli altri si fanno da parte.

Con un amico ti puoi sentire a casa: i tuoi difetti con lui diventano pregi e tutte le stranezze che avete in comune creano magicamente gli attimi più belli che potreste mai vivere insieme.

Il concetto effimero di amicizia

Instagram, Facebook, Twitter e Snapchat: se dovessimo contare i nostri “amici” sui social non ci basterebbe un’intera giornata, ma sono veramente definibili tali?

Momenti indimenticabili possono essere vissuti in carne ed ossa così come su uno schermo, l’importante è che il concetto di amicizia non subisca variazioni. Moltissime persone hanno amici che vivono in altri paesi o direttamente in un altro continente e l’unica soluzione per ridere e scherzare insieme è fare lunghe sedute su face time.

Questo non svaluta in nessun modo il concetto di amicizia, purtroppo la distanza è una brutta bestia che non si può togliere di mezzo quando si vuole, soprattutto ora in tempi di pandemia.

Criticabile potrebbe essere la nuova interpretazione di amicizia che hanno portato i social con il loro arrivo. Ormai quelli che anni fa erano considerati mutuals (persone mutuali, conoscenze di conoscenze) sono definiti come “amici” perché magari ci si segue su instagram e a volte ci si commenta sotto dei post.

Ma queste persone ti conoscono davvero? Come viene scritto nel libro, sentissi i loro passi ti nasconderesti nel terreno o sbucheresti fuori contento?

Un valore insostituibile

L’amicizia è fondamentale, non possiamo viverne senza. E’ proprio grazie all’importanza di questo valore infatti se in una stanza completamente vuota ci sentiamo voluti bene e per niente soli.

Nella nostra vita incontreremo tantissime persone e saremo noi gli arbitri del nostro futuro in materia “amicizia”, decideremo noi chi fare entrare nella nostra quotidianità e chi lasciare indietro. Come nel libro stesso viene scritto: “ho fatto di te mio amico e ora sei per me unico al mondo.”

 

 

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IRAN/Quando il problema è di chi comanda

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Che cosa è un cittadino? Usando la definizione di Treccani: “Chi appartiene a uno stato (cioè a una comunità politica, a una nazione), e per tale sua condizione è soggetto a particolari doveri e gode di determinati diritti”. E lo stato non è forse la quintessenza della volontà dei cittadini che lo compongono?

La repressione

Al termine di un 2022 di continue proteste, ci chiediamo se le donne, sempre più soffocate in Iran, si possano definire cittadine di uno stato che non viene loro incontro, e che certamente non le rappresenta.

Perché è indubbiamente semplice chiudere un occhio sull’insignificante questione dei diritti umani, ma irrazionale non aspettarsi che il popolo da te rappresentato non vada d’amore e d’accordo con questa decisione.

Le risposte violente delle autorità, condite da sparatorie sulla folla, interrogatori duri (leggi: tortura) e molti altri trattamenti di favore, fanno presumere che il presidente, Ebrahim Raisi, non abbia davvero tutto sotto controllo, come invece ha fatto intendere nelle sue ultime dichiarazioni.

Il ruolo dello sport

Come già abbiamo potuto osservare in molti scenari di questo stampo, lo sport si fa spesso carico delle voci più coraggiose, che mettono in gioco il percorso di una vita, le fatiche degli allenamenti e la possibilità di partecipare a competizioni importanti, nella speranza di un futuro migliore.

Tutte le donne che dall’Iran fanno sentire la protesta attraverso lo sport vanno riconosciute, ma sentiamo particolarmente vicine la 22enne Mahsa Amini, fermata a Teheran e arrestata perché non indossava correttamente l’hijab, morta tre giorni dopo, e Elnaz Rekabi, la scalatrice vittima di numerose minacce, la cui casa è stata persino demolita (la CNN su Twitter).

“Ci moltiplichiamo”

Queste le parole di speranza che hanno iniziato a circolare su Twitter, da quando Sara Khadim ha partecipato, senza l’hijab, al campionato del mondo di scacchi in Kazakistan. La giovane donna, di soli 25 anni, ha dimostrato una strenua resistenza nei confronti delle minacce ricevute, e il suo contributo alla causa è senz’altro molto discusso.

