La paura di amare

di Claudia Demontis

– Ma si ricorda un tempo in cui non si aveva paura di amare, un periodo in cui, nonostante ci fossero maggiori limiti e notevoli censure, era l’amore ad essere la più libera manifestazione, e protesta, dei nostri sentimenti e di noi medesimi.
Abbiamo sentito parlare di un di un’epoca in cui le ragazze baciavano i militari di ritorno dalla guerra, prime pagine piene di sconosciuti insieme ad altri estranei uniti dall’energica forza dell’amore.
Ci hanno raccontato che le emozioni non sarebbero dovute essere mai represse, nascoste e non se ne dovesse, affatto, aver vergogna.
Qualcuno ci ha detto che l’amore non fa male, non ferisce, e non illude: è l’uomo che, colpevole inconsapevole delle sue azioni, distrugge tutto ciò che lo circonda. L’ umanità ha passato millenni a cercare innovazioni che portassero ad un’evoluzione non facendo altro che danneggiare il mondo, e ora che è riuscita a distruggere il posto in cui vive,non può che massacrare se stessa e chi le sta intorno.
Nella realtà che affrontiamo, non facciamo altro che sentire parlare di dolore, disgrazia, perdite, crisi, attentati. I ragazzi di oggi non sono in grado di amare: c’è paura. Quanto è drammatica l’ilarità della situazione: persone che si sentono a loro agio nel pugnalare le persone ma insicuri tra le braccia delle persone che li amano. Cosa ci ha resi così insensibili ed intoccabili da un sentimento così mistico come quello dell’amore? Sappiamo perfettamente cosa sia,lo riconosciamo, l’abbiamo letto tra migliaia di pagine di libri, l’hanno studiato i filosofi, ne parlano i film, lo vediamo ovunque, intorno a noi, ma non ci sentiamo in grado di appropriarcene, ottenere e meritare un dono così immenso senza alcun limite. Siamo bravi anche nel giudicare, grandissimi spettatori delle vite altrui ma pessimi autori della nostra. Forse, realizzare di meritare qualcosa di bello è diventato più complesso che accettare la dura realtà. Tutto finisce, non c’è un limite alla temporaneità, non si contrasta la morte, la fine di una relazione e, forse, è proprio per questa ragione che abbiamo così tanta paura di sfidare il divenire: ci sentiremmo come se corressimo controvento e salissimo le scale mobili al contrario e nuotassimo controcorrente e vivessimo nonostante siamo tutti destinati a morire; ecco il mito della prima pagina, le prime parole da impostare per chi scrive, il timore di sbagliare o non esprimere correttamente ciò che si pensa e prova. E l’amore è riempire un diario vuoto di storie diverse, una sulla famiglia, un paio sugli amori di una vita che non dimenticherai mai, altre anche su quegli sconosciuti il cui sguardo incroci per una volta e non incontrerai più, poi ce ne saranno su coloro ti hanno fatto soffrire ed ancora di più su chi hai ferito, racconti di compagni di folli avventure, di relazioni improvvisate. Si tratta del libro della vita, condizionato, inevitabilmente, dall’amore, esattamente come lo si afferma nella canzone dei Negramaro ” L’amore qui non passa”: anche quando non ce ne rendiamo conto stiamo già amando. Dunque, non resta altro che lasciarci andare, essere, ricordando una lirica del noto poeta francese Jacques Prévert , quei ragazzi che si desiderano e sono in grado di manifestare i loro sentimenti senza alcuna vergogna, nelle strade o davanti alle porte chiuse, ignari ed incuranti dei giudizi altrui, di ciò che li aspetta, di quei passanti invidiosi poiché non abbastanza temerari ma sopratutto incoscienti della fugacità del loro piccolo ma grande amore.

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