Paragoni inaccettabili: ciò di cui gli studenti hanno bisogno

UN TERRIBILE ESEMPIO DI UMILIAZIONE 

«Un bambino di cinque anni sarebbe più capace». Questa dopo vari richiami è stata una nota assegnata ad un alunno di solo diciassette anni di Roma. In una parola: umiliazioni.

Un professore di matematica di un istituto superiore di via delle Sette Chiese è indagato per istigazione al suicidio e maltrattamenti in seguito alla morte di un suo ex alunno del quarto anno, che si è tolto la vita l’11 luglio di due anni fa.

Il comportamento del professore Il suo comportamento avrebbe messo sotto una non comune pressione lo studente fino a spingerlo al suicidio. Secondo quanto riportato dagli studenti, il professore avrebbe più volte umiliato pubblicamente il ragazzo, tanto che la vittima avrebbe espresso ad alcuni amici il suo malessere riguardo alla vicenda. Ma le responsabilità vanno oltre e potrebbero coinvolgere per la mancata vigilanza sui suoi metodi e comportamenti il dirigente scolastico. La famiglia aveva scelto quella scuola proprio perché vantava l’attestato di «Dislessia amica», rilasciata dal Miur a quegli istituti i cui docenti abbiano frequentato corsi appositi della Associazione italiana dislessia. Ma quando i genitori si sono trovati di fronte al malessere del figlio si sono fatti raccontare quello che il ragazzo viveva tutti i giorni da parte del professore, rivolgendosi di conseguenza alla preside dell’Istituto, scrivendole più volte via mail. Mai hanno ricevuto risposta né tanto meno sono stati convocati di persona per avere i chiarimenti richiesti. Le testimonianze dei compagni di classe, che uno alla volta si sono fatti avanti per raccontare le scene alle quali avevano assistito, hanno messo sotto diversa luce quei richiami del professore, ai quali allora nessuno nella scuola diede il peso che forse meritavano. È inconcepibile come un professore sia arrivato a questo punto. Non si sarebbe mai dovuto permettere di giudicare il ragazzo, se non per dargli critiche costruttive, perciò è giusto che il professore sia sotto inchiesta. Anche se la famiglia non avrà più indietro il ragazzo, almeno è consapevole che quel professore non farà più del male psichico a nessun alunno. 

STUDENTI IN FUGA DALLA DAD: all’estero l’ultimo semestre della quarta superiore

Negli ultimi mesi malgrado la pandemia un sacco di studenti in fuga dalla DAD si stanno spostando all’estero come per esempio negli Stati Uniti, Canada e altri paesi europei per finire là il semestre. Lo svantaggio di essere in DAD è sicuramente quello di non poter stare a contatto con i propri compagni, anche l’attenzione in DAD cala notevolmente e magari chi già ha problemi a comprendere gli argomenti si trova svantaggiato ancora di più. Anche io personalmente mi sono trovata male nella didattica a distanza ma penso che stiamo parlando di una pandemia che con lo scorso lockdown ha creato disagi a molte famiglie aspetterei a viaggiare in giro per il mondo. Comprendo molto bene il loro punto di vista ma in questo momento i casi stanno calando e con a disposizione il vaccino dovrebbe essere tutto più facile. Dovremmo portare ancora un po’ di pazienza ma se ci impegnamo a contenere il covid a settembre 2021 potremmo anche tornare a scuola regolarmente. 

QUANTO I PROFESSORI INFLUENZANO GLI STUDENTI AI TEMPI DEL COVID

Dopo gli ultimi mesi in didattica a distanza per la maggior parte degli studenti delle superiori Italiane, è stato finalmente possibile riaprire le scuole. E’ sicuramente un’occasione indispensabile per riallacciare rapporti con i propri compagni, interagire e dibattere su fronti scolastici e di attualità: confrontarsi in prima persona, guardarsi in faccia e avere un minimo di interazione interpersonale nonostante le “invadenti” mascherine chirurgiche che coprono parte del viso di ciascuno. Ed è proprio su questo fronte difficile, delicato e incerto, che i professori dovrebbero essere un appoggio, una spalla, un punto di riferimento per i ragazzi. Dovrebbero comprendere la situazione precaria e motivarli nel continuare a crescere e studiare per essere ripagati in futuro.

Con questo, i docenti dovrebbero attuare un maggiore lavoro e partecipazione in classe e assegnare meno compiti a casa, per garantire, anche in settimana, nonostante gli orari scaglionati e scomodi per le entrate e le uscite negli istituti scolastici, talvolta anche nel pomeriggio, i limitati spostamenti garantiti (un breve giro per prendere un po’ d’aria fresca, per raggiungere palestre o luoghi dove si tengono impegni extrascolastici a cui ognuno prende parte nella sua quotidianità). Un bravo professore dev’essere in grado di far lavorare al momento giusto e nel modo giusto i ragazzi, senza far diventare un peso lo studio in tutta questa situazione, che sembra mantenersi giorno dopo giorno. Un eccessivo studio porta a stanchezza e a minore volontà e concentrazione, frutto in parte anche degli aspetti negativi che si sono ricavati dalla dad. Bisogna quindi mettersi in gioco e farsi aiutare anche in ambito scolastico. Il modo di lavorare degli insegnanti influenza molto i giovani d’oggi: le loro scelte, le loro azioni, il loro modo di pensare e comportarsi.

Si è parlato e si continua a parlare tutt’ora di possibili imminenti feste di Carnevale: alcuni professori ritengono che sia giusto far prendere una piccola pausa ai ragazzi per riprendere al meglio questa seconda parte dell’anno, che si spera di continuare in presenza.