A farsi sentire, però, non è solo qualche sportivo o alcuni personaggi di rilievo, ma da circa tre mesi continuano le proteste da parte di un popolo piegato dalla tirannia: queste di recente hanno assunto anche i primi colori della violenza (molotov lanciate in edifici religiosi), preannunciando un non così lontano botta e risposta tra polizia e manifestanti.

Fino a che punto si considerano accettabili le azioni di un popolo delegittimato? Ribaltare il potere può davvero portare al miglioramento della condizione delle donne in Iran?

 

 

 

 

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L'EDITORIALE

Il futuro di un ritorno al passato

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La questione ha origine in Russia, paese di cui attualmente si parla parecchio, in questo caso per un motivo differente ma in un qualche modo pertinente: la Duma, la camera bassa del parlamento, ha approvato una legge contro la “propaganda gay”.

Quest’ultima impedirebbe di discutere della cultura lgbt+ e gender non più soltanto ai minorenni, com’era stato dal 2013 a oggi, ma anche agli adulti: infatti anche solo parlarne incentiverebbe a impostazioni sessuali esenti dalla tradizione.

Sarebbe dunque il caso di limitarsi a un’informazione che sostenga invece il concetto di famiglia tradizionale (definizione che include una critica nei confronti di coloro non vogliono avere figli) proprio durante il coinvolgimento in una guerra ibrida e allontanarsi ulteriormente dall’occidente e dal progressismo?

Infatti per il paese calato in una situazione del genere, diventa insufficiente proteggere soltanto i figli, bisogna estendere il provvedimento a tutta la società, nonostante si sottintenda che i suoi legittimi componenti debbano rispettare il prototipo cishet, in nome dell’eteronormatività.

Ognuna delle motivazioni sopra elencate sarebbe valida se non si parlasse di diritti umani e civili, della limitazione della libertà di una parte della comunità in un modo e di questa nella sua totalità in un altro.

Così le violenze a danno di persone lgbt+ sono diffusissime all’interno del paese, molte preferiscono non denunciare per paura di ritorsioni.

Sorge quindi spontaneo chiedersi quali potrebbero essere le prossime evoluzioni di questa situazione: le norme previste subiranno ulteriori restrizioni? o si preferirà lasciar andare la presa, così da contribuire alla diffusione del benessere?

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L'EDITORIALE

L’ideologia non è una strategia

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E’ iniziato tutto poche settimane fa, intorno al caso della nave Ocean Viking: un pasticcio gestito malissimo con una nave carica di più di 230 persone in fuga dall’Africa che non solo non trova rifugio e assistenza presso un porto italiano, ma è costretta a spingersi verso nord, verso Tolone, per ricevere ristoro.

 

VENTI DI CRISI

Fin qui la cosa sarebbe umanitariamente grave, ma politicamente non gravissima: è il governo della destra, insediatosi in Italia non appena un mese fa, che sui migranti decide di dare un segnale forte alla comunità internazionale e che – a voler essere benevoli – si potrebbe declinare con l’antico motto “chi sbarca in Italia, sbarca in Europa”. Il pugno duro, pertanto, potrebbe rappresentare una richiesta forte ai paesi dell’Unione: o ci aiutate o non capite che cosa sta succedendo.

 

L’ERRORE ITALIANO

Il punto è che la cosa andrebbe concordata. Concordata con i nostri partner e costruita nell’ambito di una strategia politica capace di portare al tavolo europeo un problema di tutti. Sembrava averlo capito Meloni, sembrava che tra lei e Macron le cose potessero funzionare, ma qualcuno al ministero non ha aspettato che l’accordo si chiudesse e ha pubblicamente invitato la nave “ad andare in Francia”.

 

LA REAZIONE FRANCESE

Da qui la stizza di un governo d’oltralpe che tutti i giorni deve fronteggiare gli attacchi xenofobi della Le Pen in un parlamento ormai ostile al Presidente. Da qui un lungo gelo scalfito solo dalla telefonata tra Macron e Mattarella, ma che non si è ancora tradotto in una riconciliazione.

 

CONSEGUENZE SUL GAS E SULLE PARTITE DECISIVE

Meloni perde così un alleato importante, un alleato decisivo nella guerra del gas che il nord Europa vorrebbe non combattere perché troppo beneficiario dei risvolti positivi che la congiuntura attuale permette in suo favore. Per fare il pugno duro sull’ideologia, Meloni si ritrova senza strategia. Come se le battaglie, in fondo, si vincessero con le posizioni di principio.

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