Successo: quando la vita privata prevarica su tutto

Quando si parla di figure di un certo rilievo si hanno sempre delle aspettative. Queste riguardano spesso la moralità dell’individuo, anche se la moralità non è quasi mai il motivo di successo dello stesso. Eppure quando queste aspettative vengono deluse c’è il rischio di compromettere una carriera o, se la persona in questione è deceduta, procurare una sua damnatio memoriae.


E’ giusto ritenere Gauguin un grande artista?

Paul Gauguin è nome famoso. E’ il nome di uomo arrivato a lasciare tutto e tutti pur di inseguire il suo sogno. La ricerca di un luogo puro e incontaminato dal progresso e dalla corruzione dell’Occidente lo ha portato anche in Polinesia. Questa era un gruppo di isole in Oceania che i francesi avevano cominciato a colonizzare da poco, motivo per cui usi e costumi erano ancora quelli originari. L’accusa contro l’artista è molto forte: pedofilia. E’ un dato di fatto che Gauguin abbia intrattenuto diverse relazioni con ragazze giovanissime. Molte gallerie, di fronte a questo fatto, si rifiutano di ospitare mostre a lui dedicate. Eppure prendono queste decisioni in relazione all’artista, non all’arte. Non si può guardare all’elaborato in relazione all’autore, ma lo si deve considerare come qualcosa di indipendente. Come dice Vicente Todolì, direttore artistico a Milano:

“Si può totalmente aborrire la persona, ma la sua opera è la sua opera: una volta che un artista crea qualcosa, non appartiene più all’artista, ma al mondo”

Il discorso sul passato vale anche nel presente?

Oggi la situazione è molto più delicata. Per quanto le azioni di Paul Gauguin possano essere opinabili, egli era pur sempre figlio del suo tempo. Il colonialismo prevedeva una supremazia su popoli ritenuti poco civilizzati e i popoli stessi molto spesso avevano usi e tradizioni che permettevano certi fatti. Non è un caso che sia stata proprio la famiglia di Teha’amana, quindicenne, a combinare il matrimonio con l’artista.

Kevin Spacey: una figura controversa

Le persone nate in questa epoca non hanno le stesse scusanti. Lo vediamo con Kevin Spacey, attore statunitense accusato da numerosi attori per molestie. Anche su minorenni. Queste accuse, anche se ad ora non hanno trovato riscontro a livello giuridico, hanno fatto sì che l’attore perdesse diversi ruoli in film e serie televisive. E’ innegabile che a denunciarlo siano stati in molti, ma finché un giudice non emana una sentenza l’imputato è innocente. Per questo non si può estromettere qualcuno dalla scena, almeno fino al momento in cui non ci sia una dichiarazione di colpevolezza. Nel caso in cui ciò avvenisse sarebbe giusto fargli scontare la pena, ma dopo dovrebbe essere reintegrato nella società. In fondo la pena si infligge per rieducare, non semplicemente per punire. E se si ritiene che la persona in questione sia stata riabilitata perché bisognerebbe continuare a punirla non lasciandola lavorare?

Johnny Depp: il caso

Se in alcuni casi si sospetta la colpevolezza di qualcuno, in altri è già stata emanata la sentenza. L’attore de La fabbrica di cioccolato è stato dichiarato colpevole di violenza domestica nei confronti di Amber Heard, sua ex moglie. Nonostante nel 2020 non si sapesse ancora dell’esito del processo, Depp aveva già perso numerosi ruoli, fra cui quello di Gellert Grindelwald in Animali Fantastici 3. Anche ora che si conosce la verità le critiche continuano. Infatti, nonostante entrambi gli attori fossero colpevoli di violenza domestica, l’unico a non lavorare è proprio Johnny Depp. Sarà anche vera la sua colpevolezza e giusto il suo momentaneo allontanamento dai riflettori, ma non è corretto riservare questo trattamento unicamente a lui. La Heard è protetta dal suo genere che in un’epoca di emancipazione si dimostra un’arma vincente per le industrie cinematografiche. Eppure è sbagliato. Se si desidera uguaglianza non bisogna creare situazioni in cui si distribuisce la punizione in modo non omogeneo. Non si può passare oltre, ma bisogna fare in modo che entrambe le parti scontino la loro pena in modo da poter tornare come persone migliori nella società.

Come ci si dovrebbe comportare?

La soluzione non è semplice. Per quanto riguarda il passato è inammissibile l’idea di esiliare una figura di rilevanza storica o artistica per ciò che ha fatto nella sfera privata. Ormai queste persone non possono fare nulla per redimersi e anche così ciò che hanno prodotto rimane ugualmente degno di rimanere nella storia.
Il presente dovrebbe consentirci di affrontare la situazione in modo migliore. Tutti dovrebbero ricevere lo stesso trattamento a prescindere da età, genere e successo. Le persone comuni hanno la possibilità di essere riabilitati nella società e dovrebbe valere anche per le figure più riconosciute. Ma soprattutto non si può trattare come colpevole chi non è ancora stato sentenziato come tale. Se ci si comportasse nel modo sbagliato nei confronti di ogni singolo caso si terminerebbe col non avere più nessuno né sulla scena politica, né su quella artistica o quella televisiva.

La realtà dei fatti

Forse è impossibile attuare nella pratica un comportamento del genere. Il semplice sospetto che qualcuno possa aver commesso certi tipi di cose induce spesso a compiere un passo indietro. E anche dopo la dichiarazione di innocenza si teme che l’immagine sia stata compromessa dalle accuse. Mentre per quanto riguarda la certezza della colpevolezza, essa induce ad un rifiuto automatico nei confronti del colpevole.
Alla fine nessuno dei comportamenti citati può essere definito sbagliato. E’ la divisione tra ciò che è giusto e ciò che è umano. Non si può condannare un direttore artistico per non volere i quadri di Gauguin, come non lo si può neanche giustificare completamente. In fondo sono queste le contraddizioni che ci rendono umani.