Le scelte sbagliate e la fame del cuore
EDITORIALE
– Non è una bella sensazione, ma a volte si insinua, a volte arriva, a volte bussa. Accade per un momento, o forse per qualche giorno, e poi se ne va o diventa certezza. È la sensazione di avere sbagliato. Sbagliato scuola, sbagliato università, sbagliato ragazzo, sbagliato ragazza, sbagliato amici, sbagliato tutto. È una sensazione tremenda, tra amarezza e delusione, un misto di rabbia e di paura che a volte fa piangere, fa temere il peggio. Succede quando si è tanto sotto stress per un problema in famiglia, per un’interrogazione, per un esame. E a volte, il problema, è che non si tratta di una sensazione, ma di una verità. Quanta fatica ci vuole per ammettere che la scelta che avevamo fatto, quella scelta che all’inizio ci appariva così bella e piena di vita, in realtà non era la cosa giusta. Non era la scuola giusta o – peggio – non era la persona giusta. Eppure in alcuni casi è proprio così. Ma come sapere quando la nostra impressione è vera? Come capire le ragioni dei nostri errori? Un’impressione non è vera solo perché la si prova, ma diventa vera con il tempo. È il tempo che può dirci se quello che abbiamo realizzato per un istante nel nostro cuore ha senso o no. E la domanda che ci aiuta di più in questi casi è la più semplice: “ma io sono felice in questa situazione?” Felice non vuol dire se sono senza dolori o senza fatiche, ma se sto crescendo, se sto maturando, se il tempo che passa mi rende più libero, più lieto, più grato. Se non c’è libertà, se da una relazione non emerge più libertà, più gioia e più gratitudine, allora non c’è nemmeno verità. Le cose vere, infatti, nel tempo mi fanno bene. Mentre quelle false mi soffocano e mi fanno del male. Quanta onestà occorre per ammettere la verità, per arrendersi, per piangere e per dire che abbiamo fallito, che non è andata bene, che bisogna cambiare. Ma perché ci accadono certe cose? Perché non capiamo subito se una strada è quella giusta e se una persona é davvero quello che mi promette di essere? La risposta é semplice: il nostro cuore ha fame. Fame di bene, fame di giustizia, fame di bontà. E a volte la fame ci rende ciechi, incapaci di vedere fino in fondo se il piacere che abbiamo provato una sera, un giorno o una settimana, sia qualcosa di positivo, di fecondo, o sia solo un’illusione. É perché vogliamo essere amati che spesso accettiamo qualunque amore, é perché vogliamo essere abbracciati che non di rado accettiamo qualunque futuro o qualunque amicizia. Dimenticandoci che il nostro desiderio non c’è per spegnersi o per esaurirsi nel volto di una persona o di una piccola scelta. Ma c’è per bruciare per sempre. I nostri nemici sono le persone o le scelte che ci fanno morire dentro, che ci fanno smettere di desiderare. In quei casi, magari piangendo e sentendo dentro uno strazio infinito, non c’è frase più bella o liberante che quella di ammettere, con tanto coraggio, di avere sbagliato. Quella frase, infatti, è il primo passo, la prima alba, di un giorno nuovo, un giorno dove ricominciare a dire “Io”.