Self confidence: un cambiamento “step by step” che parte da noi stessi

Avete presente quando il vostro insegnante porge una domanda collettiva alla classe, voi pensate di sapere la risposta ma non rispondete per paura di sbagliare?

Estroversi al rapporto, ho bisogno di voi. Volete spiegarmi una volta per tutte come si fa? È una ricetta che avete trovato su un qualche sito di cucina? O magari un tutorial con tanto di sottotitoli? Almeno posso segnarmi qualche appunto su un pezzo di carta che in pochi minuti verrà dimenticato sulla scrivania, per poi finire brutalmente accartocciato nel sacco dell’immondizia.

In caso non l’abbiate capito, sono una persona introversa. E quella degli estroversi sembra decisamente una vita stravagante e piena di sorprese. Magari fossi in grado di eliminare la timidezza una volta per tutte. Eppure, come afferma lo psicologo Ivan Jospeh, “there’s no magic button”: non c’è nessun tasto magico.

Ivan

Scorrendo nella homepage di YouTube, ho avuto l’occasione di imbattermi in un TED Talk, che consiste in una serie di conferenze dove personaggi provenienti da ogni ambito lavorativo e culturale salgono su un palco per approfondire un argomento o per diffondere le proprie idee. Ivan è uno psicologo dello sport, mentore e allenatore che nel Novembre del 2011 sale sul palco dei ted talk per parlare di autostima.

Una delle cose che Ivan cerca nei suoi atleti è proprio questo, la capacità di credere in se stessi al fine di affrontare ogni momento di sfida al meglio delle proprie capacità. Purtroppo non tutti, compresa me, riescono a godere di questo privilegio. Di conseguenza si crea un divario abissale tra chi è sicuro di potercela fare e chi invece si ferma alla linea di partenza. La vocina nella mia testa direbbe “Sei troppo timida, non farlo, faresti una figuraccia, lascia stare”. Eppure Ivan vuole dirci proprio questo: credere in se stessi è qualcosa che va “allenato”. Allenato?

L’allenament…e

Sappiamo che non c’è nessun tasto magico, nessun interruttore che faccia salire la nostra autostima a mille nel giro di qualche millisecondo. Cosa che sarebbe decisamente utile durante un’interrogazione o mentre parliamo con il ragazzo carino dell’altra classe che per la prima volta ci rivolge la parola dopo avergli messo like tattici alle foto per almeno due mesi. La chiave, secondo Ivan, è la ripetizione: sì, proprio come quelle di latino o di fisica. Allenare la propria self confidence, cercare di buttarsi nella mischia senza avere paura di sbagliare o fare brutte figure, è il primo passo per iniziare a credere in se stessi.

Mind the gap

Ma attenzione, inciampare è facilissimo. È normale che subito non vada tutto liscio. Non bisogna avere paura di sbagliare, ma quanti di noi decidono di mollare dopo le prime difficoltà, le prime delusioni?

È un difetto che non riesco a togliermi di dosso, e non ne vado fiera. Non parlo solo di voti scolastici o interrogazioni scadenti, ma spesso ci sono momenti in cui, quando tutti espongono le loro opinioni, si fanno avanti e vogliono dimostrare di che cosa sono capaci, io me ne sto zitta in un angolino. Durante una conversazione, per esempio, c’è chi preferisce ascoltare e chi parlare. Indovinate quale sono io?

Il self-talk

Ho sempre pensato che i miei pensieri fossero superflui e che esporre il mio punto di vista in una qualunque situazione sembrasse inopportuno. Ho quella vocina nella testa che ripete parole del tipo “non sai niente di queste cose, ciò che pensi non conta” o “guarda queste persone, ne sanno molto più di te, meglio se non dici nulla” e così via. Questo è quello che Ivan definisce “Self-talk”: chi, come me, è timido e insicuro, tende a ripetersi che non è grado di fare una cosa, quando magari non è così. Ci ripetiamo che non siamo capaci, che è meglio fermarsi e lasciare andare avanti gli altri.

Invincibili

Ivan porge infine una domanda interessante: “Ci sono abbastanza persone che ci dicono che non siamo in grado, che non siamo capaci di fare qualcosa. Perché dobbiamo dircelo da soli?” ma ciò non vuol dire che quella vocina vada zittita una volta per tutte, sappiamo benissimo che non è fisicamente possibile. Non si possono ignorare i pensieri e i dubbi che molte volte ci assalgono e che non saremo mai definitivamente in grado di eliminare. Che fare dunque? Trasformare il self-talk in qualcosa di positivo: “io posso fare tutto quello che voglio, io sono invincibile” che sembrano quasi esagerate, ma ci possono dare quella spinta in più, e motivarci a fare di meglio, anche nei gesti più piccoli della giornata.

“Io sono il capitano della mia nave e l’artefice del mio destino. Se non sono io a dirlo e a crederci, nessun altro lo farà per me.” In questa ultima affermazione è racchiusa tutta la verità di cui abbiamo bisogno. Tutto parte da qui. Da noi. Da me.

 

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